Infermiera Killer di Lugo: la svolta. Potrebbe essere Innocente
Chi ricorda l’infermiera killer che amava fotografarsi con i corpi freddi ed inermi della “sue vittime”? L’angelo della morte, che tre anni fa sconvolse l’Italia intera potrebbe essere Innocente.
A sorpresa arriva una svolta nel processo. (da l'Espresso)
La Storia
Daniela Poggiali, infermiera 44enne, viene arrestata nell’ottobre 2014, e condannata all’ergastolo nel Marzo del 2016, per aver ucciso, l’8 aprile dello stesso anno, Rosa Calderoni, 78 anni, con una iniezione letale di potassio.
Su di lei però grava il sospetto di avere ucciso più di 90 persone, con le stesse modalità della Calderoli. Se così fosse, sarebbe l’infermiera killer con più vittime della storia, togliendo il primato all’americano Charles Culle, che in 16 anni avvelenò 40 pazienti in New Jersey e in Pennsylvania.
Secondo le testimonianze dei colleghi, la Poggiali, dichiaratasi sempre innocente, era un’infermiera intollerante nei confronti dei malati più problematici e delle loro famiglie, ucciderli sarebbe stato un modo eliminare ulteriori noie.
Ma oggi a tre anni di distanza da quella terribile mattine e ad oltre un anno dalla sentenza di ergastolo emessa in Corte d’Assise dal Tribunale di Ravenna, arriva un’improvvisa svolta nel processo di appello: Daniela Poggiali potrebbe essere innocente.
È tutto scritto nelle 70 pagine della perizia disposta dai giudici di Appello di Bologna e redatta dai tre esperti, Gilda Caruso, docente di patologia cardiovascolare dell’università di Bari, Mauro Rinaldi e Giancarlo Di Vella, rispettivamente docenti di cardiochirurgia e di medicina legale dell’università di Torino.
Rosa Calderoli potrebbe essere morta per cause naturali.
Punto primo: la paziente portatrice di più patologie croniche, sarebbe potuta morire per qualsiasi fattore endogeno o esogeno avesse turbato il suo equilibrio, determinando lo scompenso.
Punto secondo: la somministrazione di potassio come arma del delitto. Secondo gli esperti, il quadro clinico della paziente è solo in parte compatibile con l’iperkaliemia a concentrazioni letali. Su questo punto determinante è stata la testimonianza della figlia della Calderoli, che raccontò come la Poggiali, rimase in camera dell’anziana signora 5-10 minuti per prestarle le cure (in questo caso somministrarle il potassio).
Ma per gli periti qualcosa non torna. La paziente aveva due accessi venosi, uno collocato al piede e l’altro in giugulare. Se l’infermiera avesse somministrato il potassio dall’accesso giugulare, la morte per arresto cardiaco sarebbe avvenuto nell’immediato e non dopo 60 minuti. Se l’infermiera avesse somministrato il potassio dall’accesso al piede (ritenuto impraticabile), alla paziente avrebbe provocato forti dolori, mai accusati.
L’ iperkaliemia potrebbe essere stata causata da tanti altri fattori come l’età della paziente, la sua condizione patologica come il diabete o, ancora la sua temperatura corporea.
A questo punto decade l’ipotesi dell’arma del delitto.
Il quadro è molto complesso e, molti altri sono i dubbi posti in essere dagli esperti, nelle pagine della perizia.
Venerdì ci sarà l’appello, Daniela Poggiali sarà ritenuta ancora colpevole o sorprendentemente Innocente?
Ph credit: Huffingtonpost