Il silenzio che ferisce: L'Educazione Sessuale e Affettiva in Italia è un urgenza Negata
L'Italia riapre le scuole, ma un'assenza cruciale grida silenzio: l'educazione alla sessualità e all'affettività. Mentre si riempiono i quaderni di formule e date storiche, stiamo lasciando le nuove generazioni a navigare il mondo delle emozioni, del corpo, delle relazioni e del consenso senza una bussola. Siamo davvero convinti che il silenzio sia la risposta migliore? E quanto ci costa, in termini di sicurezza e benessere, questa negligenza educativa?
Ma andiamo con ordine… Cos’è (davvero) l’educazione sessuale e affettiva?
Archiviamo subito il cliché: non stiamo parlando di una lezione frontale sulla biologia e, contrariamente alla percezione generale, l’educazione sessuale e affettiva non è (e non dovrebbe essere) solo un elenco di informazioni su anatomia o contraccezione.
L'educazione sessuale e affettiva, nel modello internazionale Comprehensive Sexuality Education (CSE) promosso da UNESCO e OMS, è un processo continuo, graduale, basato su evidenze scientifiche, che comincia fin dalla scuola primaria e cresce insieme a chi lo riceve, adattandosi all’età e alla maturazione di ogni bambino, bambina e adolescente.
Significa dare ai giovani gli strumenti per:
- Comprendere il Consenso: Un accordo libero, revocabile e reciproco.
- Riconoscere la Violenza: Non solo quella fisica, ma anche le menzogne, la manipolazione e il controllo.
- Gestire le Emozioni: Saper costruire relazioni sane, libere da possessività e stereotipi.
- Autodeterminazione: Vivere il proprio corpo e la propria identità con libertà e sicurezza.
Se la Convenzione di Istanbul la riconosce come uno degli strumenti più efficaci per prevenire la violenza di genere, possiamo ancora permetterci di considerarla un optional ideologico? Paesi come Svezia, Francia e Germania hanno da tempo integrato questo percorso, vedendo risultati chiari: meno gravidanze precoci, meno infezioni sessualmente trasmesse, più conoscenza e meno abusi. Nei Paesi dove la CSE è realtà da anni, i risultati parlano chiaro: meno gravidanze precoci, meno infezioni sessualmente trasmesse, maggiore conoscenza su identità di genere e consenso, meno abusi, meno discriminazioni. In poche parole: più consapevolezza di sé, del proprio corpo e dei propri diritti.
Ma cosa pensano le nuove generazioni?
La risposta a questa domanda è stata recentemente fornita da una ricerca di WeWorld, basata su oltre 300 studenti italiani, ed Il quadro è allarmante:
- La Disinformazione è la Regola
Solo un misero 4% dei giovani riceve informazioni chiave a scuola. Il resto? Cerca risposte altrove. Quasi la metà (48,6%) si affida a Internet con le seguenti conseguenze:
- Errori a Rischio: Il 23,5% crede erroneamente di non poter rimanere incinta durante il ciclo.
- Malattie Sconosciute: Se quasi tutti conoscono l'HIV, solo la metà conosce l'HPV e un terzo la Clamidia. Ignoranza è rischio.
- Il Consenso è Fragile
Il 95% sa definire il consenso, un dato positivo. Ma è sui dettagli che crolliamo:
- Pericolo "Implicito": Più di 1 su 7 (14,4%) crede che il consenso possa essere "implicito" in una relazione. È un'idea pericolosissima che spalanca le porte alla giustificazione degli abusi.
- Violenza Minimizzata: L'11,9% non considera violenza la menzogna sull’uso del preservativo. Dobbiamo insegnare che il diritto all'integrità fisica e la trasparenza sono non negoziabili.
- La Gabbia dei Tabù
La metà delle ragazze vorrebbe parlare liberamente del ciclo mestruale, un tema che ancora porta con sé vergogna e disagio. Nel 2025, perché un fenomeno biologico naturale genera ancora imbarazzo nell'acquisto di un assorbente?
La ricerca di WeWorld mostra però dei dati positivi che arrivano dai giovani…. vogliono chiarezza!
Quasi la metà (49,2%) vuole iniziare alle medie, e un quarto già alle elementari. Solo l'1,6% pensa che sia un tema da confinare solo alla famiglia.
Beh….. alla luce di quanto ci viene detto da questo studio, penso che sia arrivato il momento di offrire ai nostri ragazzi strumenti basati su evidenze scientifiche per costruire relazioni sane e la scuola deve essere uno spazio sicuro, neutro e professionale che affianchi le famiglie, fornendo competenze che in casa, per imbarazzo o mancanza di strumenti, spesso non vengono trasmesse.
Rispondere alle esigenze dei nostri ragazzi è un baluardo essenziale per:
- Garantire Parità di Accesso: Ogni studente, indipendentemente dal contesto familiare, deve conoscere i propri diritti.
- Prevenzione: Offrire strumenti per riconoscere abusi, manipolazioni e relazioni tossiche.
- Benessere: Insegnare a vivere la sessualità e l'affettività con gioia, libertà e rispetto.
Non si tratta di ideologia, ma di cura, responsabilità e sicurezza pubblica.
La situazione in Italia
L'Italia è uno dei pochissimi Paesi in Europa senza una legge nazionale sull'educazione sessuale. La situazione è bloccata da decenni di dibattiti ideologici che vedono la scuola come un "invasore" dell'ambito familiare. Ancora più preoccupante è la recente direttiva del Ministero (aprile 2025) che formalizza l'obbligo del consenso scritto delle famiglie per qualsiasi attività su temi "sensibili" come sessualità e identità di genere.
Interroghiamoci!
- Questa norma tutela o discrimina? Rende l'educazione sessuale e affettiva un privilegio o dovrebbe essere diritto fondamentale? Il rischio è che i giovani che vivono in famiglie aperte e informate accederanno a strumenti di sicurezza e benessere; chi è in contesti più chiusi o disinformati rimarrà isolato e più vulnerabile.
- Il silenzio protegge? Escludendo l'infanzia e la primaria, scoraggiando l'intervento esterno, si trasmette un messaggio nefasto: che parlare di corpo, relazioni e identità sia qualcosa di inappropriato o pericoloso.
E tu…Cosa pensi davvero? Il costo del silenzio è sostenibile per il futuro dei nostri figli? Qual è la tua opinione su questo tema?