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Infermieri che assistono i malati di HIV e di AIDS senza formazione. L’Emilia Romagna non finanzia i corsi di aggiornamento

Maria Luisa Astadi
Maria Luisa Asta
Pubblicato il: 14/06/2019 vai ai commenti

AttualitàEmilia RomagnaNurSind dal territorio

Il mancato finanziamento da parte della Regione Emilia-Romagna dei corsi di formazione ed aggiornamento per gli infermieri che assistono i portatori di HIV e i malati di AIDS è al centro di un’interrogazione del consigliere regionale Giulia Gibertoni (M5s).

La Gibertoni denuncia il fatto che Il Piano nazionale di interventi contro HIV e AIDS (PNAIDS) adottato nel 2017 dalla Conferenza Stato Regioni, e finanziato dal Consiglio dei Ministri con oltre 49 milioni, di cui oltre 18 milioni da destinare al finanziamento dei corsi di formazione per gli operatori sanitari, in Emilia-Romagna è stato disatteso.

La pentastellata chiede quindi alla Giunta “i motivi per cui, nel 2019, i corsi di formazione e di aggiornamento del personale sanitario che assiste i portatori di HIV e i malati AIDS non siano finanziati”.

 

L’Aids

In tutto il mondo, si stima che ci siano circa 36 milioni e 700mila persone, di entrambi i sessi e di tutte le età, che vivono con l’HIV/AIDS. La maggior parte di loro, per la precisione 34 milioni e 900mila persone, sono adulti di età superiore a 15 anni, distribuiti in maniera pressoché uguale tra uomini e donne.

Fatto un semplice calcolo, dal totale avanzano un milione e 800mila unità circa. Questo è il numero di bambini e di ragazzi (età inferiore a 14 anni) che al giorno d’oggi vivono con l’HIV/AIDS.

Sempre nel 2015, un milione e 100mila persone sono deceduti per cause legate all’HIV/AIDS. Di questi, 110mila erano bambini e ragazzi, di ambo i sessi, di età inferiore a 14 anni.

 

PNAIDS - PIANO NAZIONALE DI INTERVENTI CONTRO HIV e AIDS

Nel 2017, a distanza di più di 25 anni dalla emanazione della legge 135/90, che ha segnato l’indirizzo operativo della lotta all’Aids in Italia, la Conferenza Stato-Regioni ha sancito l’intesa sul “Piano nazionale di interventi contro Hiv e Aids (Pnaids)”.

Il Piano, partendo dall’analisi dei mutamenti osservati negli anni in termini epidemiologici e rispetto alle realtà socio-assistenziali, propone interventi basati sulle evidenze scientifiche e definisce obiettivi in linea con quelli delle principali agenzie internazionali – come Unaids (programma congiunto delle Nazioni Unite sull'Hiv/Aids), Oms (Organizzazione mondiale della sanità) ed Ecdc (Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie) – che puntano a debellare l’Aids entro il 2030. 

Gli obiettivi del Piano aderiscono a quelli delle principali agenzie internazionali che li hanno definiti i “target90-90-90”. Secondo questa strategia, infatti, entro il 2020 il 90% della popolazione stimata con Hiv deve avere consapevolezza della propria situazione, il 90% delle persone Hiv positive deve ricevere il sostegno della terapia antiretrovirale, il 90% dei pazienti in trattamento devono raggiungere la soppressione della carica virale.

Per poter rendere praticabili questi goal in Italia, il documento propone entro il 2019 di:

  • delineare e realizzare progetti finalizzati alla definizione di modelli di intervento per ridurre il numero delle nuove infezioni
  • facilitare l’accesso al test e l’emersione del sommerso
  • garantire a tutti l’accesso alle cure
  • favorire il mantenimento in cura dei pazienti diagnosticati e in trattamento
  • migliorare lo stato di salute e di benessere delle persone persone che vivono con Hiv o Aids (Plwha, people living with Hiv/Aids)
  • coordinare i piani di intervento sul territorio nazionale
  • tutelare i diritti sociali e lavorativi delle persone Plwha
  • promuovere la lotta allo stigma
  • promuovere l’empowerment e il coinvolgimento attivo delle popolazioni chiave.

 

All’interno del progetto PNAIDS, elemento cruciale è la formazione degli operatori sanitari.

La formazione permanente delle figure deputate a gestire gli interventi previsti per la lotta all’HIV/AIDS e la gestione socio-sanitaria della malattia rappresenta un punto centrale a garanzia dell’efficacia e praticabilità degli interventi de piano nazionale AIDS.

Il modello formativo sulle problematiche HIV/AIDS e sulle IST pongono l’attenzione alla componente cognitiva, pragmatico-operativa ed affettivo-relazionale ed è finalizzato all' insegnamento-apprendimento del bagaglio conoscitivo e dei comportamenti operativi, nonché all'acquisizione di performance, di abilità relazionali e di strategie comunicative, affiancate dalla consapevolezza dei propri personali stili interattivi.

Alla data dell’entrata in vigore del presente piano, la formazione in ambito HIV/AIDS è disciplinata dalla Legge 135/90 (oggi in fase di revisione) e dai Decreti attuativi successivi. La formazione continua deve essere inoltre estesa a ulteriori figure che giocano ruoli chiave di mediazione sia nelle azioni di prevenzione e di accesso al test, sia nel mantenimento in cura (mediatori culturali, operatori pari). Anche al fine di favorire l’emersione del sommerso e la tempestività della diagnosi, è altresì opportuno estendere le attività di formazione ad altre figure quali i medici di medicina generale, gli operatori dei SerD, gli operatori dei centri MTS, i medici dei DEA, gli operatori degli Istituti penitenziari e del Terzo settore.

 

da Cronaca Bianca