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Caposala o Caporale?

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Pubblicato il: 20/07/2014

Satira

Figura dei caposala. Definire un caposala, un caporale, è riduttivo e, per certi versi, non proprio gratificante. Il caporale, quando ho fatto il militare, si sceglieva, con spintoni e calci nel sedere, piazzati all’imbranato di gruppo, quando il capitano, urlando chiedeva: ”Chi vuole fare il caporale?”.

 

I capisala, non sono scelti, ma si propongono. Qualcuno per passione, altri per convenienza, altri ancora per avere un marginale ruolo di comando (!). Non so perché, ma questo argomento mi fa venire in mente una canzone scritta nel 1919 da Giovanni Capurro… quello che scrisse “’O Sole Mio”. La canzone prende il titolo di: Totonno ‘e Quagliarella.

 

In questa canzone c’è una filosofia amara e realistica sull’esistenza umana, ma, si avverte in essa una morale positiva e un’energia vitale. Il protagonista Totonno, è un alcolista cronico, vive di stenti, ma non si scoraggia mai, si accontenta di quel poco che la vita gli offre e, di fronte alle innumerevole difficoltà, lui adotta la tecnica dell’arrangiarsi e del sopportare, a volte con rassegnazione stantia, la concezione di un percorso di vita, eternamente in salita. “Facite comm'a me, senza timore: cufféjo pure 'a morte e 'a piglio a risa... Io so’ cuntento meglio 'e nu signore pecché tengo una faccia e una cammisa. Traduzione: fate come me, senza timore, prendo in giro anche la morte e la butto in ridere… io sono contento più di un signore perché ho una faccia e una camicia.

 

Chi è il /la caposala?

I capisala, ovviamente, senza generalizzare, sono un frullato di società attuale: un limitato, un incosciente, un ragazzino dispettoso, un dritto. Si lamenta sempre, è un riccone, pure se non ha una lira, oppure se ce l’ha e’ un poveraccio nel rapportarsi agli altri. Un fanatico, un sempliciotto, un bugiardo, è uno che passa come un carro armato su tutti quelli che non urlano troppo… sotto, verso coloro che urlano tanto, e’ uno che spera sempre, a fine giornata, di poter gridare: “Sono il caposala e comando io! Il caposala e’ un rigenerato, oppure…riciclato, e’ quello che ti fa girare i coglioni, con disposizioni senza logica, e’ quello che non tutela la tua e la sua figura, e’ quello che ti mette tensione anche nelle cose più semplici, e’ quello che difficilmente ti regala un sorriso… il suo viso, non ha naso, bocca, occhi, orecchie. E’ quello che compie mille movimenti, quando arriva il primario, rallenta il passo quando va via… anzi, è completamente fermo.

 

Noi chi siamo? Noi?... noi siamo i “totonno ‘e quagliarella” ubriachi, senza bere alcolici. Sempre “ubriachi”, ubriachi per la mancanza di elasticità, di queste persone. Ma come Totonno ‘e Quagliarella, non ci lasciamo coinvolgere nella bolgia, li sopportiamo, nel lavoro quotidiano, difficile, ed eternamente in salita, noi spingiamo il fardello, loro lo caricano di massi per renderlo ancor più pesante… ma alla fine l’unica cosa che provi nei loro confronti e’ tenerezza… perché?

 

Perché per comportarsi così, avranno tanti più problemi di noi; visto che a fine mattinata, noi ci scrolliamo dalle spalle, una giornata andata magari storta e ritorniamo a casa, mentre loro sono sempre più soli con pensieri, che non hanno pensieri. I capisala, difficilmente ti danno e hanno fiducia verso il prossimo, camminano sempre rasenti al muro per paura che qualcuno voglia “pugnalarli” alle spalle… a dire la verità volevo dire: si guardano sempre il c… per paura. Ossequiosi, da pavimento, con il primario, disponibili con i medici… poi il resto.

 

Molti non hanno capacità di coordinare e quando è il momento, di stare zitti, aprono bocca senza emettere suoni, oppure emettono suoni senza alcun significato. I capisala come i capiservizio, oppure i vertici aziendali, hanno tutti una cosa in comune: la capacità di non saper costruire niente che possa agevolare il lavoro in ospedale. Non a caso Nanni Moretti, per il suo film, ha preso spunto da una giornata passata in ospedale, per un banale incidente: ”il grande caos”.

 

Il mio pensiero e’ rivolto ai capisala senza generalizzare… probabilmente, ci saranno altri colleghi di altri ospedali, che diranno la loro… esiste la libertà di pensiero. Ho fatto una premessa importante. Non generalizziamo.

La maggioranza di colleghi, che svolgono mansioni di coordinatori, sono ottimi elementi, lavorano a stretto contatto con noi, per portare avanti reparti fatiscenti, senza regole e facendo sacrifici enormi per dare un’immagine, ormai offuscata, di qualità assistenziale per mancanza di personale.

 

Un ricordo particolare, con affetto e malinconia lo rivolgo ad amici coordinatori andati via, in giovane età.

 

(di Umberto Esposito)