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Le insidie nascoste nei luoghi di lavoro: le muffe

Vincenzo Rauccidi
Vincenzo Raucci
Pubblicato il: 25/11/2022

AttualitàNursingProfessione e lavoroStudi e analisi

Tutto si può pensare, meno che ci possano essere ambienti ammuffiti all’interno di strutture sanitarie. Eppure accade.

Non tanto all’interno dei moderni ospedali, quanto più spesso all’interno di edifici storici, adibiti a presìdi di periferia come distretti sanitari, uffici d’igiene o poliambulatori.

Le muffe, formate da diverse tipologie di funghi microscopici, sono diffuse quasi ovunque sulla Terra e svolgono una funzione molto importante nella scomposizione di materiale organico.

Posso, però, trovarsi anche negli edifici, nei luoghi di lavoro e la loro concentrazione dipende da diversi fattori, ad esempio l’umidità. Questa, a sua volta, può essere dovuta a carenze edilizie, a interventi di miglioramento dell’edificio (come l’installazione di infissi maggiormente isolanti), all’utilizzo dei locali (ad esempio ad una ventilazione scorretta) o ad eventi straordinari come un’inondazione o una rottura delle condutture dell’acqua.

Se la loro concentrazione è alta, queste muffe possono causare problemi di salute nelle persone che si servono dei locali ed è quindi importante eliminarle il più rapidamente possibile.

Allo stato attuale delle conoscenze, l’esposizione alle muffe comporta gravi rischi per la salute soprattutto nei soggetti con tendenze allergiche o immunodeficienza. Le malattie provocate dall’esposizione a muffe sono descritte qui di seguito:

Irritazioni

Irritazioni della pelle (arrossamenti, prurito) o delle congiuntive (bruciore agli occhi), soprattutto nei soggetti con pelle sensibile o affetti da malattie della pelle e degli occhi.

Questi disturbi possono manifestarsi anche in seguito ad una sola esposizione e scompaiono solitamente dopo breve tempo.

Malattie allergiche

Il manifestarsi di allergie è favorito dalla predisposizione genetica e da un’elevata e ripetuta esposizione allergenica (allergeni delle muffe o di altri microrganismi).

  • Reazioni allergiche delle congiuntive e del naso (rinocongiuntivite allergica). Oftalmia (infiammazione dell’occhio) di origine professionale associata a raffreddore, paragonabile al raffreddore da fieno.
  • Asma bronchiale allergica. Sintomi asmatici di origine professionale (tosse, affanno, respiro sibilante).
  • Polmonite allergica (alveolite allergica estrinseca). Febbre di origine professionale che si manifesta tipicamente diverse ore dopo l’esposizione, associata a sintomi respiratori (tosse, affanno, dispnea) e cambiamenti radiologici temporanei. Se avvengono altre esposizioni dopo l’insorgere della malattia, questa può assumere un decorso grave con conseguenze invalidanti. La polmonite allergica può essere causata da vari tipi di spore o altri microrganismi.
  • Aspergillosi broncopolmonare allergica (ABPA). Provocata dalle spore della muffa aspergillus, l’aspergillosi broncopolmonare allergica si manifesta soprattutto nei soggetti asmatici o affetti da fibrosi cistica ed è caratterizzata da spinte infiammatorie (febbre per diversi giorni, respiro sibilante, dolori al petto, espettorato viscoso di colore marroncino), alternate ad intervalli con meno disturbi. Col tempo questa patologia può provocare danni permanenti ai polmoni.

Malattie febbrili

Un’elevata esposizione alle muffe, anche se avviene una volta sola, può provocare una malattia febbrile simile all’influenza (febbre, spossatezza, dolori alle ossa), detta Organic Dust Toxic Syndrome (ODTS). I sintomi si attenuano dopo uno o due giorni dall’esposizione.

Quando si parla di esposizione alla muffa negli ambienti di lavoro, si dovrebbe far riferimento al Testo Unico Sicurezza che, a oggi, è la legge fondamentale per la prevenzione degli infortuni sul lavoro. In particolare nell’allegato IV, al capitolo 1.9, si parla di Microclima e di come questo debba essere tenuto sotto controllo tramite l manutenzione e la pulizia degli impianti di climatizzazione.

Qualsiasi sedimento o sporcizia che potrebbe comportare un pericolo immediato per la salute dei lavoratori dovuto all’inquinamento dell’aria respirata deve essere eliminato rapidamente.

Nel 2009, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha pubblicato le linee guida per la qualità dell’aria interna, l’umidità e la muffa. Sulla base della revisione della letteratura scientifica dell’organizzazione, l’agenzia ha scoperto che vi erano sufficienti prove epidemiologiche per concludere che gli occupanti di edifici umidi sono a rischio di sviluppare sintomi delle vie respiratorie superiori e inferiori (inclusi tosse e respiro sibilante), infezioni respiratorie e asma.

Consigliamo a tutti i lavoratori che operano in ambienti con muffe, di segnalare immediatamente la cosa al Servizio di Prevenzione e Protezione della propria azienda, ai propri RLS (Rappresentanti dei Lavoratori per la Sicurezza) e alla Medicina del Lavoro.