Catania. Infermiere uccide due pazienti per vendetta. Non accettava il trasferimento di reparto
Non aveva accettato il trasferimento da un’unità operativa ad un’altra: sarebbe questo l’assurdo movente che avrebbe spinto un infermiere di 50anni, catanese, ad uccidere due pazienti. Il movente del delitto è emerso nella misura cautelare emessa dal gip di Catania.
E’ stato arrestato, ieri, con l’accusa di omicidio pluriaggravato e premeditato, un infermiere di 50 anni, dipendente dell’ospedale Cannizzaro di Catania. I fatti risalgono al periodo tra il 2020 e 2021, quando l’infermiere avrebbe ucciso due pazienti, uno ultra sessantenne ed un ultra ottantenne, con una massiccia somministrazione di diazepam e midazolam.
Dall’indagine, è emerso che la somministrazione dei due farmaci, sarebbe stata somministrata senza prescrizione, ed anzi entrambe erano fortemente controindicati.
Le due vittime erano ricoverate nel reparto di medicina e chirurgia d'accettazione e urgenza. La svolta nelle indagini sarebbe arrivata dopo gli accertamenti tecnici, medico-legali e tossicologici sui cadaveri delle due donne riesumati su disposizione della Procura proprio per venire a capo delle cause del decesso.
Per gli inquirenti i farmaci sarebbero stati somministrati dall' infermiere «con modalità estranee ad esigenze terapeutiche» e nelle cartelle cliniche, secondo quanto appurato dagli investigatori della squadra mobile, non risultava indicata la prescrizione dei farmaci, «proprio perché del tutto controindicati rispetto alle patologie sofferte» dalle vittime.
La somministrazione di una dose eccessiva dei due farmaci, sarebbe stata confermata dal fatto che, «pur a distanza di diversi mesi dalla morte», nei cadaveri sarebbero presenti «tracce significative» dei principi farmacologici. «Nei campioni biologici dei due pazienti i dati relativi al midazolam e al diazepam sono compatibili con una somministrazione delle sostanze avvenuta pressoché contemporaneamente determinando un aumento reciproco degli effetti tossici sull'apparato respiratorio», sostengono gli inquirenti.
Il Messaggero