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Pronta disponibilità: come potrebbe cambiare la tassazione dal 2026

Maria Luisa Astadi
Maria Luisa Asta
Pubblicato il: 17/11/2025

AttualitàGovernoParlamento

Nel dibattito sulla legge di Bilancio 2026 approda un pacchetto di emendamenti che mira ad ampliare la detassazione dei compensi per lavoro straordinario a una platea più ampia di operatori sanitari. Al centro c’è la pronta disponibilità, una delle forme più diffuse di reperibilità negli ospedali.

L’intervento proposto modifica l’articolo 1, comma 354 della legge di Bilancio 2025 e introduce il nuovo comma 354 bis. L’obiettivo è includere anche lo straordinario svolto in regime di pronta disponibilità tra le attività beneficiarie dell’agevolazione fiscale già prevista per altre tipologie di lavoro aggiuntivo.

Le firme arrivano da gruppi diversi. Camusso, Manca, Zampa e Zambito propongono di finanziare la misura riducendo il fondo previsto dall’articolo 132 della legge. Pirro, Damante, Castellone, Mazzella e Guidolin chiedono invece di coprire il costo attraverso il rifinanziamento del fabbisogno sanitario nazionale contenuto nell’articolo 63 del disegno di legge. Sulla stessa linea anche la proposta di Magni, De Cristofaro e Cucchi, che ricalca sia il contenuto sia la copertura del gruppo precedente.

Il cuore dei tre testi è identico. Tutti stabiliscono che la detassazione debba essere estesa a tutto il personale sanitario del comparto, senza distinzioni tra profili professionali. La norma entrerebbe in vigore dal 2026. L’onere stimato è di 57 milioni di euro l’anno.

Il tema non è tecnico. La pronta disponibilità è un tassello strutturale nell’organizzazione dei turni, soprattutto nei reparti con attività di urgenza. È anche una delle aree più contestate dal personale per la scarsa remunerazione a fronte di responsabilità alte e tempi di riposo ridotti. L’estensione della detassazione viene quindi letta come un segnale politico verso chi mantiene in piedi i servizi ospedalieri con orari sempre più pesanti.

 

Spinta anche sul privato accreditato, focus sugli infermieri

Parallelamente, un secondo gruppo di emendamenti punta a modificare il perimetro della detassazione prevista dal medesimo comma 354, estendendola agli infermieri dipendenti delle strutture private accreditate con il Servizio sanitario nazionale.

La proposta di Paita apre il capitolo. Stabilisce che l’imposta sostitutiva al 5 per cento si applichi anche ai compensi per straordinario degli infermieri impiegati nelle strutture sanitarie e sociosanitarie private, comprese quelle accreditate. Il costo è stimato in 27 milioni di euro dal 2026, coperti tramite il Fondo per interventi strutturali di politica economica.

Sulla stessa linea si muovono gli emendamenti di Zaffini, Zullo, Russo, Pogliese, Sallemi, Nocco e Cantù, che richiamano in modo esplicito i riferimenti contrattuali dell’Aiop e dell’Aris per il lavoro straordinario, nonché le norme delle RSA e delle strutture residenziali. Anche qui l’aliquota al 5 per cento si applicherebbe dal 2026. I costi variano: 27 milioni in una proposta, 14 milioni in un’altra, sempre con copertura a valere sul Fondo per interventi strutturali di politica economica.

Un intervento più ampio arriva da Murelli, Minasi, Cantù, Dreosto e Testor, che riscrivono direttamente il comma 354, estendendo la detassazione a tutti gli infermieri delle aziende e degli enti del Servizio sanitario nazionale. Il testo di Occhiuto interviene invece su più commi della legge n. 207/2024, inserendo in modo esplicito le strutture private accreditate tra i soggetti per cui si applica la detassazione dello straordinario per gli anni 2025, 2026 e 2027, con un onere fissato in 50 milioni di euro.

 

Ora la parola passa alla Commissione Bilancio, che dovrà valutare sia la sostenibilità finanziaria sia la coerenza con il quadro complessivo della manovra. Il confronto resta aperto, ma la richiesta è chiara: riconoscere un beneficio fiscale a chi garantisce la continuità assistenziale fuori dall’orario ordinario, in un sistema sanitario già sotto pressione.