Le vostre tesi: Il delirium
Infermieristicamente aiuta gli studenti con le loro tesi. Pubblichiamo e divulghiamo i vostri questionari in modo da farvi avere più risposte possibili, quindi più dati da utilizzare!
Oggi divulghiamo il questionario della laureanda Mirjam Carroli, del CdL in Infermieristica presso l’Università degli Studi di Firenze. Lo scopo della sua indagine è quello di studiare le conoscenze degli infermieri rispetto alla sindrome delirium.
Il delirium è una manifestazione neurocognitiva complessa di una sottostante anormalità medica (come per esempio un’insufficienza d’organo, un’infezione o l’effetto di un farmaco) che può essere definito come una disfunzione del metabolismo cerebrale transitoria, essenzialmente reversibile, che ha un esordio acuto o subacuto e si manifesta clinicamente mediante una vasta gamma di anormalità neuropsichiatriche. Si tratta quindi di una “disfunzione cerebrale acuta” che, a differenza del coma in cui il soggetto non è risvegliabile con uno stimolo vocale, prevede, per definizione, che il soggetto sia risvegliabile da uno stimolo vocale.
Il delirium è una sindrome multidimensionale in cui si riconoscono 5 elementi essenziali: 1) cambiamento acuto dello stato mentale associato alla presenza d’inattenzione; 2) stato mentale fluttuante; 3) pensiero disorganizzato; 4) livello di coscienza alterato; 5) presenza di allucinazioni e illusioni.
Il DSM-5 fornisce i criteri diagnostici per fare diagnosi di delirium :
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Disturbo dell’attenzione e cosapevolezza.
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Il deficit si sviluppa in un periodo breve (ore o pochi giorni), rappresenta un cambiamento dai livelli di attenzione e consapevolezza di base, e tende a fluttuare in gravità nel corso della giornata.
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E’ presente un altro deficit cognitivo (es. memoria, disorientamento, linguaggio, abilità visuospaziali o dispercezioni).
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I deficit si punti A e Cnon sono spiegabili sulla base di un preesistente disturbo neurocognitivo e non si verificano in un contesto di grave riduzione dei livelli di vigilanza (es. coma).
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Vi è evidenza di storia clinica, esame obiettivo o risultati di laboratorio che il delirium è una diretta conseguenza di un problema clinico, di intossicazione o sospensione di farmaci, di esposizione a tossine, o molteplici eziologie.
Ai fini diagnostici oltre ai cinque criteri diagnostici (A, B, C, D, E) e allo specificatore relativo alla causa di delirium, va tenuto in considerazione anche un altro specificatore riguardante la durata del disturbo che lo suddivide in acuto (durata di poche ore o giorni) e persistente (durata di settimane o mesi). Inoltre il delirium in base ai livelli di attività, può essere classificato in iperattivo, ipoattivo o misto. Il primo tipo è caratterizzato da un’aumentata attività psicomotoria e può essere accompagnato da labilità dell’umore, agitazione e/o rifiuto di collaborare con le cure mediche. La forma ipoattiva è caratterizzata da un rallentamento dell’attività psicomotoria e può essere accompagnata da lentezza e letargia fino ad arrivare al torpore. Il delirium ipocinetico è solitamente associato a una peggior prognosi rispetto alla forma con agitazione . Vi è anche una forma che si può definire “ad attività mista” in cui il paziente presenta tendenzialmente un normale livello di attività psicomotoria, ma l’attenzione e la consapevolezza sono disturbate, e abbastanza frequenti sono le oscillazioni rapide dei livelli di attività psicomotoria.
Nella pratica clinica è frequente l’osservazione del passaggio da un livello di attività all’altro; il tipo di delirium più frequente e più riconosciuto è l’iperattivo (di solito associato a reazioni avverse ai farmaci o da astinenza da sostanze) mentre negli anziani è più frequente il tipo ipoattivo.
. Riguardo all’epidemiologia del delirium, la durata media del decorso in ambito ospedaliero dei pazienti con delirium è di una settimana, anche se spesso persistono sintomi dopo le dimissioni. Questo disturbo è presente nell’1-2% della popolazione generale mentre negli individui ricoverati in ambito ospedaliero aumenta al 14-24%. La prevalenza più alta risulta essere quella tra gli individui anziani ospedalizzati (70-87%), negli individui di più di 85 anni è del14%, nei soggetti anziani che si rivolgono al Pronto Soccorso è del 10-30%, mentre negli individui anziani dopo un intervento è del 15-53%.
I bambini della prima infanzia e dell’infanzia sembrano essere più predisposti a sviluppare il delirium, se correlato a malattie febbrili e anticolinergici, rispetto agli individui della prima e della media età adulta.
Per capire l’importanza di questa condizione ricordiamo innanzitutto che il delirium è un valido predittore per il paziente di un maggior tempo speso in ventilazione meccanica e in unità di terapia intensiva (ICU), di costi e di mortalità. Ogni giorno del paziente passato in uno stato di delirium è associato con un aumento del rischio di morte del 10%5. Inoltre esso è un valido predittore di un declino cognitivo che persiste per mesi e anni dopo la dimissione dall’ICU, ed è associato con un non ritorno alla precedente qualità di vita o impiego6. Il riconoscimento e un intervento precoce ne accorciano la durata, mentre la naturale progressione prevede il succedersi dello stupor, del coma, delle crisi epilettiche o della morte (se la causa sottostante non è trattata) che nei pazienti ospedalizzati è del 40%. Inoltre il delirium può peggiorare nel contesto di una compromissione funzionale, immobilità, storia di cadute, bassi livelli di attività, uso di droghe e farmaci con proprietà psicoattive (alcol e anticolinergici).
Possiamo dunque comprendere quanto sia importante per l’infermiere saper riconoscere segni e sintomi di Delirium, conoscere glio interventi da attuare per pianificare la migliore assistenza possibile per questi pazienti. Per rispondere al questionario della laureanda Mirjam cliccate numerosi QUI.
Tratto da:
Abelli M, Pini S, Martinelli R, Forfori F. Il delirium: una riconsiderazione delle caratteristiche cliniche e prospettive di trattamento con il passaggio dal DSM-IV al DSM-5. Riv Psichiatr 2019;54(5):218-223. doi 10.1708/3249.32186