Vaccino anti-COVID: quando gli effetti collaterali sono solo frutto della suggestione
Tutti noi conosciamo l’enorme capacità di suggestione che possiede il nostro inconscio.
Se siamo convinti, ad esempio, che una cosa andrà male, probabilmente questa andrà male. In psicologia questo fenomeno si chiama “profezia che si autoadempie” e si ha quando un individuo, convinto o timoroso del verificarsi di eventi futuri, altera il suo comportamento in un modo tale da finire per causare tali eventi.
Partendo da questo assunto, alcuni ricercatori dell’Università di Torino, coordinati dalla professoressa Martina Amanzio del Dipartimento di Psicologia, hanno condotto uno studio in collaborazione con centri di ricerca nazionali (Firenze) e internazionali ( Stati Uniti e Grecia).
I risultati sono stati poi pubblicati sulla rivista The Lancet Regional Health - Europe e rivelano come gli eventi avversi, rilevati nei trials clinici dei vaccini per il COVID-19, siano associati a un effetto nocebo.
Per “effetto nocebo” ricordo che si intendono, diversamente dal più noto placebo, pratiche terapeutiche che causano effetti negativi sulle patologie o sui sintomi connessi al di là dell’effettiva efficacia.
Lo studio ha coinvolto circa 45.000 soggetti divisi in gruppi che hanno ricevuto il vaccino e gruppi “placebo”, ovvero che hanno ricevuto, senza saperlo, della soluzione salina e nessun farmaco.
I vaccini utilizzati sono stati due a mRNA (BNT162b2 e mRNA-1273 di Pfizer e Moderna, rispettivamente) e uno ad adenovirus (Ad26.COV2.S di Janssen/Johnson & Johnson).
I sintomi più frequentemente riportati sono stati: affaticamento, mal di testa, dolore locale come reazione al sito di iniezione, e mialgia/dolore muscolare. In particolare, rispetto alle prime dosi, la fatica è stata riportata dal 21-29% nei gruppi placebo e dal 37-42% nei gruppi farmaco attivo; il mal di testa dal 24-27% e 33-39% nei gruppi placebo e farmaco attivo rispettivamente; e i dolori muscolari dal 10-14% nei gruppi placebo e dal 18-33% nei gruppi farmaco attivo. Anche le reazioni al sito di iniezione erano comuni: 12-17% nel placebo e 48-84% dopo la vaccinazione attiva.
È evidente, quindi, che la maggior parte di questi effetti collaterali non sono dovuti al vaccino di per sé ma possono essere attribuiti all’effetto del nocebo.
“Evidenziare tempestivamente l’importanza della risposta nocebo associata all’attuale vaccinazione contro il COVID - dichiara la professoressa Martina Amanzio, docente del dipartimento di Psicologia dell'Università di Torino - è molto importante. In molti Paesi in cui il vaccino è stato reso disponibile c’è infatti una minoranza significativa che rifiuta di essere sottoposta a immunizzazione. La maggior parte di questi soggetti è scarsamente informata sulla sicurezza del vaccino, sulla sua capacità di proteggere dall’infezione grave da COVID sull’importanza del raggiungimento dell’immunità di gruppo. La nostra pubblicazione aggiunge un’importante informazione sulle reazioni avverse al vaccino. Sarebbe auspicabile che i medici utilizzassero queste conoscenze per rendere consapevoli i loro pazienti sulla necessità di aderire alla vaccinazione contro il COVID”.