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Test di accesso all’Università. Dal Canada al Giappone ecco come funziona. In Italia? Urge riforma

Elsa Frogionidi
Elsa Frogioni
Pubblicato il: 07/04/2019 vai ai commenti

AttualitàContenuti Interprofessionali

Test di accesso all’Università, cosa avviene negli altri paesi?

Francia. È richiesta la maturità. Per Medicina l’accesso al 1° anno è libero. Per Università di élite prestigiose come le Grandes Écoles previsti esami e colloqui che richiedono 2 anni di preparazione, in caso d’insuccesso possono essere convertiti in crediti.

Germania. La maturità consente l’accesso diretto in numerose facoltà. Il numero chiuso esiste solo per medicina con esami appositi. Alcune Università richiedono procedure selettive, altre prediligono l’esperienza professionale.

Svezia. Dopo la maturità è necessario il superamento di un test nazionale standardizzato (SweSAT); in particolare per le discipline di medicina, legge e l’alta formazione artistica, sono previsti ulteriori esami o pre-requisiti.

Inghilterra. Presenti oltre 60 diversi test di ammissione, per l’idoneità è indispensabile il possesso del General Certificate of Education Advance Level (GCEAs).

Giappone. La selezione è in responsabilità Statale sulla base di un test nazionale che dura 2 giorni. Le università prestigiose di Tokyo e Kyoto richiedono inoltre test supplementari.

USA. Le università sono autonome nella gestione e procedura di ammissione. Di base è richiesto il conseguimento dell’High School (Diploma) e il superamento di test indipendenti erogati da associazioni no-profit.

Canada e Norvegia: utilizzo sistematico dei risultati ottenuti al termine della scuola secondaria, senza altre forme di selezione.

In generale in Italia siamo assoggettati a sistemi selettivi, spesso non congruenti agli obiettivi formativi cui sono destinati. È urgente una riforma che privilegi il percorso di studi e le attitudini personali dei giovani, perché l’attuale sistema, è una sterile procedura burocratica che non si pone nessun fine orientativo di comprendere il reale valore e competenza degli aspiranti studenti.

Il fine di una selezione all’ingresso nel mondo accademico, dovrebbe essere quello di regolare la domanda con l’offerta verso le differenti competenze e professionalità richieste dalla società, seguendo criteri di merito e appropriatezza.

La Costituzione formula principi di equità rispetto all’istruzione, Articolo 34: La scuola è aperta a tutti. L'istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita. I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi. La Repubblica rende effettivo questo diritto con borse di studio, assegni alle famiglie ed altre provvidenze, che devono essere attribuite per concorso.

Ma la domanda è, quanto le procedure selettive sono predittive della futura carriera dei candidati? Ammettere gli studenti potenzialmente più adatti, o più motivati, risponde a criteri di efficienza e di equità del sistema e quello italiano sembra essere “troppo efficiente”. (Dati OCSE 2018)soltanto il 4% della popolazione 25/64 anni ha la laurea, contro il 17% della media Ocse. La percentuale sale al 27% nella fascia 25/34 anni, che però stride rispetto al 44% della media degli altri Paesi. Percentuali che collocano l'Italia rispettivamente all'ultimo e al penultimo posto, dietro al Messico… magra consolazione!

In Italia circa la metà degli Atenei offrono corsi universitari ad accesso libero, in qualche caso è obbligatorio un pre-test volto ad accertare eventuali debiti formativi da recuperare durante il percorso universitario. Le prove selettive sono necessarie per l’ingresso a:

  1. Facoltà di Medicina e Chirurgia, Odontoiatria, Medicina Veterinaria e Architettura, numero programmato annualmente e test d’accesso unico a livello nazionale.
  2. Facoltà delle Professioni Sanitarie e Scienze della formazione primaria, con Decreto MIUR ogni anno definiti il numero di posti disponibili, e ciascun ateneo è autonomo nella sua somministrazione e pianificazione dei test d’ingresso.
  3. Corsi a numero programmato a livello regionale o dallo stesso Ateneo, con test d’ingresso predisposto localmente. Sono particolari discipline, per le quali si ritenga necessario un uso intensivo dei laboratori e/o un approccio didattico personalizzato.

I risultati di queste procedure selettive insieme alla mancata incentivazione e sostegno per le categorie dei giovani di ceto meno abbiente, rendono il sistema educativo dell’istruzione terziaria inefficace e discriminatorio. In questa criticità anche l’Unione Europea mostra una irresponsabile latitanza, il diritto allo studio e all’alta formazione dovrebbe essere una priorità da perseguire, proprio per garantire il diritto all’uguaglianza e alle pari opportunità in tutti gli Stati membri dell’UE.

 

 

Fonte: IlSole24ore