Ipertensione da stress è causa di lavoro, sì ad indennità mensile
L’ipertensione che si innesca a causa dello stress lavoro-correlato è causa di servizio e per questo va prevista una indennità mensile.
Lo ha stabilito la Corte dei Conti, con l’ordinanza n. 4/2023.
I fatti
Il ricorrente, Capo Reparto dei Vigili del Fuoco, presentava in data 18 maggio 2018 istanza di riconoscimento della dipendenza da causa di servizio e contestuale richiesta di equo indennizzo per infermità da ipertensione arteriosa.
Il comitato di verifica respingeva la domanda per 2 motivi:
- la valutazione medico legale sarebbe generica;
- non si ravvisano traumi collegati alla sua attività lavorativa.
Il lavoratore ricorre quindi contro il Ministero del lavoro, interpellando la Corte dei Conti, che accetta la domanda di indennizzo.
Per i consulenti di parte il lavoratore è sottoposto a una attività particolarmente stressante. Sia perché agisce in prima linea come vigile del fuoco, sia perché è un capo reparto, con rilevanti incarichi di responsabilità.
E’ risaputo e accertato che un forte stress può essere causa dell’insorgenza di una malattia arteriosa. È quindi del tutto credibile l’ipotesi che l’ipertensione sia stata causata dall’attività lavorativa. Anche perché il lavoratore non aveva altri fattori di rischio degni di nota.
E quindi non ha nessuna rilevanza il fatto che l’ipertensione sia una patologia che può essere causata da più fattori: il lavoro o è la causa o la concausa.
Sulla base di questo la Corte dei Conti afferma che, accertata che una patologia ha come concausa le condizioni di lavoro, la patologia deve essere ritenuta di origine professionale.
Inoltre se le condizioni di lavoro non sono sufficienti a causare la malattia, ma si aggiungono a condizioni esterne dal lavoro (come le cause genetiche) e insieme costituiscono la causa che origina la malattia, quest’ultima deve essere dichiarata di origine professionale. Perché senza l’esposizione al rischio connessa al lavoro quella patologia non si sarebbe manifestata.
Quella emessa dalla Corte dei Conti, è sicuramente una svolta storica in materia di malattia professionale, perché afferma che determinate patologie anche se non direttamente collegate alla mansione, non sarebbero insorte se non si fosse svolto quel tipo di lavoro.