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Presto nuove cure per le infezioni da funghi mortali in ospedale

Elsa Frogionidi
Elsa Frogioni
Pubblicato il: 28/02/2016

Contenuti InterprofessionaliNursing

Le candidosi sono infezioni ospedaliere sempre più importanti, gravate da una elevata mortalità, il 40%, in adulti e bambini, specialmente fatale per gli immunodepressi o per coloro che subiscono interventi di chirurgia maggiore o siano curati in unità di terapia intensiva.

Sebbene il ceppo infettante sia spesso parte della flora endogena dell'ospite, l’acquisizione nosocomiale delle specie Candida sono state descritte in alcuni casi, attraverso soluzioni contaminate, mentre in altri, la fonte probabile d’infezione sono state le mani degli operatori sanitari *(1).Il ruolo unico dell'ambiente ospedaliero come un potenziale serbatoio per le specie di Candida non è ancora chiarito, ma è ulteriormente suggerito dai risultati di recenti studi, due di questi hanno coinvolto il trasporto sulle mani come possibile focolaio d’infezione   *( 2 ) *( 3). 

La C. albicans resta la causa più comune d’infezione da funghi e lieviti, ma negli ultimi anni *( 3 ), c'è stato un aumento dell’ isolamento di specie non albicans, come C. parapsilosis, C.tropicalis, e soprattutto di C. glabrata. *( 4 ).

Storicamente la C. glabrata era considerata un microorganismo fungino relativamente non patogeno, commensale, saprofita delle mucose umane. Con l’incremento dell’uso di agenti immunosoppressivi e chemioterapici antibiotici, le infezioni sistemiche da C. glabrata sono aumentate in modo significativo e associate con un tasso altrettanto elevato di mortalità.

Uno dei principali ostacoli nelle infezioni C. glabrata è la loro resistenza innata alla terapia antimicotica, gli azoli,*(5) che sono invece efficaci nel trattamento d’infezioni causate da altre specie di Candida. Per questo motivo è particolarmente importante il risultato dei Ricercatori dell’Università Cattolica del Sacro Cuore  e del Policlinico A. Gemelli di Roma, in collaborazione con l’ Harvard University di Boston e il Policlinico Universitario di Losanna, che hanno scoperto un potenziale “rimedio” contro un fungo killer . La scoperta è stata recentemente pubblicata dalla prestigiosa rivista Nature, l’articolo spiega il funzionamento di questa nuova molecola chiamata “iKix1”.

Il gruppo di ricerca coordinato da Maurizio Sanguinetti, Direttore dell’Istituto di Microbiologia e Virologia dell’Università Cattolica di Roma, e il suo team Riccardo Torelli e Brunella Posteraro, in tandem con gli altri centri internazionali, hanno definito e testato oltre 140mila diverse molecole, che fossero capaci di bloccare l’attività di resistenza del migroorganismo fungino C. glabrata nei confronti dei chemioterapici azoli, comunementi usati per il trattamento delle infezioni da lieviti.

Gli scienziati hanno dimostrato in vitro (provetta) che iKix1 è in grado di neutralizzare la resistenza ai farmaci e anche la sperimentazione in vivo su animali, ha dato risultati positivi, riducendo la gravità della malattia.

Ora la nuova molecola passa in fase 1, alla sperimentazione clinica sull’uomo, per valutarne tollerabilità e sicurezza. L’ipotesi di ricerca fa sperare nella possibilità concreta di contrastare anche altre forme di resistenza per altri ceppi fungini, determinare perché e come si sviluppano le resistenze ai chemioterapici è un nuovo sviluppo strategico d’indagine intelligente, rispetto alla ricerca di nuovi chemioterapici in grado di combattere i “super batteri e funghi”, che hanno dimostrato sul campo, di avere un’adattabilità e flessibilità ben maggiore a quella che gli scienziati si aspettavano.

Fonte e approfondimenti:

Quotidiano sanità – Scoperto antidoto contro fungo killer che colpisce anziani e pazienti debilitati in ospedale –

 

* Cliccando sui numeri si apre una nuova pagina con i riferimenti alle relative pubblicazioni scientifiche

 

 

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