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Umberto Veronesi: una vita dedicata alla ricerca. L' oncologo che ha salvato milioni di donne

Maria Luisa Astadi
Maria Luisa Asta
Pubblicato il: 09/11/2016

Editoriali

Le donne, il mondo della ricerca e chiunque lo abbia conosciuto per un motivo o l’altro, ieri ha detto Addio ad Umberto Veronesi, il medico, l’oncologo, l’uomo illuminato che nella sua lunga vita ha affrontato battaglie di ogni genere e, si è distinto, per impegno, ingegno e dedizione.

E’ morto a 90 anni, nella sua casa milanese. “La morte, non mi fa paura”, continua, “quando ero soldato sono saltato su una mina, ed in barba a tutte le statistiche sono sopravvissuto. Questo ha cambiato la mia vita, perché da quel momento ogni giorno vissuto è stato un giorno rubato, a quello che sembrava un destino inevitabile. Questa esperienza mi ha dato forza, serenità ed assoluta mancanza di paura della morte.

Ci ha lasciati così, un oncologo che ha fatto la storia della medicina, che ha ridato speranza a milioni di donne, che ha rivoluzionato l’approccio chirurgico al tumore alla mammella.

Sono molteplici i ruoli che ha ricoperto nella sua vita da uomo illuminato, ma ciò che ne ha fatto il grande oncologo che è diventato, è l’essere stato il primo teorizzatore e strenuo propositore della quadrantectomia, dimostrando come questa tecnica chirurgica associata a radioterapia, garantisse le stesse probabilità di sopravvivenza della mastectomia , nel carcinoma mammario, ma con un impatto estetico e psicosessuale migliore.

Laureatosi alla facoltà di Medicina e Chirurgia Statale di Milano nel 1952, decide di dedicarsi all’oncologia; dopo alcuni soggiorni all’estero, entra all’Istituto Nazionale dei tumori come volontario e ne diventa Direttore generale nel 1975.

Nel 1982 fonda la Scuola Europea di oncologia e dal 1985 al 1988 diviene Presidente dell’Organizzazione europea per la ricerca e cura del cancro.

Ha fondato nel 1991 l’IEO- Istituto Europeo di oncologia, di cui è stato direttore scientifico una prima volta dal 1994 al 2000 ed una seconda volta dal 2001 al 2014.

Nel 1993 è stato nominato dall’allora ministro della sanità, membro della commissione incaricata di redigere un piano contro le malattie tumorali. E’ stato da sempre promotore della diagnosi precoce come prevenzione tunorale.

Nel 2003 ha dato vita alla Fondazione Umberto Veronesi, per il progresso delle scienze, al fine di promuovere la ricerca in oncologia, neuroscienze, cardiologia e promuovere la divulgazione scientifica.

Nel 2009 con la sua Fondazione avvia il progetto Science for Peace, un movimento per la pace guidato da personalità del mondo scientifico, allo scopo di mettere la scienza al servizio della Pace, per risolvere il conflitti e le diseguaglianze che affliggono i Paesi del Mondo, con un approccio scientifico.

Autore di diversi trattati scientifici, è stato anche scrittore e romanziere, tra cui, Colloqui con un medico, Le donne devono sapere, Da bambino avevo un sogno, Tra ricerca e cura, la mia lotta al tumore, Una carezza per guarire, L’ombra e la luce.

La sua vita piena lo ha visto impegnato anche sul fronte politico e sociale, sposando cause importanti come l’eutanasia e l’aborto.

Politicamente schierato con il Partito socialista italiano, è stato Ministro della Sanità, nel governo Amato II, dall’aprile 2000 a giugno 2001. In qualità di ministro si è battuto in modo particolare nella lotta al fumo.

Dal 2008 al 2011 è stato senatore del Parlamento italiano.

Di uno stile di vita corretto ne ha fatto pilastro della sua medicina, da sempre vegetariano, ha fondato la sua convinzione su principi etici, salutistici, sociali ed ambientali.

Ha ancora affrontato anche temi come la sperimentazione animale, che ha sempre ritenuto non consona ed ingiustificata, battendosi per una legislazione che riducesse al minimo l’utilizzo di animali come cavie e l’esclusione totale di cani, gatti e primati, in favore di tecniche alternative.

Sostenitore del consenso informato, del testamento biologico e dell’eutanasia, ha riassunto il suo pensiero nel libro Il diritto di morire: la libertà del laico di fronte alla sofferenza. Socio onorario dell’ associazione Libera Uscita per la depenalizzazione dell’eutanasia.

A raccontare di Veronesi si rischia di fare solo un elenco sterile di ciò che è stato, anche se come fatto fino ad adesso è doveroso, perché davvero è stato un uomo dalle mille sfaccettature.

A lui si deve il merito di aver trasportato la medicina italiana fuori dalle secche religiose vaticano centriche, nella modernità. A partire dalla guerra al grande male, l'oncologia. Le altre battaglie - quella per l'eutanasia, per la cultura scientifica, per l'alimentazione vegetariana - discendono dalla sua visione del mondo, laica ed empirista, ma soprattutto dalla sua lunga frequentazione col cancro.

Lui, è stato il padre della ricerca scientifica, della sperimentazione ed ha salvato milioni di donne dal carcinoma alla mammella; la chirurgia conservativa ("amo troppo le donne per vedere i seni straziati dall'amputazione", diceva), il linfonodo sentinella (che permette di prevedere l'andamento della malattia e comportarsi di conseguenza) sono le sue battaglie più eclatanti.

Non ci resta che ricordarlo con una delle sue lezioni: la medicina non è uno strumento senza colore. Non è una tecnologia. E' invece uno strumento di crescita collettiva, di progresso; ed è un grande esperimento di solidarietà. E' il terreno dove la scienza migliore si coniuga con l'obiettivo più nobile.

 

 

Fonte: Umberto Veronesi morto, addio all’oncologo che cambiò il modo di operare le donne