Parenti 'saltavano' liste d'attesa, denunciati in 26 tra medici ed infermieri
Roma, 08 settembre - Una vicenda di proporzioni nazionali ha scosso l'Italia oggi, con le forze dell'ordine che hanno denunciato 26 medici e infermieri accusati di aver manipolato le liste d'attesa ospedaliere e cliniche private in convenzione con il sistema sanitario nazionale. I reparti dei Carabinieri, noti come i Nas, hanno condotto un'indagine approfondita, analizzando ben 3.884 agende in 1.364 strutture in tutto il Paese, rivelando una serie di comportamenti sospetti e illegali.
I reati contestati agli indagati comprendono falsità ideologica e materiale, truffa aggravata, peculato e interruzione di pubblico servizio, gettando una luce sinistra sul funzionamento del sistema sanitario italiano. Questi casi sono stati scoperti in diverse città, da Milano a Torino, da Perugia a Catania, con rilevanti abusi segnalati dai Nas.
Tra le situazioni più gravi, si trovano medici che avrebbero distorto le liste d'attesa per favorire amici e parenti, permettendo a pazienti privati di saltare in cima alle code, ignorando le priorità. A Reggio Calabria, invece, sono stati denunciati tre medici che fornivano servizi privati nonostante avessero contratti di esclusiva con aziende sanitarie pubbliche.
In uno dei casi più scioccanti, i Nas di Roma hanno scoperto un medico che eseguiva esami specializzati in strutture private, nonostante ci fosse una grave carenza di servizi nell'intera area di competenza dell'Asl di riferimento. Anche un radiologo della provincia di Perugia è stato scoperto a svolgere attività privata in un altro ospedale, nonostante fosse in malattia.
Le indagini dei Nas hanno rivelato un totale di 1.118 situazioni di criticità nella gestione delle liste d'attesa, con il superamento delle tempistiche previste dalle linee guida del Piano nazionale. In 195 casi, si è verificata la sospensione o la chiusura delle agende di prenotazione, alcune delle quali gestite con procedure non consentite o determinate dalla mancanza di personale senza alcuna sostituzione.
Inoltre, in alcune città come Palermo, Reggio Calabria, Latina e Udine, sono stati denunciati 14 dirigenti e medici per il reato di interruzione di pubblico servizio, accusati di aver chiuso arbitrariamente e ingiustificatamente le agende di prenotazione durante l'estate, causando ritardi nelle visite per permettere al personale di prendersi ferie o svolgere attività a pagamento.
Un altro problema emerso da queste indagini riguarda la mancata adesione di cliniche e ambulatori privati, già in convenzione con il sistema sanitario, al sistema di prenotazione unico delle aziende sanitarie, contribuendo così all'allungamento delle liste d'attesa regionali.