L'accesso intraosseo. Quanti lo conoscono e lo usano in emergenza?
di Michela Cavallin
L’accesso intraosseo fu proposto da Drinker e Lund nel 1922, i quali “...esaminarono la circolazione dello sterno e proposero il concetto di spazio intraosseo come vena non cedevole.
Dimostrarono che le sostanze infuse nel midollo osseo raggiungono rapidamente la circolazione centrale. Oggi questa metodica è ancora poco usata nell’adulto mentre nel bambino in caso di reale emergenza e di non reperimento di un accesso vascolare periferico in 60-90 secondi o in 2 tentativi consecutivi viene usata. Forse un retaggio culturale o non conoscenza totale delle potenzialità di questo dispositivo.
Tutti i farmaci somministrabili per via endovenosa sono somministrabili per via intraossea e si possono infondere trasfusioni.
Oggi per semplificare il posizionamento esistono delle tecniche sicure, veloci ed efficaci, i siti d’inserzione sono tibia prossimale tibia distale femore distale omero prossimale; le infezioni sono una complicanza rara, le controindicazioni poche: Infezioni vicino al sito d’inserzione. frattura dell’arto in cui si vuole introdurre l’ago, precedente (24 h) IO nello stesso arto e l’assenza di riferimenti anatomici (obesita` grave). L’apprendimento della tecnica è semplice.
La riflessione che ci deve spingere all’uso specie in emergenza dell’accesso intraosseo è che molte persone in una situazione di vera emergenza potrebbero morire perché non si riesce.