Storia di Eluana Englaro... bambina per sempre...
“Non voglio più dormire in fondo al mare,
chiedo solamente di volare,
volare sopra le parole, sopra tutte le persone,
sopra quella convinzione di avere la verità.
Mamma che ne sanno del dolore, di quello che si può provare per una disperata decisione”
(Povia- La verità- canzone per Eluana)
Che ne sanno di cosa è provare tutto quel dolore, quando la tua bambina d’improvviso altro non è che un involucro, quando il tempo sembra essersi fermato a quel lontano Gennaio 1992, attimo un cui la vita di tua figlia si è schiantata contro un palo, rimanendovi incastrata per 17 lunghi anni.
Diciassette anni ancorata ad una vita artificiale, immobile, paralizzata dalla testa ai piedi, in quella terra di non ritorno che è lo stato vegetativo.
Involucro di una vita che non esiste più, ti sono venuti a trovare ogni giorno Eluana, mostrandoti un sorriso che nasconde un dolore che straccia il cuore; per diciassette anni hanno continuato a parlarti, accarezzarti, nella speranza sempre più sottile che ci fosse risveglio a questo lungo sonno.
Lo sanno Peppino Englaro e sua moglie Saturna, che in questi anni congiuntamente alle carezze ed alle sempre più flebili speranze hanno lottato per mettere fine al calvario di una vita senza vita.
Diciassette anni di lotte estenuanti, combattute contro tutto e tutti, coperti di fango dai media, da chiunque pretendesse di essere depositario di qualsivoglia verità, di chiunque pretendesse di sapere cosa potessero provare due genitori che, in qualunque giorno di gennaio hanno perso per sempre la loro unica figlia ancora ventenne. Li hanno accusati di qualsiasi cosa, persino di volersi liberare di un “fastidio”.
Deve essere stato davvero dura, affrontare i processi in tribunale ed i processi mediatici, tutto quel disprezzo.. mentre la piccola Eluana si consumava piano .
Era l’alba del 18 Gennaio, e la giovane Eluana lasciava così la sua giovane esistenza, nell’abitacolo della propria auto, contro un palo.
Fu portata immediatamente all’ospedale di Lecco, ferita alla testa, il viso coperto di sangue, le condizioni apparvero subito disperate ai soccorritori.
Beppino e Saturna, furono raggiunti al telefono mentre si trovavano in vacanza in Trentino, poi la corsa verso l’ospedale, in silenzio, di quei silenzi che sanno, che preannunciano che quel giorno la loro vita sarebbe cambiata per sempre.
Frattura all’osso frontale, frattura – lussazione delle seconda vertebra cervicale, emorragia nell’emisfero sinistro e lesioni in diverse regioni del cervello.
Beppino ancora non sapeva cosa fossero quelle fratture, ma sapeva benissimo che Eluana non sarebbe tornata mai più quella di prima, da lì non sarebbe più tornata indietro.
Furono giorni di dolore ed angoscia quelli passati al reparto di Rianimazione, al quinto giorno dall’incidente ad Eluana fu praticata la tracheostomia, uscì dal come, respirava autonomamente, mangiava attraverso un sondino, apriva gli occhi e nulla più.
Comincia qui la seconda vita di Eluana, di attese, di protocolli riabilitativi, di Saturna che giorno per giorno tenta di tutto per far tornare indietro la figlia, ma niente, nel 1994 a due anni dall’incidente, i medici di pronunciano definitivamente: stato vegetativo permanente persistente, dopo un coma prolungato, un paziente può incorrere nel decesso oppure può uscire dal coma e gradatamente riprendersi. Lo stato vegetativo si cjolloca a metà: non è più coma ma non comporta un pieno recupero. Lo stato vegetativo è quindi molto particolare: le funzioni vitali di base e il sistema neuro-vegetativo si mantengono vivi, ma se il paziente, per almeno un anno, non comunica segnali con l’esterno, ovvero non ne manda né ne riceve, allora viene dichiarato in stato vegetativo e il recupero è considerato praticamente impossibile. Anche nel raro caso che avvenisse un recupero, questo sarebbe comunque del tutto parziale. È come avere un corpo in parte funzionante e la mente inattiva. Eluana non avrebbe provato più fame, sete, sofferenza, dolore.
Viene quindi trasferita dall’ospedale di Lecco ad una casa di cura , gestita dalle suore misericordine, e da qui comincia l’estenuante lotta di Beppino e Saturna, per far rispettare la volontà della figlia, perché Eluana, ridotta ad un vegetale, così non avrebbe voluto vivere.
I procedimenti giuridici per ottenere l’autorizzazione ad interrompere la nutrizione artificiale sono durati 11 anni e, produssero 16 sentenze tra quelle della Magistratura Italiana e quella Europea, in una serie di ricorsi e sentenze discordanti.
La prima vittoria Beppino, l’ottenne nel 1997, quando fu nominato tutore legale della figlia, ottenendo la “patente” per poter richiedere che la volontà della figlia fosse rispettata.
Nel gennaio 1998 chiese per la prima volta al tribunale di Lecco di interrompere la nutrizione artificiale, considerata da Beppino accanimento artificiale; a marzo il tribunale respinse la richiesta, da qui un massacrante botta e risposta , fino ad arrivare alla Corte di Appello. Il problema era il vuoto legislativo in merito alla nutrizione artificiale, se considerarla o meno accanimento terapeutico. Per questo la Corte di Appello chiese al legislatore di chiarire la questione giuridica del “fine Vita”.
Il Caso arriva in Cassazione, respinto per un vizio di forma e ripresentato ricomincia il rimpallo tra Cassazione e corte di Appello, finché nell’ottobre 2007 la Cassazione si esprime definitivamente sulla nutrizione artificiale, esclusa dalla definizione di accanimento terapeutico.
