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Dentro la parola “operatore sanitario” ci sono gli Infermieri e gli OSS. Ecco come le Aziende istituzionalizzano il Demansionamento

Maria Luisa Astadi
Maria Luisa Asta
Pubblicato il: 10/06/2019 vai ai commenti

Articolo 49 e Demansionamento

Riceviamo e pubblichiamo un contributo di Pierluigi Cascioli, infermiere.

Una disamina attenta per analizzare il fenomeno del demansionamento, difficile da combattere, perché istituzionalizzato dalle stesse Aziende Ospedaliere.

 

Un tema mai sopito della nostra professione è il “demansionamento”, specialmente là dove questo venga evidenziato nelle Procedure Operative delle Delibere Aziendali.

Spesso e volentieri le parole “infermiere/oss” accompagnano la descrizione di una data attività, ed ovviamente, non viene fatta una distinzione di ruoli, funzioni e mansioni: si è tutti uguali.

Ma sappiamo bene che non è così, poichè contrattualmente siamo due distinti e diversi ruoli e profili.

Invece là dove le famose parole “infermiere/oss” non vengono menzionate, ne viene in soccorso la lingua italiana, con il binomio “operatore sanitario”.

 Ma chi è costui?

Per il vocabolario della lingua italiana l’operatore è colui “che presta la propria opera in un settore o in un’attività”, nel nostro caso in sanità (sanitario : che riguarda la salute e l’igiene; che tutela la sanità pubblica), quindi sotto questo binomio vi rientrano tutte le figure professionali che lavorano in ambito sanitario.

Purtroppo, secondo la Dirigenza Sanitaria, trattasi esclusivamente di infermiere e oss.

Questo è un punto fondamentale, poichè è qui che nasce parte della questione sul Demansionamento Infermieristico – e come aggiungo io – Istituzionalizzato.

In dialisi è necessario monitorare e controllare l’acqua che viene prodotta dall’Impianto di Osmosi Inversa, ai sensi della Legge 31/2001 “Controllo delle acque per consumo umano”; tale normativa assegna tale compito al Dipartimento di Igiene e Sanità Pubblica della ASL di riferimento, ed in tale ambito operano i Tecnici della Prevenzione: ovvero le figure professionali preposte ad eseguire i prelievi e campionamenti delle acque per consumo umano, nonchè delle acque di Dialisi da sottoporre ad analisi chimico-fisico e microbiologico.

Purtroppo, accade che tale funzione viene “scaricata” sugli Infermieri di Dialisi (linee guida SIN 2005 e Procedure Aziendali specifiche) e proprio in queste Procedure che troviamo spesso il binomio “Infermiere/oss”.

 

Ora dall’acqua passiamo ai rifiuti ospedalieri.

Nelle corsie ospedaliere si producono enormi quantità di rifiuti di vario genere (D.Lgs. 152/2003 e s.m.i.) tra cui quelli classificati come “speciali e pericolosi” (rifiuti speciali pericolosi a rischio infettivo e speciali pericolosi non a rischio infettivo) che  hanno particolari modalità di trattamento, confezionamento e smaltimento.

A tal fine le ASL hanno emanato specifiche Procedure Operative in materia e dato anche il delicato tema, richiamando le normative vigenti specifiche in ambito nazionale ed europeo.

Senza entrare troppo nei particolari, diciamo che tali P.O., descrivono “dove e come” smaltire e differenziare le varie tipologie di rifiuto (carta, plastica, vetro, urbani, ecc) oltre ai famosi rifiuti speciali pericolosi a rischio infettivo e non, che la U.O. ospedaliera produce.Altresì, le suddette P.O., indicano genericamente come “operatori sanitari” il personale preposto ad preparare, predisporre, chiudere ed etichettare i bidoni di ogni tipologia specifica di rifiuto.

Mentre la fase successiva, ovvero il percorso dalla corsia al deposito di stoccaggio – come previsto dalla normativa vigente - viene eseguito dal personale di una ditta esterna specializzata in Sanificazione Ambientale.

Per cui il quesito è: chi è l’operatore sanitario?

Per senso comune esso viene identificato nell’Infermiere, talvolta nell’oss, ma comunque si ritorna sempre lì: il binomio “Infermiere/Oss”.

Il tribunale di Roma con sentenza nr. 1272/2012 aveva affermato che non è compito degli infermieri chiudere i ROT (o bidoni dei rifiuti speciali pericolosi infettivi), sentenza poi ribaltata nel 2016 dalla Corte d’Appello, facendo leva sull’art. 49 del codice deontologico IPASVI.

Ma oggi, che l’IPASVI è stato sostituito dall’OPI ed il Codice Deontologico modificato, art. 49 cancellato, è ancora valida la pronuncia della Corte d’Appello?

Devono essere ancora gli infermieri a chiudere ed etichettare i bidoni dei rifiuti?

Devono essere ancora gli infermieri - ruolo sanitario - effettuare manovre al posto dei  tecnici  (vedi campionamenti dell’acqua nella Centrale Osmosi)?

Per quanto ancora dobbiamo vederci assegnare  ruoli e funzioni” al pari di altre categorie professionali  e spesso al pari di personale con qualifiche inferiori?

Dunque, perchè, sprecare tempo e denaro, per ottenere la valorizzazione delle competenze infermieristiche?

Al momento, l’unica competenza, che mi vedo riconosciuta è quella dell’Infermiere tuttologo.