Moratti, la politica, i sindacati, gli infermieri: intervista all’on. Mammì e al dott. Donato Cosi
Nelle ultime settimane, l’Assessore alla Salute della Regione Lombardia, dott.ssa Letizia Moratti, è stata protagonista di numerose polemiche riguardanti prima la questione delle “sostituzioni dei medici di base con gli infermieri” e poi quella, altrettanto ardita, sulla creazione dei “vice-infermieri” o “superOSS” che dir si voglia.
Ho pensato di interpellare, sulle spinose questioni, un rappresentante della politica, l’On. Stefania Mammì (Movimento 5 stelle), scelta tra molti poiché di professione infermiera, e un rappresentante del mondo sindacale, il dott. Donato Cosi, del NurSind Lombardia, per avere le loro opinioni in merito.
Inizio dall’On. Mammì.
Cosa ne pensa delle dichiarazioni dell’Assessore al Welfare di Regione Lombardia, Letizia Moratti, rispetto alla ipotizzata “sostituzione dei Medici di Medicina Generale con gli infermieri”?
“È una proposta che non condivido, fortemente sbagliata, che crea una gran confusione. Una norma del genere sarebbe illegittima e verrebbe subito impugnata dal Governo poiché equivale ad un’istigazione all’esercizio abusivo della professione medica, senza tralasciare il rischio per la salute dei cittadini. Medici e infermieri sono due professionalità con formazione diversa e responsabilità dirette sulla vita delle persone. Operano un lavoro sinergico: si completano ma non si sovrappongono. Ai medici deve essere permesso di continuare ad occuparsi delle patologie, senza essere caricati di inutile burocrazia, agli infermieri va garantita la possibilità di esercitare una professione sanitaria autonoma in modo da poter accogliere, tramite un processo di ragionamento clinico, le richieste di salute dell’utenza e della comunità. La campagna elettorale è iniziata, quindi cataloghiamo questa dichiarazione della vice presidente come una “sparata elettorale”. Quando si parla di sanità si parla di un problema serio, non è un lavoro dove l’errore può essere facilmente rimediabile. C’è di mezzo la salute delle persone e, se sbagli, appunto, puoi rischiare di perdere il paziente”.
Se volessimo andare oltre la superficialità di questa dichiarazione, cosa potrebbe nascondere, di positivo, per il cittadino e per l'infermiere tale “innovazione”?
“Non ritengo assolutamente accettabile il termine sostituzione, tantomeno si può parlare di innovazione quando si pensa di usare figure con un percorso di studi specifico. Così come gli OSS non potranno sostituire gli infermieri, questi ultimi non potranno sostituire i medici, ma casomai coadiuvarli in un approccio multidisciplinare e multiprofessionale, il cui esempio emblematico è quello delle Case della Comunità. Diverso è immaginare un nuovo sistema di cure primarie dove le diverse professioni concorrono per garantire il diritto di accesso alle cure. Oggi, purtroppo, abbiamo medici costretti a fare i burocrati, infermieri che lavorano ancora per mansioni come “esecutori” e OSS che si occupano di funzioni ausiliarie. È necessario rivedere i modelli, anche a fronte dell’esperienza della pandemia”.
Proseguendo con le dichiarazioni dell'Assessore Moratti, cosa ne pensa dell'altra, spinosa questione, ovvero dell'ipotetico arrivo dei “vice-infermieri” o OSS-FC, come li chiamano in Veneto?
“Non è assolutamente condivisibile fronteggiare la carenza di figure infermieristiche, attribuendo agli OSS competenze e responsabilità proprie di questa professione al pari di quanto accaduto nella Regione Veneto. Anziché ricercare soluzioni tampone, il problema della carenza di organico andrebbe affrontato alla radice. All’attribuzione dei nuovi incarichi non corrispondono nuove assunzioni: sarebbero i medesimi operatori in servizio ad essere riqualificati con maggiori responsabilità e salario invariato. Non sono sfavorevole alla sperimentazione delle Regioni ma mi batto per la tutela ed il miglioramento dell’inquadramento contrattuale del personale. Questo processo di revisione potrebbe essere affrontato all’interno di un Osservatorio nazionale da attivarsi presso il Ministero della Salute, dove sia prevista la presenza dei Ministeri competenti, dei referenti della Conferenza Stato-Regioni, delle rappresentanze sindacali degli OSS e delle figure infermieristiche. Proprio ieri ho interpellato il Ministro Speranza per chiedere di adottare iniziative, anche di carattere normativo, per quanto di competenza e in raccordo con le regioni, tese a salvaguardare i profili professionali dell’infermiere e dell’OSS, e, conseguentemente, il diritto dei cittadini a ricevere prestazioni appropriate”.
In sintesi, cosa ci vorrebbe davvero per riformare l’attuale sistema sanitario (lombardo e, visto il suo ruolo in Parlamento, nazionale)?
“In Lombardia la posizione che abbiamo sempre sostenuto è quella di valorizzare il ruolo centrale e di pianificazione della sanità pubblica, con particolare attenzione al sistema di accreditamento. Oggi viviamo in una situazione dove la sanità pubblica e quella privata concorrono in un sistema di “quasi mercato”. Si è perso completamente il governo della spesa sanitaria, con le prestazioni maggiormente retributive ad appannaggio degli imprenditori degli enti accreditati. Questo è il motivo per il quale è necessario rivedere completamente la governance, ad esempio, con l’istituzione di una ATS unica, invece delle attuali otto, armonizzando e unificando la programmazione regionale”.
Ringraziando ancora una volta l’On. Mammì per la sua disponibilità, raccolgo una dichiarazione, in merito alle due questioni, dal dott. Donato Cosi, coordinatore regionale di NurSind Lombardia.
“La gaffe sulla sostituzione dei Medici di Famiglia con gli infermieri penso sia dovuta solo ad una profonda ignoranza di termini, ruoli e competenze da parte della dott.ssa Moratti e, più in generale, dell’intera compagine di governo di Regione Lombardia. Non è la prima volta che assistiamo a certe dichiarazioni equivoche. Sicuramente l’assessore avrà voluto dire che, in regione, è necessario procedere ad una sorta di riprogettazione dell’organizzazione sanitaria, anche per uscire dalla logica delle eccellenze ospedaliere a discapito del territorio. Un esempio è ben rappresentato dall’introduzione, nel sistema, dell’Infermiere di Famiglia. Sarà nostra cura vigilare affinché non si commettano errori di “distrazione”. Per quanto concerne i “vice-infermieri” si tratta solo di una boutade poco simpatica che non trova supporto in nessuna norma. Le Regioni non hanno potere assoluto, in merito a queste questioni, ed ogni innovazione in tal senso dovrà essere approvata dal governo centrale”.