La Corte però precisò una cosa fondamentale, l’alimentazione artificiale poteva essere interrotta qualora fossero sussistite due condizioni: i medici dovevano dichiarare lo stato vegetativo irreversibile e si doveva dimostrare che il paziente avesse espresso chiaramente la richiesta di non essere mantenuto in vita artificialmente, cosa che la famiglia Englaro riuscì a provare.
Nel luglio 2008 la Corte di Appello di Milano autorizzò Beppino ad interrompere la nutrizione, ma la Procura di Milano fece ricorso alla Corte di Appello. Il caso arriva alla Cassazione che respinge il ricorso della Procura ed emette una sentenza storica, denuncia il vuoto legislativo, chiedendo al Parlamento di legiferare in merito.
Il Parlamento dal canto suo accusa la Cassazione di aver sconfinato in campo legislativo, così il 16 Dicembre dello stesso anno il Ministro del lavoro Sacconi, emana un atto d’indirizzo con il quale si vieta di interrompere la nutrizione artificiale in tutte le strutture del SSNe con esso convenzionato.
Un mese dopo si espresse sul caso un altro tribunale ancora: il TAR della Lombardia, che condannò la regione per non aver indicato alla famiglia Englaro una clinica dove interrompere l’alimentazione di Eluana. Nonostante la sentenza del TAR, era ormai impossibile interrompere il trattamento in Lombardia a causa della decisione del ministro Sacconi.
Il 3 febbraio la famiglia Englaro decise di lasciare la regione Lombardia e di portare Eluana nella clinica “La Quiete” di Udine. Il servizio sanitario del Friuli, infatti, non faceva più parte del sistema sanitario nazionale dal 1996. Il 7 febbraio il governo tentò di bloccare la famiglia con un decreto legge.
Il governo allora trasformò il decreto in un disegno di legge, mentre i presidenti delle Camere Fini e Schifani convocarono il parlamento in sessione straordinaria lunedì 9 febbraio per cercare di approvare la legge in pochi giorni. In realtà era oramai troppo tardi: alle 5.45 di venerdì 6 febbraio i medici della clinica “La Quiete” avevano interrotto l’alimentazione e l’idratazione artificiale di Eluana. Lunedì 9 vennero compiuti gli ultimi tentativi per ripristinare l’alimentazione artificiale: la clinica venne visitata dai carabinieri del NAS e dai tecnici dell’USL della regione Friuli. Una richiesta di sequestro della stanza in cui si trovava Eluana venne respinta dalla procura di Udine. Alla sera, poco prima delle nove, la presidente della clinica, Ines Domenicali, diede l’annuncio della morte di Eluana: «È morta, non so dire l’ora. Non chiedetemi altro».
La notizia della morte arrivò al Senato mentre era in corso la discussione del disegno di legge che avrebbe dovuto impedire l’interruzione dell’alimentazione forzata. L’annuncio venne letto dal presidente del Senato Renato Schifani e accolto dalle grida di tutta la maggioranza. Nella registrazione di quel momento si possono sentire chiaramente alcuni senatori scandire il grido: “assassini”.
Il disegno di legge venne ritirato poco dopo. Solo alcuni mesi più tardi, nel novembre 2009, il tribunale di Udine archiviò il procedimento contro Beppino Englaro e il personale della clinica “La Quiete” per omicidio volontario.
Oggi alla snervante quanto mai amara storia giudiziaria della Famiglia Englaro si aggiunge un altro tassello, la terza sezione del Tribunale amministrativo regionale per la Lombardia ha condannato la Regione ad un risarcimento di poco meno di 150 mila euro per l’ostruzionismo perpetrato nei confronti della volontà di Eluana.
Nell’atto del Tar si scrive: “In ragione di ciò la vita familiare, già sconvolta da fondamentali e radicali cambiamenti dello stile di vita, è stata ulteriormente turbata dall’ostruzionismo della Regione Lombardia: si è impedito quindi al ricorrente di dare seguito alla volontà della figlia di non continuare a vivere quello stato di incoscienza permanente, essendo stata accertata con le più volte citate pronunce giurisdizionali – rese sia in sede civile che amministrativa e passate in giudicato – l’incompatibilità di uno stato vegetativo con lo stile di vita e i convincimenti profondi riferibili alla persona, correlati ai fondamentali diritti di autodeterminazione e di rifiutare le cure”.
Beppino, nella sua solita compostezza dichiara: “Oggi questa sentenza aggiunge qualcosa in più rispetto ad eventuali percorsi di altri cittadini, ma alla nostra famiglia non aggiunge niente”
Il 3 febbraio del 2009 Eluana veniva sistemata su un ambulanza dove saliva anche l’anestesista Amato De Monte, l’ultimo viaggio tra le proteste di chi la voleva viva e chi solidarizzava con il padre. Il 9 febbraio Eluana muore .. bambina per sempre.
Ricordiamo le parole del Professor Amato Del Monte, subito dopo che Eluana spirò:
"Sono devastato come uomo, come padre, come medico e come cittadino. Tutta la civiltà civile dovrebbe riflette sullo scollamento tra il sentire sociale e la posizione della politica e della chiesa sul tema della vita vegetale".
Ora posso amare, ora
Ora posso correre e giocare
Ora volo sopra le parole
Sopra tutte le persone
Sopra quella convinzione di avere la verità
Povia.
Fonte: La storia di Eluana Englaro
Eluana Englaro, Tar condanna la Regione Lombardia: Beppino: “Sentenza utile ad altre famiglie”