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Il bimbo e lo sviluppo del sé: come il bimbo si scopre persona nel primo triennio di vita

Vincenzo Rauccidi
Vincenzo Raucci
Pubblicato il: 18/06/2022

Contenuti InterprofessionaliProfessione e lavoro

Da questo articolo è nostra intenzione aprire una finestra sul complesso mondo della Neuropsichiatria Infantile. Crediamo che, in genere, non si dia abbastanza spazio a questa specialità che, insieme alla Pediatria, rappresentano le “fondamenta” del sapere clinico-assistenziale in sanità, poiché si rivolgono a “piccoli individui” che saranno gli adulti di domani.

Conoscere e intervenire, quindi, durante la prima età evolutiva è fondamentale, crediamo, per qualunque professionista sanitario.

 

Il bimbo e lo sviluppo del sé: come il bimbo si scopre persona nel primo triennio di vita

 

di Gemma Maria Riboldi

 

La costruzione del Sé e dell’identità è un processo complesso all’interno dello sviluppo infantile. Si tratta di un processo dinamico in cui gli aspetti biologici di maturazione, le interazioni affettive e le influenze sociali si intrecciano per creare la percezione del bambino come persona, con proprie caratteristiche fisiche, comportamentali e mentali.

In questo processo il bambino si nutre della presenza dell’altro e prende inizio già nelle prime fasi della vita post natale (se non prima). Il bambino instaura un “dialogo” nell’incontro quotidiano con le figure di accudimento in cui si nutre di contatto, di riconoscimento, di accoglienza e della percezione di essere importanti per ciò che si è.

L’incontro tra la madre e il suo neonato stretti nel contatto fisico porta alla nascita di sensazioni veicolate da sguardi, odori, suoni, movimenti, carezze che circola da un corpo all’altro in cui il bambino non è un ricettacolo passivo ma un protagonista attivo fin dalla vita post-natale. Il bambino, oltre ad attuare comportamenti per segnalare i suoi bisogni e per rispondere alle cure materne, si propone verso l’adulto come se si rivolgesse ad un compagno con cui si intrattiene piacevolmente. Esempio classico di tale interazione è l’allattamento in cui spesso il neonato tra una suzione e l’altra volge lo sguardo verso la mamma come per invitarla a dialogare insieme.

Da un iniziale fase più corporea, con la crescita il bambino acquisirà competenze cognitive e di linguaggio utilizzando diversi canali per definire la propria individualità e comprendere la distinzione tra il Sé e gli Altri.

Nei primi tre anni di vita la progressiva crescita della capacità motoria e l’apprendimento di nuove abilità fisiche forniscono al bambino il senso del “poter fare”. Il bambino in questa fase è spesso insistente nella continua richiesta di essere guardato dall’adulto mentre fa qualcosa alla ricerca non solo di un riconoscimento ma di una crescita della comprensione di sé stesso come persona che può fare cose “…quando mi guardi, mentre faccio qualcosa, so di esserci!”.

In questa fase della vita i bambini iniziano a percepire un dentro e un fuori e scoprono che le persone hanno una vita interiore. Scoprono che le persone possiedono uno spazio non solo fisico ma anche mentale fatto di pensieri ed emozioni di cui imparano a tenerne conto. L’utilizzo di parole come “volere” e il richiamo a stati d’animo come “sono triste” sono modi in cui il bambino ci mostra di sapere dell’esistenza di un mondo interiore. La scoperta della mente è testimoniata dalla tendenza a sviluppare legami di possesso nel tentativo di dare un senso al rapporto tra sé e il modo esterno “...mio!Sebbene i bambini in questa fascia di età possano non riuscire a considerare pienamente le esigenze dell’altro. L’idea del possesso indica la capacità del bambino di comprendere che esiste un legame tra le persone e le cose, tra le persone e i luoghi, tra le persone e le altre persone. Per arrivare a quest’idea il bambino deve prima capire che questo qualcuno ha dei propri desideri e delle intenzioni che generano un interesse e un legame verso cose, luoghi e persone.

Questa prima fase dello sviluppo del Sé infantile evidenzia come il cucciolo d’uomo sia predisposto all’incontro con l’altro e può offrire vari elementi di riflessione sulle relazioni nella nostra società. Negli ultimi anni si è assistito ad un crescente dibattito sui temi dell’impoverimento dei rapporti interpersonali con la nascita di un senso di solitudine e tendenza all’individualismo.

Tutto questo evidenzia la necessità del dialogo con l’altro per la maturazione del Sé e la natura sociale dell’essere umano …. “io” è tale perché esiste un “tu” e un “noi”.