Benedetto XVI e Pelé trattati con la Tanatoprassi. Ecco cos’è ed a cosa serve
L’anno 2022 si è chiuso con la morte di due personaggi illustri, che hanno fatto la storia della Chiesa e del calcio, Benedetto XVI e Pelé.
File interminabili per rendere omaggio al Papa emerito ed al grande campione, i corpi vengono esposti per giorni. Ma come è possibile esporre pubblicamente un cadavere senza che questo si deteriori? Esiste una tecnica estetica del deceduto chiamata Tanatoprassi.
La Tanatoprassi, è una forma di imbalsamazione temporanea che permette di mantenere la salma per 10-15 giorni consentendone così l'esposizione pubblica. Altro non è che un processo di cura igienica per la conservazione del corpo dopo la morte. Si tratta di un trattamento post-mortem che consiste nella cura igienica di conservazione del corpo dopo il decesso. Con la tanatoprassi è possibile, tramite un'iniezione nel sistema arterioso di un fluido conservante e una serie di cure estetiche, conservare un'immagine integra della persona, eliminando così per alcune settimane il processo di decomposizione ed esporre il corpo. Le salme trattate con tale tecnica possono essere conservate dai 10 ai 15 giorni prima della sepoltura, rimanendo intatte in qualsiasi tipo di ambiente.
Con la Tanatoprassi, viene garantito il naturale ritorno in polvere del corpo in un tempo massimo di 10 anni, tempi che sono solitamente anche i tempi di tumulazione di un corpo. Senza questa pratica il corpo potrebbe decomporsi in un periodo tra i 40 e gli 80 anni. La tanatoprassi è una prarica vantaggiosa anche nell'ambito della medicina legale, come riporta anche il sito tanatoprassi.it: «Rallentando infatti la decomposizione della salma, si fissano i tessuti e le lesioni come in una preparazione istologica, consentendo così di eseguire le indagini più facilmente».
Nel caso di Pelé, in Brasile, oltre al trattamento di tanatoprassi, è stato deciso di imbalsamare il corpo come fatto in passato anche con Socrates, con il presidente Itamar Franco e con il cantante Gugu Liberato. Il doppio trattamento è stato necessario anche perché il corpo del campione è stato esposto solo quattro giorni dopo la morte.