Dall'Ebola al progetto scuola allo sport. Ecco chi sono gli infermieri sardi impegnati nel volontariato
Mi trovo spesso a confrontarmi con gli studenti di Infermieristica sull'argomento delle tesi di laurea. Dal 1997 anno della mia (Infermiere e Paziente: un modello comunicativo) ad oggi, rimango sempre molto deluso di come la via della ricerca continui a cadere per la gran parte sui soliti modelli di elaborato che si prefiggono di stabilire una qualche sostanziale novità assistenziale per ogni tipo di patologia nota e ancora da scoprire. Quando accade, mi riprende il solito sconforto su quanto ancora poco sia cambiato e non si abbia ancora ben chiaro che ruolo abbiamo e quale strada percorriamo. Così comincio a pensare in libertà sugli infermieri e sull'infermieristica e mi chiedo quale razza di personalità esista dietro la scelta di una professione così disgraziata, mal trattata mal compresa e anche mal interpretata. Una tesi su “chi sono gli infermieri e cosa fanno quando tolgono la divisa” potrebbe aiutare a capirne di più? Non lo so ma so per certo che alcuni di essi sono fortemente attratti dal desiderio di aiutare gli altri soprattutto se gli altri sono meno fortunati e si trovano lontano migliaia di chilometri, in Africa magari.
Scopro allora che c'è un fil rouge che unisce il tema della solidarietà, l'Africa, Sassari e alcuni dei suoi infermieri impegnati in progetti di aiuto che ruotano sostanzialmente intorno ai bambini, alla salute ed educazione loro e dei loro genitori ed insegnanti.
Probabilmente i protagonisti di questi progetti lo sarebbero anche senza essere infermieri o forse no ma almeno in questi quattro casi, la divisa più confusa d'Italia li accomuna tutti.
Sassari balzò alla cronaca nel 2015 per un evento che fu premonitore di quanto accaduto oggi per il Covid; all'epoca però, il caso che mandò in tilt una città intera era uno solo e si trattava di Ebola. A portarci a casa questo sgradito quanto terribile ospite fu un infermiere di ritorno da una missione in Africa per Emergency che consapevole dei sintomi, attivò la procedura di auto isolamento che consentì di impedire altri contagi. Stefano Marongiu si salvò allo Spallanzani e li oggi lavora ma in Africa c'era andato per aiutare la popolazione del Sierra Leone colpita da una infernale epidemia di Ebola, spinto da una una rocciosa motivazione al volontariato scoperta fin da giovanissimo, maturata poi nella professione infermieristica. Personalmente proposi un premio per lui ben prima di Mattarella, con tutto il rispetto, magari meno prestigioso ma molto sentito dai sassaresi; il sindaco di allora non ne volle sentire.
Non meno rocciosa è la motivazione che muove il collega Roberto Sanna che da anni promuove a Sassari l'opera dell'associazione We Work It Work che nella città di Nosy Komba, in Madagascar, ha messo una scuola per bambini sotto la sua ala protettiva promuovendone manutenzione, programmi educativi e di formazione. Nei viaggi compiuti, Roberto ha contribuito con le sue mani alle manutenzioni degli edifici, ha partecipato ad un progetto per costruire un forno e realizzare un corso di panificazione e un altro sulle tecniche di primo soccorso.
Personalmente e per il momento, posso solo vantarmi di essere un sostenitore dell'associazione Deborah Ricciu Espandere Orizzonti, che a Kibiri, un sobborgo della capitale Kampala in Uganda, grazie all'impegno di un altro sassarese, ha trasformato una scuola per bambini orfani e per poveri fatta di quattro assi di legno marce, in un edificio degno di questo nome dotato di acqua, cucina, aule, banchi e tanto altro. Aspetto il momento giusto per decidermi di andare anche io a dare un contributo più fattivo.
L'ultima storia in ordine di tempo è balzata alle cronache in questi giorni e riguarda Paraku in Benin. Qui la storia comincia col dott. Agostino Trombetta che appassionato del Cagliari fonda lo Sporting Club Gigi Riva con l'obbiettivo di impegnare i bambini nello sport e si intreccia quindi con il collega infermiere anch'egli di Sassari Sandro Nuvoli che ci ha rilasciato queste parole
“La vita dell'infermiere turnista ha delle dinamiche per cui spesso, se non si trovano attività motivazionali dentro e fuori l'ospedale, si rischia una routine alienante e il conseguente burn out. Che si tratti di aggiornarsi per crescere culturalmente o per la carriera, impegno sindacale o altro, tutto è utile per sopravvivere professionalmente. Oppure si cercano altri contesti per esprimere talenti, attitudini o propensioni. Con questi presupposti, inventarsi un gruppo musicale chiamato Globuli Rotti, con cui divertirsi a rifare cover celebri in chiave sanitaria, può diventare strumento utile per attività benefiche e sociali. Una di queste è stata sostenere questa originale iniziativa di un amico medico pugliese, volontario di una onlus e tifoso del Cagliari, che ha dato l'input per fondare a Parakou in Benin, lo Sporting club Gigi Riva. Avendo riprodotto le maglie dello scudetto del 1970, come gadget del libro ''Quando gli eroi eravamo noi'' che celebrava l'impresa di allora, è stato naturale metterle a disposizione di questi ragazzi che giocavano scalzi negli sterrati africani. Il passo successivo è stato organizzare serate per raccogliere fondi per dotare i ragazzi di calzoncini, calzettoni e soprattutto scarpe da gioco. Avendo vinto il campionato under 17 il prossimo impegno sarà partecipare al torneo di serie C del Benin che comporta un costo di circa 6.000 euro, quindi cerchiamo di creare una rete di supporto per quella che ormai possiamo definire la nostra squadra'' - conclude Nuvoli.
Non so se mi capiterà mai di scrivere quella tesi sugli infermieri senza divisa o se qualcuno lo farà mai al mio posto ma penso che queste storie, i loro protagonisti, gli effetti del loro impegno sul futuro delle persone coinvolte, ne faranno certamente parte.
Andrea Tirotto