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1,5 milioni di professionisti sanitari per dire No al Regionalismo differenziato. Ecco il Manifersto di un evento senza precedenti

Maria Luisa Astadi
Maria Luisa Asta
Pubblicato il: 23/02/2019 vai ai commenti

AttualitàNursing

Oggi, in un evento senza precedenti, i dieci Ordini delle professioni sanitarie e sociali, si sono riunite a Roma, in una conferenza congiunta, esprimendo tutta la loro preoccupazione per la scissione del SSN nel Regionalismo differenziato.

Fnopi, Fnomceo, FnoTsrm-Pstrp, Cnop, Fofi, Onb, Fnovi, Fnopo, Fncf e il Cnoas hanno sottoscritto il primo Manifesto dell’alleanza tra professionisti della salute per un nuovo SSN, rivolto al presidente della Repubblica e al presidente del consiglio.

 

Le differenze regionali sono uno dei problemi maggiori del sistema sanitario nazionale e, secondo l'Ocse (rapporto divisione salute 2015 pubblicato a gennaio 2015), il sistema sanitario italiano è caratterizzato da un alto livello di frammentazione e mancanza di coordinamento dell'assistenza erogata dai diversi professionisti e da una bassa e disomogenea diffusione sul territorio nazionale; sempre secondo l'Ocse ci sono in Italia 21 sistemi sanitari regionali con differenze notevoli sia per quanto riguarda l'assistenza che gli esiti, con un elevato numero di pazienti che si spostano da regione a regione.

Partendo dal presupposto che, le autonomie locali devono essere uno strumento che facilita l’erogazione dell’assistenza e non un ostacolo per l’universalità e l’equità del SSN, a tutti i cittadini deve essere garantito il diritto alla salute, nello stesso modo e negli stessi termini, in ossequio agli articoli 3 e 32 della nostra Costituzione.

Deve essere quindi, promosso un regionalismo solidale per dare piena attuazione all’articolo 3 della Costituzione, che promuove l’uguaglianza dei cittadini e la solidarietà tra le Regioni così come previsto dall’art. 119 della Costituzione. Si dovrebbe procedere alla revisione del sistema di compartecipazione alla spesa sanitaria a carico degli assistiti, al fine di promuovere maggiore equità nell'accesso alle cure.

La garanzia del diritto alla salute non può essere affidata solo a criteri di utilità economica e dinamiche di mercato, perché deve invece fondarsi su “dignità e libertà”, i due princìpi cardine del Servizio Sanitario Nazionale che regolano il rapporto tra il cittadino e le professioni sanitarie.

Durante la giornata a dare il loro contributo anche Ketty Vaccaro del Censis, Federico Spandonaro del Crea Sanità e Antonio Gaudioso di Cittadinanzattiva che hanno fornito ognuno nel suo campo un punto di vista sullo stato di salute del Ssn e sulle prospettive del progetto autonomista. Molto apprezzato del presidente della Commissione Igiene e Sanità, Pierpaolo Sileri (M5S) che ha convenuto sul fatto che sia necessario ascoltare le professioni e che il Parlamento abbia la possibilità d'intervenire sul percorso autonomista.

 

Il Manifesto

Cosa chiedono:

  • allo Stato, alle Regioni e alle Province autonome di Trento e Bolzano, di intensificare la collaborazione con le professioni sanitarie e sociali e i loro enti esponenziali, in quanto enti sussidiari dello Stato, al fine di assicurare un Servizio Sanitario Nazionale che garantisca effettivamente e uniformemente i diritti costituzionalmente tutelati dei cittadini, quale segno irrinunciabile di civiltà e di crescita sociale;
  • al Governo che siano rispettati i principi costituzionali di uguaglianza, solidarietà, universalismo ed equità che sono alla base del nostro Servizio Sanitario e ne confermano il carattere nazionale, garantendo la sostenibilità economica dei livelli essenziali di assistenza attraverso un coerente finanziamento del fondo sanitario nazionale;
  • al Governo di elaborare un’analisi rischi/benefici delle proposte di autonomia differenziata presentate dalle Regioni, al fine di misurare l’impatto di tali riforme sulla finanza pubblica, sulla tenuta di tutti i servizi sanitari regionali, sulla mobilità interregionale, sul ruolo di garante dei Livelli Essenziali di Assistenza del livello centrale, sui diritti dei pazienti e sull’equità dell’assistenza;
  • al Governo e al Parlamento di adottare iniziative per parametrare il fabbisogno regionale standard anche in base alle carenze infrastrutturali, alle condizioni geomorfologiche e demografiche, nonché alle condizioni di deprivazione e di povertà sociale, condizioni che inevitabilmente determinano variazioni anche sui costi delle prestazioni;
  • al Governo e al Parlamento di agire in modo da garantire il superamento delle differenze tra i diversi sistemi sanitari regionali anche mediante la definizione e implementazione di un Piano Nazionale di Azione per il contrasto alle diseguaglianze nell’accesso alle cure e all’assistenza.

 

E per questo sollecitano:

  • l’attivazione di un tavolo di confronto permanente tra le Professioni Sanitarie e Sociali, il Governo e le Regioni, in seno alla Conferenza Stato-Regioni,  nel rispetto delle prerogative del Parlamento, esteso alla partecipazione delle organizzazioni dei cittadini;
  • la sottoscrizione con tutte le professioni sanitarie e sociali e l’attivazione in tutte le Regioni e secondo schemi omogenei condivisi dei recenti protocolli voluti dalle Regioni e le Province autonome che rappresentano un segnale positivo da parte dei responsabili regionali della volontà di mantenere universale e unico il Servizio sanitario e di instaurare un rapporto diretto con i professionisti che di questo fanno parte secondo le loro peculiarità professionali; 
  • i cittadini di farsi parte attiva ponendo in essere iniziative per garantire il perseguimento degli obiettivi indicati nel presente documento.