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Infermiere esperto, il nuovo volto della Medicina Generale: il modello veneto

Maria Luisa Astadi
Maria Luisa Asta
Pubblicato il: 26/09/2025

Professione e lavoroStudi e analisi

 

Un progetto pilota condotto tra il 2023 e il 2024 nella Medicina Generale dell’Azienda ULSS 8 Berica ridefinisce il ruolo dell’infermiere, puntando su competenze avanzate, leadership clinica e continuità assistenziale

 

Nel cuore del sistema sanitario veneto si è fatta strada una figura professionale destinata a cambiare il volto dell’assistenza infermieristica nei reparti di medicina generale: l’infermiere esperto (IE). Un progetto sperimentale, sviluppato tra gennaio 2023 e gennaio 2024 all’interno dell’Unità Operativa Complessa (UOC) di Medicina Generale dell’Azienda ULSS 8 Berica, ha introdotto con successo questa figura con competenze cliniche avanzate, a supporto della continuità delle cure e della tenuta dei team sanitari, spesso messi a dura prova dall’alto turnover.

Lo studio, pubblicato a cura di Giulia Marini (Università di Verona), Fabio Vicariotto, Marisa Padovan e un team multidisciplinare della stessa ULSS 8, nasce da un bisogno concreto: ridurre la frammentazione dell’assistenza e rafforzare la leadership clinica nei contesti ad alta complessità, dove la stabilità dei gruppi di lavoro è spesso precaria.

Un contesto critico: turnover e carenza di competenze esperte

Il reparto di Medicina Generale coinvolto nel progetto conta circa 92 posti letto suddivisi per intensità di cura, ma i numeri parlano chiaro: quasi il 60% degli infermieri ha meno di tre anni di esperienza, e uno su tre è in servizio da meno di un anno. Un mix di incertezza e discontinuità che rischiava di compromettere la qualità delle cure e aumentare le richieste di trasferimento.

Da qui l’idea di inserire l’infermiere esperto: un professionista con almeno tre anni di esperienza, formazione avanzata e un ruolo chiave nel coordinamento clinico, nella supervisione e nel supporto ai colleghi. Il riferimento è il modello internazionale dell’advanced practice nurse, adattato al contesto italiano in assenza di linee guida nazionali strutturate.

Le fasi del progetto: teoria, pratica e ascolto

Il progetto, guidato dalla Direzione delle Professioni Sanitarie, si è articolato in tre fasi:

  1. Definizione del profilo dell’IE attraverso letteratura scientifica e focus group interni.

  2. Introduzione del nuovo modello assistenziale, con presenza strutturata dell’IE in affiancamento all’infermiere turnista.

  3. Valutazione qualitativa dell’impatto tramite focus group a sei mesi dall’introduzione.

Il profilo dell’IE è stato costruito attorno ai quattro pilastri della pratica clinica avanzata: pratica clinica, formazione, leadership e ricerca. Non un semplice coordinatore, ma un vero e proprio “regista clinico”, come lo definiscono i colleghi nei focus group, in grado di orientare le scelte terapeutiche e favorire una visione d’insieme del percorso assistenziale.

Una formazione sul campo, integrata e continua

La selezione ha coinvolto 10 infermieri, avviati a un percorso ECM intensivo, composto da 5 moduli di 30 ore ciascuno, tra cui: leadership clinica, assessment avanzato, coaching e pratica evidence-based. Il tutto integrato sul campo, mentre già operavano nel nuovo ruolo, con tutoring dei coordinatori e momenti di debriefing per riflettere sulle esperienze concrete.

Risultati: l’IE come leva di qualità, comunicazione e retention

I risultati? Positivi sotto diversi aspetti. Gli infermieri esperti si sono affermati come figure di riferimento per il team, supportando i colleghi meno esperti e facilitando il lavoro multidisciplinare. Hanno migliorato la qualità delle dimissioni, l’assistenza nei casi complessi, e rappresentato un punto fermo per i pazienti e le famiglie, in particolare nei momenti delicati come il fine vita.

Citazioni raccolte nei focus group descrivono l’IE come “una guida, una certezza”, un collega che “stimola il team a ragionare insieme”, capace di “mettere a fuoco criticità e trovare strategie”.

Non meno importante, il nuovo ruolo ha alleggerito il carico del coordinatore infermieristico, migliorando la rilevazione dei bisogni formativi e la qualità dell’assistenza, senza creare conflitti di ruolo, grazie a una chiara distinzione delle responsabilità.

Impatti sul sistema e prospettive future

L’esperienza dell’ULSS 8 Berica ha già prodotto effetti concreti: i 10 infermieri coinvolti hanno ricevuto incarichi ufficiali come “IE Clinico di Area Medica”, in base a quanto previsto dal CCNL Sanità 2019–2021, e si sta lavorando per valutare l’impatto del modello su indicatori clinici e organizzativi, come degenza media e tasso di riammissione.

Il successo del progetto, come sottolineano gli autori, richiede continuità nella formazione e supporto istituzionale. Ma una cosa è certa: investire sulle competenze avanzate degli infermieri può essere una risposta efficace alle sfide della sanità contemporanea, soprattutto in un contesto in cui carenze di personale e bisogni assistenziali sempre più complessi chiedono soluzioni innovative e sostenibili.

 

da: Marini G, Vicariotto F, Padovan M, Cenzato A, Bosco P, Grotto S, Donadello A, Fracca L, Bogoni E, Bastillo E, Cavion M, Calabrò S, Stefani I, Bigarella S, Varotti G, Pretto A, Randon G, Barbieri A. La figura dell’infermiere esperto nell’Unità operativa complessa di area medica: un’esperienza di introduzione del ruolo. Assist Inferm Ric2025;44(3):97-105. doi 10.1702/4564.45635