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Una professione da Defibrillare

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Pubblicato il: 28/08/2014

EditorialiLe intervisteNursing

Riceviamo e pubblichiamo...

 

di Megna Alfonso

Infermiere

 

Il 18/07/2014 è stata emessa una sentenza dal Tribunale di Cosenza. La stessa, ha previsto condanne severe per ventisei persone colpevoli di avere lavorato come Infermieri, fornendo alle cliniche e ospedali diplomi falsi. Il giudice non si è risparmiato chiedendo, oltre alla reclusione, anche la restituzione degli stipendi percepiti indebitamente, per un totale di 20 milioni di euro.

Raccapricciante pensare che la truffa si sia protratta per circa tredici anni.

 

Quando ho letto la notizia, ho subito ripensato alla storia della professione infermieristica.

Tredici anni fa, l’infermiere com’era considerato?

Un attimo di riflessione e la mia memoria mi ha riportato al 1999, momento storico. La Legge 42/99 elimina l’anacronistica definizione di professione ausiliaria. Diventiamo semplicemente “professionisti della salute”.

Un anno dopo la Legge 251/00 istituisce la Laurea di II livello, resa operativa solo nel 2004. A quanto sembra (al di là della lentezza della giustizia) il nostro ordinamento ci considera professionisti già da diversi anni, dimostrazione concreta è la condanna per abuso della professione infermieristica e truffa, egregiamente inflitta dal tribunale. Il percorso della professionalizzazione è stato lungo e farraginoso. Si può considerare partito dal lontano 1955, con la nascita dei Collegi delle infermiere professionali, vigilatrici d’infanzia e assistenti sanitarie.

 

Collegio! Una parola che racchiude in se un significato pregno di una potenza indefinibile: “Una pluralità di persone fisiche titolari di un organo o un ufficio”. È affascinante riflettere su come l’insieme di tante persone, professionisti, sia concentrata in unico ufficio, per garantire il raggiungimento di obiettivi comuni. Non solo, ma i nobili obiettivi comuni, sono strettamente correlati al mantenimento degli interessi di chi usufruisce delle competenze degli iscritti, i cittadini! Il Collegio tutela e rappresenta la nostra professione.

 

Immaginiamo per un attimo il cuore. Un organo vitale. Una magia che si ripete in continuo. Un affascinante meccanismo perpetuo, dove ogni singola fibra muscolare si contrae armoniosamente con le altre per spingere con forza il sangue nell’organismo. Un rumore che ricorda una vela gonfiata improvvisamente dal vento. L’unisono è la garanzia di riuscita. Il nodo del seno è quello che salvaguarda il buon lavoro di tutte le fibre. In contrapposizione, abbiamo il peggior paradosso conosciuto, la fibrillazione ventricolare. L’arresto cardiaco sopraggiunto, nonostante il frenetico lavoro svolto dalle fibre muscolari, perché non più in armonia, perché non ben coordinate dal nodo del seno.

 

Io vedo la professione infermieristica allo stesso modo; se il Collegio non ci tutela, se ci spezziamo la schiena senza un briciolo di armoniosa professionalità, siamo destinati a perire come professionisti e fallire come uomini.

 

Tanto di cappello ai vari Collegi e la Federazione che fino ad oggi, hanno lavorato egregiamente per raggiungere importanti traguardi. Siamo professionisti legalmente riconosciuti. Dobbiamo diventarlo mentalmente. La professione è in fibrillazione da anni, manca l’unisono. Bastano un infermiere, un solo Collegio che non vadano al ritmo giusto per fare fibrillare l’intera immagine della professione. Non credo si riesca a resistere ancora a lungo. È giunto il momento di dare la scarica giusta, resettare questa situazione mentale per ripartire (nella testa) tutti insieme come professionisti. Ho voluto usare questa metafora, perché la cosa più comunemente riconosciuta tra gli infermieri, è il cuore, che non risparmiamo mai nello svolgere la nostra attività.

