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Tumore e povertà: muore prima chi ha difficoltà economiche

Maria Luisa Astadi
Maria Luisa Asta
Pubblicato il: 13/10/2016

Editoriali

La crisi economica che dal 2008 ha investito il globo, non sembra misurarsi solo in beni e servizi persi ed in termini di PIL, ma anche nel numero dei morti per cancro: 260 mila decessi in più all’anno nei Paesi OCSE e circa 160 mila in più nell’Unione Europea.

A dirlo sono studi condotti nell’arco temporale che va dal 2008 al 2016, da studiosi americani, giapponesi ed in ultimo in termini di tempo, italiani.

Chi ha problemi economici si ammala di tumore e muore prima.

Uno dei primi studi sull’impatto della povertà sulle malattie oncologiche , pubblicato su The Lancet, fu condotto in collaborazione dagli americani di Harvard, gli inglesi dell’ Imperial College e del King’s College di Londra e di Oxford. Prese in analisi più di 70 Paesi, utilizzando i dati della Banca Mondiale e dell’Oms; l’arco temporale preso in esame fu di 21 anni, dal 1990 al 2010.

Lo studio ed i risultati

Ad essere presi in considerazione sono stati il tumore al colon-retto, alla prostata negli uomini e al seno nelle donne.

In termini numerici, ad ogni incremento dell’1% di disoccupazione corrispondeva un aumento dei decessi per cancro dello 0,37 ogni 100.000 persone.

Ad ogni decremento della spesa pubblica in sanità dell’1% corrispondeva lo 0,0053 di morti in più per ogni 100.000 persone.

E’ del 2011 invece uno studio Giapponese, la ricerca condotta dall’Università di Nihon Fukushi, prese in esame i dati di 15.025 uomini con almeno 65 anni di età; i soggetti, sani all’inizio dello studio, furono osservati per 4 anni.

Lo studio giapponese metteva in correlazione il rischio maggiore di morire di tumore con la povertà e l’ignoranza, i poveri sviluppavano una probabilità di morire di cancro per ben due volte maggiore rispetto ai ricchi e gli ignoranti in termini scolastici una volta e mezzo superiore la probabilità di morire rispetto a chi ha un livello medio alto di cultura.

In anziani con un reddito inferiore ai 2 milioni di yen/annui(17.500 euro), il rischio di morte per cancro è stato calcolato per 1,9 volte maggiore rispetto ai coetanei con un reddito maggiore di 4 milioni di yen.

Stesso risultato per il grado di istruzione, chi ha studiato per un periodo tra i 6 ed i 9 anni nell’arco della vita ha una probabilità di morire di cancro 1,46 volte maggiore di chi ha avuto un percorso scolastico di almeno 13 anni nell’arco della vita.

E veniamo allo studio italiano, presentato a Copenaghen, durante il congresso annuale della società europea di oncologia (ESMO), condotto da Francesco Perrone, direttore dell’Unità sperimentazioni cliniche dell’Istituto dei tumori Fondazione Pascale, in collaborazione con la cattedra di Statistica Medica della Seconda Università di Napoli.

Lo studio, i cui risultati verranno a breve pubblicati sulla rivista Annals of Oncology, ha messo insieme 16 sperimentazioni cliniche condotte in Italia dal 1999 al 2015, dall’Istituto dei tumori di Napoli; 3670 i pazienti affetti da cancro al polmone, alla mammella ed all’ovaio, presi in esame.

Lo studio si è avvalso dell’uso di un questionario sulla qualità della vita, che alla ventottesima domanda chiedeva ai pazienti se avessero avuto difficoltà economiche legate alla malattia, assegnando uno di quattro possibili gradi, da “per niente”a “moltissimo”.

E’ stato constatato che un quarto dei pazienti riportava difficoltà economiche di grado variabile, queste avevano il 35% delle possibilità in più di avere un peggioramento della qualità della vita rispetto a chi non riferiva problemi finanziari.

Per il 22% dei pazienti i problemi economici aumentavano durante il trattamento chemioterapico ed in queste persone il rischio di morte aumentava del 20%.

Innanzitutto c’è da fare un distinguo, che rende ancora più drammatica la situazione, ovvero la natura dei sistemi sanitari dei Paesi dove sono stati condotti gli studi.

America, Giappone ed Italia, hanno sistemi sanitari diversi, eppure i risultati sono pressochè identici: la povertà uccide chi è malato di tumore.

Il risultato americano è quasi del tutto scontato, il sistema sanitario funziona sul modello assicurativo, e non avere un lavoro e quindi un’ assicurazione corrisponde a non potersi curare, a morire. Ma in Italia, in cui il Sistema Sanitario è Nazionale e l’accesso alle cure è per chiunque, i risultati di questo studio suonano come una nota stonata. Forse qualcosa non funziona.

I continui tagli alla sanità che hanno portato all’eliminazione di quasi duecento prestazioni sanitarie, hanno di fatto tolto ad undici milioni di persone la possibilità di curarsi, e questo equivale a morire.

E’ un Paese l’Italia, che non ha tutele sociali, dove all’ammalarsi spesso corrisponde il licenziamento, l’aggravarsi della situazione finanziaria determina il non accesso alle cure; pensiamo ad un esame come una tac, una risonanza, una semplice visita di controllo, oggi per poterla fare in un ospedale pubblico le liste d’attesa sono lunghe, una vera e propria piaga della sanità pubblica, con la conseguente scelta di rivolgersi alla sanità privata che ha un Costo che non tutti possono sostenere.

Questa politica è una politica di morte.

Le stime per il futuro non sono rosee, entro il 2030 si potrebbero contare 25 milioni di diagnosi per tumore nel mondo.

Forse sarebbe ora di rivedere le politiche sanitarie italiane e degli altri Stati, se non vogliamo che queste diagnosi diventino morti certe.

 

 

Fonte:

Cancro. Chi è povero e si ammala muore prima. Uno studio del Pascale e dell’Università di Napoli