Italia sotto accusa da Bruxelles. Discriminati gli infermieri romeni, rischio maxi-multa dall’UE
Italia nella bufera europea: Bruxelles apre una procedura d’infrazione contro il nostro Paese per la mancata integrazione degli infermieri romeni. A rischio la tenuta del sistema sanitario.
Bruxelles – Siamo nel 2025, ma per molti infermieri romeni sembra ancora di vivere da “extra-comunitari”. Nonostante la Romania sia entrata nell’Unione Europea nel 2007, i loro titoli professionali continuano a non essere pienamente riconosciuti in mezza Europa. E l’Italia è finita ufficialmente nel mirino della Commissione europea.
L’esecutivo UE ha avviato una procedura d’infrazione contro 14 Stati membri, tra cui Italia, Francia, Germania e Spagna, per non aver rispettato la direttiva europea sul riconoscimento delle qualifiche professionali. In parole povere? Chi ha studiato infermieristica in Romania prima del 2007, seguendo un programma di aggiornamento specifico, dovrebbe vedere il proprio titolo riconosciuto automaticamente. Ma questo, nella pratica, non accade.
Il risultato è una discriminazione grave e sistematica: infermieri pronti a lavorare, in regola con la formazione, vengono respinti o costretti a percorsi farraginosi, spesso umilianti. Per la Commissione europea si tratta di una violazione del mercato unico, oltre che di un colpo basso ai principi fondamentali dell’Unione.
Il paradosso italiano
L’Italia, che oggi ha un disperato bisogno di infermieri, non solo non accoglie forze pronte e formate, ma ostacola attivamente chi potrebbe colmare i vuoti nei reparti. Un controsenso che fa riflettere: mentre il SSN arranca e le regioni cercano professionisti persino fuori dall’Europa, chi si offre da dentro l’Unione viene respinto per cavilli burocratici.
Se entro due mesi Roma non fornirà chiarimenti e adeguamenti, Bruxelles passerà alla fase successiva: parere motivato e, in caso di ulteriore inadempienza, deferimento alla Corte di giustizia UE, con tutto ciò che ne consegue. Multe incluse.
Una questione di dignità (e di strategia)
La questione non riguarda solo norme e trattati, ma tocca la dignità di centinaia di professionisti che chiedono solo di lavorare legalmente e contribuire ai sistemi sanitari europei. Ma riguarda anche la strategia sanitaria di lungo termine: possiamo davvero permetterci di respingere chi è già dentro l’UE, mentre continuiamo a cercare infermieri da paesi terzi?
Il caso romeno è una ferita aperta nell’idea stessa di un’Europa unita, soprattutto nel settore cruciale della salute pubblica. L’Italia deve decidere se restare ancorata a logiche obsolete o aprire gli occhi su un’opportunità che può fare la differenza.