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Mobbing. Le donne le più colpite, ma sono gli uomini a soffrirne maggiormente

Maria Luisa Astadi
Maria Luisa Asta
Pubblicato il: 09/12/2020 vai ai commenti

Professione e lavoroStudi e analisi

Quale genere è rilevante rispetto alla caratterizzazione del mobbing? Quali sono gli attacchi tipicamente agiti o subiti? Qual è la prevalenza nei campioni indagati di donne e uomini aggressori? E di vittime? Vi sono differenze di genere per la salute mentale e fisica delle vittime di mobbing?

 

Sono le domande alle quali hanno provato a rispondere i ricercatori dell’Università degli studi di Bari, in una revisione sistematica pubblicata sulla rivista La medicina del Lavoro.

 

 

Il mobbing è un fenomeno complesso e multifattoriale, che produce conseguenze negative a livello personale, come depressione, ansia, idee suicidarie, alterazioni del ritmo sonno veglia, e sull’organizzazione del lavoro stesso.

 

Attualmente, in Italia, il fenomeno del mobbing non è riconosciuto in modo specifico nel Codice Civile o Penale, la sua definizione e caratterizzazione è di natura giurisprudenziale: la sentenza della Cassazione Civile, Sez. lavoro, 6 marzo 2006, n. 4774, ha avuto un ruolo importante nella definizione della fattispecie criminosa, ricollegandolo all’articolo 2087 C.C. affermando che: “Si può realizzare con comportamenti materiali o provvedimenti del datore di lavoro indipendentemente dall’inadempimento di specifici obblighi contrattuali previsti dalla disciplina del rapporto di lavoro subordinato” .

In passato numerosi studi, come quelli di Leymann, hanno considerato i rischi psicosociali legati all’organizzazione del lavoro come causa principale del mobbing, evidenziando come alcuni elementi della progettazione organizzativa potessero fungere da barriere e da fattori trainanti.

Studi più recenti, invece, hanno indagato il rapporto tra fattori individuali e mobbing, evidenziando come la personalità del mobber e della vittima, le loro caratteristiche sociodemografiche e le relazioni interpersonali all’interno delle organizzazioni possano essere fattori essenziali nel condizionare il fenomeno.

Per quanto riguarda i fattori demografici, in particolare, è stato osservato in numerose nazioni del mondo che le donne sono più frequentemente vittime di mobbing, probabilmente a causa del loro nuovo ruolo nel mercato del lavoro, e per la maggiore suscettibilità al fenomeno delle molestie fisiche e sessuali, molto scarsi, invece, sono i dati relativi alle donne come autrici del mobbing.

 

Si stima che, in Italia, siano 1milione e 404mila (8,9%) le donne che abbiano subito molestie fisiche o ricatti sessuali sul posto di lavoro. Al momento dell’assunzione, ne sono state colpite più frequentemente le impiegate (37,6%) o le lavoratrici nel settore del commercio e dei servizi (30,4%). La quota maggiore delle vittime, inoltre, lavorava o cercava lavoro nel settore delle attività professionali, scientifiche e tecniche (20%) e in quello del lavoro domestico (18,2%).

Le donne denunciate per reati relativamente al mobbing, in Europa, sarebbero il 6,7% del totale. Le loro vittime sarebbero per il 59,8% uomini, il 40,2%, altre donne.

Alle donne può capitare più frequentemente di subire azioni negative quali osservazioni critiche sulle loro capacità di lavoro, commenti che de-valorizzano la posizione lavorativa da loro occupata o il loro valore professionale oppure molestie sessuali ed attenzioni sessuali non desiderate.

Gli uomini, invece, sperimentano più frequentemente forme di azioni negative che mettono in dubbio la loro virilità.

 

Risultati

Dalla revisione è emero come siano maggiormente gli uomini gli aggressori rispetto alle donne.

È possibile che la donna rivesta raramente il ruolo di aggressore per via del diverso ruolo sociale ricoperto, che prevede una più limitata esposizione sociale e una posizione più pregnante all’interno della

famiglia e con la marcata tendenza ad orientare l’educazione e la formazione sociale della donna alla non aggressività.

In contesti lavorativi, l’indagine ISTAT sulla sicurezza delle donne riporta che il 2,5% di donne ha subito almeno una violenza fisica o sessuale da colleghi di lavoro. Anche in altre nazioni le donne inoltre, sperimentano nei luoghi di lavoro delle forme di “inciviltà legata al genere” e mobbing molto più frequentemente degli uomini. L’inciviltà lavorativa implicherebbe commenti negativi sulle loro competenze lavorative, o commenti dispregiativi che denigrano la loro posizione lavorativa, elementi che possono entrare a far parte di un quadro di mobbing. È possibile che, in tali contesti, le donne siano più soggette ad aggressioni anche perché tentano di scardinarsi dal ruolo sociale, ad esse affibbiato, ovvero di “subordinate”.

Alle lavoratrici donne vengono attribuite spesso caratteristiche negative per qualsiasi lavoro, come essere poco intelligenti, facilmente soggette all’influenza ormonale ed eccessivamente emotive.

In fine, è risultato che le conseguenze del mobbing sulla salute mentale risulterebbero essere più gravi per gli uomini rispetto alle donne. Questo può dipendere dalla centralità e l’importanza che il lavoro riveste per gli uomini nella loro vita. I mercati di lavoro caratterizzati da egemonia, manifestata da aggressioni, competizione e ansia, tra gli uomini che cercano di superarsi a vicenda nel contesto lavorativo può mostrarsi anche tra gli uomini che non adottano ideali mascolini.

Gli uomini, inoltre, avrebbero una maggiore reticenza nel cercare aiuto dalle professioni sanitarie rispetto alle donne, pertanto problematiche quali depressione e suicidio avrebbero un maggiore tasso di incidenza.

 

 

Da: Donne e uomini, autori e vittime di mobbing in Italia: una revisione della letteratura

Liliana Dassisti1, Angela Stufano2, Piero Lovreglio2, Luigi Vimercati2,

Pasqua Loconsole1, Ignazio Grattagliano1

1 Università degli Studi di Bari, “Aldo Moro”, Dipartimento di Scienze della Formazione, Psicologia, Comunicazione

2 Università degli Studi di Bari, “Aldo Moro”, Sezione di Medicina del Lavoro, Dipartimento Interdisciplinare di Medicina