Prescrizioni radiografie: i medici CIMO pretendono rispetto chiamandoci infermieri professionali
Ne avevamo parlato in questo articolo della proposta di Regione Trento che consentirà agli infermieri di richiedere radiografie nei PS per i traumi minori, secondo protocolli clinici con un progetto sperimentale che punta a contrastare il sovraffollamento nei Pronto Soccorso.
E nell’articolo avevamo riportato che, Ordine di Trento a parte e Assessore alla sanità ovviamente, nessuno pareva essere troppo contento della proposta, né i tecnici di radiologia e tanto meno i rappresentanti del sindacato dei medici Federazione CIMO-FESMED.
La polemica non si è fermata e oggi lo stato maggiore dello stesso sindacato CIMO-FESMED regione Emilia Romagna si associa a quanto già detto dalla loro collega di CIMO Medici del Trentino ed anzi rilancia in una lettera a quotidiano sanità che non potevo esimermi dal leggere.
“Gentile Direttore, la prescrizione dí radiografie agli arti per “traumi minori” da parte degli infermieri di triage, in Pronto Soccorso, promossa con delibera dell’Assessore alla Salute del Trentino, ci lascia stupiti e sgomenti, oltre che un po’ arrabbiati”. E fino qua nulla di trascendentale. In sostanza gli autori si oppongono alla delibera della Regione Trentino perché ritengono che la prescrizione di radiografie per traumi minori da parte degli infermieri sia inappropriata senza una diagnosi medica basata su anamnesi e esame obiettivo. Sollevano dubbi sulla validità scientifica dei protocolli, sulla gestione delle eventuali discrepanze tra infermiere e medico radiologo, e sulla responsabilità legale dell’infermiere nel prescrivere esami medici. Criticano inoltre il rischio di svalutare la professione medica e di promuovere iniziative finalizzate solo a ridurre i tempi di attesa senza affrontare le cause reali.
L’avevo scritto nel pezzo: apriti cielo.
Con lo spirito critico che mi contraddistingue ho pensato che le ragioni riportate pur se formulate con la tecnica della domanda retorica, come se questo ne elevasse il valore e le rendesse più ovvie, poggiassero comunque su basi solide e scientifiche e che meritassero rispetto. Ma poi sono arrivato all’ultima dell’elenco e tutto è crollato, compreso il rispetto per l’autorevole opinione domande retoriche, per colpa di un solo aggettivo. Un solo aggettivo pensate ma che associato al sostantivo infermiere, ha cancellato ogni barlume di serietà alle cose che stavo leggendo, mi ha fatto interrompere la lettura e costretto a riportarvi la frase incriminata: “e l’infermiere professionale vuole assumersi la responsabilità di una prescrizione medica (…)?”. Che autorevolezza può attribuirsi a rappresentanti della dirigenza medica che ancora parlano di infermieri professionali?
Se nell’articolo avevo inneggiato al medioevo ironicamente, oggi non ci rido per nulla, il medioevo lo stiamo ancora vivendo e qualcuno anche praticando.
Andrea Tirotto