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Infermieri abusivi in Sardegna. Al via le indagini

Torna prepotentemente di attualità in Sardegna la questione dell'obbligatorietà dell'iscrizione al Collegio degli Infermieri Ipasvi ora divenuto Ordine Professionale FNOPI.

Sono state infatti notificate dai Nas a decine di infermieri in tutta l'isola le denunce per esercizio abusivo della professione e violazione dunque del nuovo art. 348 del codice penale che prevede la reclusione da sei mesi a tre anni e la multa da 10mila a 50mila euro per chi esercita abusivamente una professione per la quale è richiesta una speciale abilitazione dello Stato.

Sarebbero 54 a Sassari, una ventina tra Tempio e Nuovo e altrettanti tra Cagliari e Oristano, i colleghi interessati dall'avviso di garanzia seguito alla cancellazione dall'albo professionale Ipasvi.

Nel collegio di Sassari siamo stati testimoni di una procedura condotta con grande impegno da almeno tre consiliature compresa quella attuale: non era più accettabile l'atteggiamento di molti colleghi che violavano quello che per l'Ipasvi è sempre stato un obbligo mai venuto meno. Tanto più alla luce del nuovo costituito Ordine Professionale che ovviamente oggi pone la parola fine sulla controversa questione.

Infatti, alcuni procedimenti avevano messo in forte dubbio l'obbligatorietà dell'iscrizione per chi esercitava come dipendente (/articolo/5374/infermieri-dipendenti-pubblici-non-c-e-esercizio-abusivo-se-non-iscritti-all-ipasvi) fino a chiedersi “se la relativa quota di iscrizione, nel caso di dipendenti di strutture pubbliche, non debba essere posta in capo al datore di lavoro, dal momento che con lo stesso si instaura un vincolo di esclusività che porta ad un adempimento (l'iscrizione) dovuto nell'esclusivo interesse della prestazione oggetto di contratto” commentava il Segretario nazionale NurSind Andrea Bottega.

 

Nel frattempo le segreterie dei collegi lavoravano per far rientrare tra le fila degli iscritti tutti i morosi e fatto tutto il possibile per portare ad iscrizione tutti quanti insistevano nel non voler pagare le quote previste. Nel caso dell'allora Collegio Ipasvi Sassari Olbia tempio, il consiglio direttivo aveva deliberato la cancellazione dall'albo per tutti i colleghi morosi per tre annualità. Le carte dimostreranno se i numerosi avvisi, le raccomandate, le mail, le telefonate e quant'altro abbiano posto il collegio nella reale garanzia di aver fatto tutto il possibile per evitare l'estremo atto di cancellazione. Di fatto, molti hanno comunque subito il provvedimento e tra questi qualcuno avrebbe provveduto a rimettersi in regola mentre altri hanno proseguito a non interessarsi del problema. Tutte queste persone si trovano oggi sotto indagine e qualcuno lo sarebbe anche per i pochi mesi intercorsi tra la notifica della cancellazione e la nuova iscrizione. Nonostante la gravità del reato, qualora questo sia accertato oltre ogni ragionevole dubbio, la consultazione degli studi legali lascerebbe intendere che vi siano margini per mitigare il danno. Più controversa potrebbe essere invece la posizione delle aziende che seppur avvisate, non avrebbero vigilato e posto disposizioni utili al fine della regolarizzazione delle posizioni dei loro dipendenti e della loro presunta “opera abusiva” che evidentemente continua anche oggi e continuerà almeno fino a quando non avverrà la regolarizzazione di quanti sotto indagine e dei prossimi che potrebbero essere scoperti. Tutte persone che allo stato attuale non potrebbero mettere piede in corsia.

Fonti interne al collegio di Sassari riferiscono che si sarebbe fatto tutto il possibile per evitare la cancellazione e che il problema sarebbe in ogni caso molto più vasto rispetto alle prime denunce partite dai Nas. Per questo motivo siamo stati pregati di rilanciare l'appello a tutti i colleghi perchè verifichino la propria posizione e si mettano in regola con i pagamenti perché il numero delle persone sotto indagine potrebbe salire vertiginosamente.

 

Non è possibile negare che ci sia stata un epoca in cui l'obbligatorietà dell'iscrizione all'albo fosse un tema particolarmente indigesto per gli infermieri. Era tale infatti la distanza tra la vita professionale e i collegi che la quota era considerata una tassa priva di qualsiasi beneficio per la professione. Oggi il nuovo ordine deve tener conto anche di queste vicende per tenere unita la categoria e sviluppare quel lavoro di tutela e rappresentanza che per troppo tempo è sembrato mancare e le aperture recenti verso il mondo della rappresentanza sindacale di categoria lascerebbero intendere che sia partiti con il piede giusto.

 

Andrea Tirotto

 

ph credit copertina ilfriuli