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Vaccino anti-covid, ecco perché si ingrossano i linfonodi

Un effetto collaterale spesso segnalato al medico di medicina generale (MMG) dai pazienti che si sottopongono a vaccinazione COVID-19 è la comparsa di linfoadenopatie dolenti in sede latero-cervicale, sovra- claveare e ascellare omolaterali alla sede di inoculo.

Gonfiore e dolorabilità ascellare per linfoadenopatia omolaterale nel braccio sottoposto a inoculo vaccinale è segnalata infatti come effetto indesiderato non comune fino a 1 su 100 (RCP) dopo vaccino “Comirnaty (BNT162b)” e molto comune dopo il vaccino “Spikevax (mRNA1273)” [fino a 1 su 10 (RCP)].

Si tratta di una linfoadenopatia reattiva: i linfonodi si ingrossano in risposta a un processo infiammatorio in corso e non presentano le caratteristiche legate alla presenza di un tumore.

Nei linfonodi avviene una sorta di allenamento dei nostri linfociti e il riconoscimento degli antigeni, come la proteina Spike del virus SARS-CoV-2. I linfonodi sono, cioè, una sorta di primo accampamento delle nostre difese immunitari.

Le proteine Spike che le nostre cellule cominciano a produrre dopo il vaccino, vengono raccolte e portate nelle zone germinali dei linfonodi, dove sono presentate ai linfociti B, che poi produrranno gli anticorpi specifici. Sulla base dei dati preliminari di alcuni studi, la comparsa della linfoadenopatia si associa ad una risposta anticorpale più elevata in termini di immunoglobuline G (IgG) contro il virus: una sorta di segnale che l’organismo sta preparando la sua difesa contro il coronavirus.

Frequenza di comparsa

La reazione viene osservata nel 2% dei casi dopo la prima dose, e nel 7% dei casi dopo la seconda dose.

L’ingrossamento può comparire più frequentemente entro la prima settimana dall’inoculazione e si risolve rapidamente, dopo pochi giorni, senza nessuna conseguenza. Un controllo clinico può essere consigliato se l’ingrossamento persiste per oltre sei settimane