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C'era una volta... il super OSSS "parificato" all’infermiere!

Chiara D'Angelodi
Chiara D'Angelo
Pubblicato il: 30/01/2015 vai ai commenti

NurSind dal territorioNursingSardegna

di Rosaria Palermo

 

“E’ gradita la mancia all’infermiera”, da piccola, vedendo questo cartello in prossimità delle casse o scrivanie di studi medici, rimanevo stupita e perplessa, pensavo ingenuamente che le Infermiere lavorassero in ospedale, e con il dubbio, (mia madre mi diceva che non erano domande da fare quelle e che c’era ben poco da capire) me ne ritornavo mestamente alla mia vita di ragazzina timida, ma curiosa. Crescendo, ho realizzato che quelle signore o signorine impettite che si facevano scudo di quel cartello, tutto erano tranne che infermiere. Talvolta solo mogli, il più delle volte semplici segretarie, giovani studentesse o vecchie signorine arzille impegnate ad occupare il loro tempo libero e a raccimolare qualche spicciolo facile, facile. Non molto tempo fa, ebbi ad affrontare una discussione sull’argomento con il mio medico di medicina di base, alla quale chiesi se la sua segretaria avesse preso in passato una Laurea in Infermieristica, di fronte allo stupore per quella domanda, la cui risposta nel frattempo era stata negativa, e al mio disappunto crescente non poté che prendere atto della sua mancanza, e togliere prontamente quel cartello. Da allora al mio medico mi lega non solo un rapporto di reciproca fiducia, ma anche di stima e profonda sintonia. Questo è solo un esempio, ne potrei fare altri. Uno per tutti la difficoltà di chi lavora nelle Aziende Ospedaliere d’Italia, di veder riconosciuto nei fatti il titolo acquisito nelle aule universitarie. Quando si dice la forma e la sostanza. 


Ieri, nel mio girovagare in rete, mi imbatto in un annuncio quanto mai strabiliante.
Vi è scritto: “Assistenza socio-sanitaria”, e fin qui nulla di strano, continuo a leggere, “Salve, hai difficoltà a gestire un anziano disabile, terminale o una persona con problemi psico-neurologici, CHIAMACI... segue numero di telefono, di seguito, “operatori socio-sanitari con ampia esperienza infermieristica, fisiatrica, psicologica, pranoterapeuta, offrono il loro servizio di assistenza e supporto al tuo domicilio in ospedale o in cliniche.”… devo fermarmi un attimo e prendere fiato, troppo incredula per rendermi conto che quello che ho letto non è un’allucinazione da peperoni ripieni mangiati poco prima, rileggo e rileggo ancora, lo stupore non accenna a diminuire, penso che non sia possibile e che magari si tratti di una burla, sicché continuo la mia lettura, “disponibilità immediata, festivi a ore, lungo orario o notti da concordare – massaggi per il dolore – possibilità igiene spazi vitali casa”… cosa vorrà dire, mi chiedo perplessa, ma continuo a leggere, “preparazione pasti – lavori di manutenzione casa – disbrigo pratiche e commissioni – condurre a passeggio persona assistita,” aspetta aspetta…ma stiamo parlando di una persona o di un animale?, “solo Cagliari e provincia”… e udite udite, “assistenza anche al nostro domicilio”.

 

Dopo aver riflettuto sulla cosa, e trovando tutta la situazione al limite del grottesco e davvero paradossale, mi dico che devo far qualcosa. Il numero c’è, perché non provare a telefonare, ed ecco scendere in campo la fidanzata sconsolata del povero cagliaritano emigrato che ha la mamma ricoverata in una struttura oncologica. Mi presento e dico che ho avuto il numero da un’amica che ha visto l’annuncio su Facebook, spiego la situazione e chiedo lumi. La signora G., evita di dirmi il suo cognome, mi dice che la loro organizzazione comprende infermieri e medici, che intervengono prontamente in caso di bisogno, pure in ospedale. Le dico della mia perplessità e dei miei dubbi, non essendo io del settore, e del fatto che immagino che un Infermiere che abbia studiato più di tre anni non si prenda certo la cifra che potrebbe prendere un operatore socio sanitario. Compita e puntuale ribadisce, che in effetti, medici ed infermieri intervengono solo al bisogno. Mi chiede dove sia ricoverata la suocera e mi racconta del marito che fa il super OSS, e di come abbiano rimesso in piede anche un signore colpito da “probabile ictus”. A questo punto, esprimo il mio sconcerto, pensavo rispondendo alla millantatrice, che per quello ci fossero i fisioterapisti. E la signora G., mi dice che loro hanno fatto oltre al corso di OSS, anche il corso di OSSS. Stupita, chiedo cosa sia un OSSS, lei mi fa, “un operatore parificato all’Infermiere”. DAVVERO? Ci mancava poco che cadessi dalla sedia, credetemi. Quando, tra il serio ed il faceto dico, “Chissà come saranno contenti gli Infermieri di tutto questo”, lei mi dice che non corre buon sangue con gli infermieri, e continua dicendo che questi ultimi quando fanno i turni di notte delegano agli OSS, sostituzioni cateteri vescicale e venosi, salvo poi di giorno arrabbiarsi se un OSS pretende di fare le cose che gli sono state permesse di notte. A questo punto esprimo la mia perplessità e disappunto. Colpita, la signora G., mi dice di andare a controllare su internet quanto da lei affermato a proposito del super OSS, il cui titolo, continua a ribadire è “parificato” a quello dell’Infermiere. Ci si lascia con la promessa di risentirci, il giorno dopo non appena i due fidanzati avrebbero fatto ritorno a Cagliari, per discutere di emolumenti e quant’altro. Dieci minuti di conversazione che hanno prostrato la mia incrollabile fiducia nel genere umano. Una millantatrice risoluta e convinta, nessun dubbio. Detto della telefonata, oramai si era fatta sera inoltrata, sono andata a dormire con l’amaro in bocca. Che strano paese il nostro, dove si accetta con moderazione di tutto, dal falso in bilancio alla truffa!

 

Come Infermiera, orgogliosa e convinta, che il nostro sia un lavoro meraviglioso, per il quale si debba studiare con impegno e senza fine, mi accingo a farne comunicazione al Collegio IPASVI competente (mi risulta peraltro che siano già state fatte le dovute segnalazioni, in primis dal Collegio IPASVI di Firenze, ma ribadire il concetto potrà essere solo di aiuto) e a tutti voi, lascio l’opportunità di riflettere su ciò che oramai non è più argomento rinviabile, ossia su ciò che Noi Infermieri vogliamo davvero per la nostra professione.