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Come si calcola l’assegno pensionistico? Retributivo, misto e contributivo

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La Redazione
Pubblicato il: 08/11/2021 vai ai commenti

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Il criterio di calcolo del trattamento economico cambia a seconda dell’anzianità contributiva posseduta.

  • Per chi può contare su almeno 18 anni di contributi al 31 dicembre 1995 si applica il metodo retributivo per l’anzianità posseduta fino al 31/12/2011 e quello contributivo per i periodi successivi.
  • Per chi ha meno di 18 anni di contributi al 31/12/1995, il calcolo retributivo è applicato per l’anzianità maturata al 31/12/1995 e quello contributivo per l’anzianità maturata dopo tale data. La somma delle quote costituisce la pensione annua lorda.

Il calcolo retributivo prende in considerazione la durata dei periodi (fino al 31/12/1995 o fino al 31/12/2011, a seconda dell’anzianità raggiunta al 31/12/1995) e le retribuzioni annue pensionabili, senza considerare l’età anagrafica.

Il calcolo contributivo dipende dal montante (cioè alla somma dei contributi accantonati e rivalutati) ma anche dall’età del pensionato.

Al montante viene applicato il coefficiente di trasformazione. Il valore del coefficiente aumenta al crescere dell’età: più è giovane il pensionato, più è basso il coefficiente che trasforma il montante in assegno di pensione; poiché a una minore età corrisponde una speranza di vita maggiore.

Perciò, a parità di montante la pensione dipende soltanto dall’età. Per dare un’idea di quanto influisca l’età anagrafica, alla differenza di un anno di età corrisponde una differenza del 2,7-3,3 per cento della quota di pensione.

Quindi, il calcolo contributivo “premia” chi rimane al lavoro più a lungo. Questo criterio è meno vantaggioso di quello retributivo.

Infatti, volendo confrontare le percentuali di rendimento corrispondenti a un anno di anzianità, si hanno i seguenti valori:

- con il calcolo retributivo, il 2,04-2,33 per cento della retribuzione pensionabile degli ultimi anni;

- con il calcolo contributivo, la percentuale varia dall’1,49% (a 60 anni di età) al 2,05% (a 70 anni).

 

Per chi si pensiona in anticipo, con il calcolo misto (retributivo- contributivo) l’assegno non subisce alcuna riduzione; sarà comunque inferiore rispetto a quello che maturerebbe all’età della pensione di vecchiaia.

Cosa alquanto ovvia. Infatti, anticipando il pensionamento oltre a non versare ulteriori contributi il pensionato è più giovane (e il coefficiente di trasformazione è minore) e percepisce l’assegno per un tempo più lungo.

Con il calcolo interamente contributivo anche per i periodi ante 1996 (è questo il caso dell’opzione donna) l’assegno subisce una significativa riduzione rispetto a quello che si otterrebbe grazie al sistema misto.

Tuttavia, può sembrare strano, ma in talune circostanze il calcolo interamente contributivo potrebbe essere più favorevole. Infatti, per il lavoratore che ha avuto retribuzioni decrescenti per lunghi periodi e cessa di lavorare a un’età piuttosto avanzata (sui 65-67 anni), il calcolo interamente contributivo dell'assegno potrebbe addirittura risultare più favorevole rispetto al calcolo misto.

(La previdenza e le pensioni – NurSind, a cura di Rosario Cutrupia)