 

Avete mai riflettuto su quanto questa nostra convinzione sia condivisa dai pazienti. Qual è la visione che hanno i cittadini della professione infermieristica? Si potrebbe restare delusi nell’analizzare i risultati di uno studio condotto in Basilicata, ripetuto più volte a distanza di anni, che sta monitorando la percezione della professione infermieristica nella popolazione. Si parte da un’immagine stereotipata degli anni ‘80 che identifica gli infermieri come persone scortesi e non umane. Momento storico dove i mass media non sono da meno nel confermare questo tipo d’idea. A distanza di più di trent’anni la percezione è mutata, ma è ancora lontana dall’idea di “professionisti”. Sono aumentate le persone che riconoscono la formazione infermieristica come universitaria, ma sono ancora pochissime le persone che riconoscono il rapporto infermiere/medico come collaborativo, la cosa peggiore è che un 1/3 degli intervistati è convinto che il professionista infermiere guadagni almeno 2000 euro al mese.

La ricerca mi ha incuriosito, ho pensato che forse il campione esaminato fosse troppo ristretto, e comunque sarebbe stato interessante anche cercare di capire quello che pensano i giovani, una classe più “colta”, gli studenti universitari. Un altro studio condotto dall’Università degli studi di Parma e il Collegio IPASVI di Parma, ha provato a fare chiarezza su quest’aspetto. Non che le cose siano tanto migliorate. La professione infermieristica è stata definita come utile, indispensabile, di responsabilità e questo fa ben comprendere come la visione della professione stia virando verso la giusta direzione. Il problema nasce, quando lo studio chiede di essere più precisi rispetto alla professione infermieristica. A questo punto la descrizione ottenuta è di un lavoratore stressato (nel accezione negativa del termine), frettoloso (con poca attenzione al paziente), e più del 50% degli intervistati ignora l’esistenza del Collegio IPASVI e l’obbligatorietà all’iscrizione per esercitare. Tra le criticità elencate dagli studenti, che non gli hanno permesso di considerare la scelta di studi infermieristici, sono tra i primi posti i turni scomodi di lavoro e l’eccessiva responsabilità, ma la tristezza esplode nel momento in cui le persone riferiscono lo scarso riconoscimento sociale e la completa mancanza di autonomia.

 

Tutto questo mi ha fatto pensare; se è vero che la realtà del professionista infermiere è così lontana nella testa dei cittadini, è giusto mettere in dubbio anche la percezione della professionalità nella testa degli stessi infermieri. Dobbiamo convincerci di un dato fondamentale, non può esistere alcuna professione senza il riconoscimento sociale.

L’impegno del singolo professionista deve essere di pensare da tale e dimostrarlo giorno dopo giorno.

L’impegno del Collegio deve essere di orientare sforzi ed energie al fine di tutelare l’immagine di noi professionisti. Il miglioramento dell’immagine sociale è condizione sine qua non per lo sviluppo della professione infermieristica. Il Collegio IPASVI deve dimostrare la sua attività, non attraverso pompose parole, ma con dei concreti fatti che siano moralmente e materialmente percepibili sia dagli infermieri, sia dai cittadini. Sono stanco di sentire colleghi con l’unico scopo nella vita, quello di non pagare l’IPASVI. Ho cercato di comprendere il loro disagio, sembra difficile controbattere ad affermazioni, a luoghi comuni come: “A cosa ci serve l’iscrizione?”, “soldi buttati”, “non ci tutelano” ecc. Sono stanco di vedere colleghi che nell’ascoltare la parola IPASVI, devono riflettere qualche secondo prima di comprendere, prima di recuperare il ricordo nascosto nell’ultimo neurone a riposo, di quello che è un ufficio di fondamentale importanza per gli infermieri. Questa è la realtà che ci tiene in fibrillazione.

 

È giunto il momento di gridare “via io, via tu, via tutti!”; defibrilliamo colleghi!

 

Defibrilliamoci tutti, ma in particolare modo coloro che non hanno la mentalità da professionisti. Dicevo che sembra difficile controbattere ai luoghi comuni, ma ricordatevi che nel momento delle elezioni del consiglio direttivo dei vari Collegi, abbiamo la nostra più grande arma per cambiare. Scegliamo le persone giuste, affidiamo il nostro futuro nelle mani di professionisti che permetteranno l’inizio dei necessari cambiamenti. Individuate nelle persone che vi rappresenteranno, coloro che vi faranno pagare un tributo a fronte di un servizio efficiente.

 

Siate orgogliosi di essere infermieri, siate orgogliosi di essere rappresentati da un Collegio che racconta la nostra storia, il nostro presente fibrillante e il nostro futuro da veri professionisti. Deve iniziare a battere il cuore della professione, facciamo gonfiare le vele nei cuori di ogni cittadino con il vento della professionalità infermieristica.