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Gli infermieri fumano più dei medici. Il livello d’istruzione fattore protettivo

Maria Luisa Astadi
Maria Luisa Asta
Pubblicato il: 05/10/2021

Professione e lavoroStudi e analisi

In Italia, il fumo di tabacco rappresenta una grave minaccia per la salute: è risultato essere la terza causa di morte e la prima causa di anni di vita persi.

Gli operatori sanitari, compresi i medici, rappresentano un modello comportamentale per i loro pazienti e hanno un enorme potenziale per svolgere un ruolo chiave nella lotta all'epidemia di tabacco, sia in termini di diffusione che di contrasto a questa abitudine.

All'interno della loro funzione di assistenza nel supportare i fumatori che vogliono smettere, il personale sanitario indica e/o offre trattamenti efficaci  e un'abbondante letteratura mostra che i medici e gli infermieri che attualmente fumano hanno meno probabilità di affrontare problemi di fumo e metodi di cessazione rispetto ai loro coetanei non fumatori. Gli operatori sanitari possono anche essere un potente gruppo di supporto alle politiche di controllo del tabacco.

Negli ultimi anni, in Italia, la prevalenza dei fumatori tra gli operatori sanitari è in riduzione, ma mentre nei medici diminuisce in modo consistente, il declino è più lento tra gli infermieri. Ad osservarlo è uno studio condotto tra il 2014 e il 2018 dal sistema di sorveglianza PASSI e i cui risultati sono stati pubblicati sulla annali dell’Istituto Superiore di Sanità.

Dall’analisi del campione in esame, inclusi 1.253 medici e 4.840 operatori sanitari non medici, la prevalenza del fumo è del 23%. Prendendo in considerazione i singoli sottogruppi, però, all’interno del gruppo dei medici la prevalenza è del 16% e varia in base alle caratteristiche demografiche, con le donne che fumano meno degli uomini, i medici oltre i 50 anni che fumano meno dei giovani e i medici del Nord che fumano meno di quelli residenti al Sud.

Tra gli operatori sanitari non medici, invece, la prevalenza del fumo è del 25,3% e in questo gruppo il dato non varia con età o genere, ma in base a fattori socioeconomici, con una migliore condizione economica e un più elevato livello di istruzione che sarebbero fattori protettivi.

Anche se il dato non è statisticamente significativo, dunque, il trend della prevalenza del fumo è in riduzione del 45%, essendo passato dal 20,8%, nel 2014, all’11,5%, nel 2018. Un dato incoraggiante, visto che lo status di fumatore tra i medici può avere un impatto sulla loro pratica professionale.

Riferimento:

Minardi V. et al., Smoking prevalence among healthcare wirkers in Italy, PASSI surveillance system data, 2014-2018. Ann Ist Super Sanità (2021) 57(2):151-160

 Popular Science