Iscriviti alla newsletter

Medicina aperta solo sulla carta: così lo Stato continua a selezionare (male) i futuri medici

Andrea Tirottodi
Andrea Tirotto
Pubblicato il: 03/06/2025

AttualitàGoverno

Comincia a prendere forma il sistema di sbarramento attraverso il quale le migliaia di studenti che potranno liberamente accedere alla facoltà di medicina e chirurgia a settembre, saranno selezionati per proseguire gli studi nello stesso identico numero degli anni precedenti.

Ma come, il numero chiuso non era stato abolito per la presunta carenza di medici? Due fesserie una più grossa dell’altra cui è seguito appunto il falso libero accesso alla facoltà.

Ma andiamo per ordine.

Cominciamo a parlare dell’antefatto, la carenza di laureati in medicina e chirurgia in Italia, facciamolo coi dati Eurostat 2021 che riportano una media europea di medici ogni 100.000 abitanti pari a 390-400 a fronte di una media italiana pari a circa 410,4 che ci pone quindi sopra quella europea, nonostante l’Italia soffra di una carenza di medici di medicina generale. Appare evidente quindi che l’equazione numero chiuso/carenza medici, non esiste e che il problema si pone più riguardo alla distribuzione degli studenti tra le varie specialità che hanno evidentemente possibilità di carriera, guadagno ed equilibrio vita lavoro molto diverse.

Nonostante questo, il governo ha deciso di abolire il test di accesso a medicina, a ragione non ritenuto più consono ad una giusta selezione, facendo leva sul sentimento popolare che privo delle giuste informazioni, associa le carenze al fatto che se ne formino pochi. Peccato che l’informazione passata si sia fermata alla sola notizia dell’abolizione del test e non abbia poi spiegato con chiarezza che i 20.867 disponibili in tutte le facoltà di medicina d’Italia dell’anno scorso, non sono stati aumentati e rimarranno identici ancora per lunghi anni a venire.

 

E allora cos’è cambiato? Sostanzialmente nulla rispetto al numero di laureati in medicina che continueremo a formare tranne la sola abolizione del test con le sue improbabili domande incapaci di selezionare tutti i migliori potenziali medici del futuro ma forse solo le menti più agili oltre qualche fortunato.

L’invenzione che ne è venuta fuori nel decreto si chiama “semestre filtro” e le regole che ne determineranno il funzionamento cominciano a trapelare. Secondo alcune indiscrezioni l’iscrizione sarà aperta a tutti ma durerà solo sei mesi come noto e bisognerà superare tre esami scritti: chimica e propedeutica biochimica, fisica e biologia. Per ogni materia ci saranno 45 minuti e bisognerà rispondere a 31 domande. Ogni esame vale sei crediti e gli studenti avranno al massimo due tentativi, entrambi a febbraio, alla fine del semestre. I tre esami si faranno nello stesso momento, in tutte le università d’Italia. Tra un appello e l’altro dovranno passare almeno 15 giorni. Ogni studente potrà anche scegliere di non accettare un voto e rifare solo quell’esame al secondo appello. Ogni prova sarà valutata su 30 punti, con la possibilità di prendere anche la lode. Alla fine si farà una graduatoria nazionale per decidere chi prenderà uno dei 20 mila posti disponibili. Saranno i voti a stabilire chi potrà continuare ed appare evidente come con questo sistema si selezioneranno i migliori studenti, quelli più bravi nello studio tout court e non i migliori potenziali futuri medici. Chi non riuscirà a passare potrà iscriversi di nuovo al semestre filtro, ma solo fino a un massimo di tre volte. Come stabilito dal decreto, ogni studente dovrà indicare almeno cinque sedi universitarie, in ordine di preferenza, presso le quali intende proseguire il proprio percorso, a partire dalla sede scelta per il semestre filtro.

Non è dato ancora sapere se gli esami scritti saranno a risposta aperta o multipla ma considerate le migliaia di compiti che si dovranno correggere, pensiamo che le facoltà non potranno che utilizzare il primo sistema.

Altra cosa su cui non si hanno ancora certezze riguarda il pagamento delle tasse di iscrizione al semestre filtro. Nel caso, infatti, le facoltà realizzerebbero enormi incassi sulla pelle di migliaia di studenti che poi non potrebbero proseguire gli studi a medicina. Molti potrebbero decidere di approfittare della possibilità di iscriversi a una tra le facoltà affini (come Biotecnologie, Farmacia o Scienze biologiche), da frequentare in caso di mancata ammissione a Medicina posto il riconoscimento dei crediti acquisiti. Ma è da capire se questo sarà garantito nella stessa città dove si è frequentato il semestre filtro, tanto meno come saranno trasferite e gestite le immatricolazioni e le tasse pagate, né se esistano automatismi per chi dovesse optare per altre facoltà e città.

 

Insomma a parte la bufala dell’abolizione del numero chiuso, mancano ancora troppi elementi per potersi esprimere sulle regole e nessuno per comprendere se questa sia la via giusta o meno alla selezione dei migliori medici del futuro. Di certo, questo sistema non ha nulla a che vedere con le carenze di specialisti in alcuni ambiti che può trovare soluzioni solo nella formazione post laurea e in nuove prerogative contrattuali che frenino l’emorragia dal pubblico e verso l’estero.

Nel frattempo, nessuno si sta occupando del dramma più grave, la carenza di infermieri che ci pone in fondo a tutte le classifiche, ben al di sotto della media più bassa di qualsiasi paese europeo