Scopri perché una semplice luce UV può rivoluzionare l’igiene delle mani in corsia
Un progetto dell’Istituto Auxologico Italiano evidenzia come la restituzione immediata di un feedback visivo attraverso lampade UV e gel fluorescente possa aumentare l’efficacia e la durata nel tempo dell’igiene delle mani tra infermieri, OSS e fisioterapisti.
Che l’igiene delle mani sia il primo strumento di prevenzione contro le infezioni correlate all’assistenza (ICA) non è una novità. Ma non basta sapere quanto è importante igienizzarsi le mani: conta come lo si fa e, soprattutto, quanto a lungo si mantiene una corretta tecnica nel tempo. È su questo punto che si concentra un interessante studio pubblicato sulla rivista Assistenza Infermieristica e Ricerca, a firma di Ilaria Gagliardi e colleghi dell’Istituto Auxologico Italiano, condotto tra Piancavallo e Milano, con la collaborazione dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca.
Lo studio ha indagato se l’uso di un feedback visivo immediato – attraverso gel fluorescente e lampada a raggi ultravioletti – potesse migliorare la qualità dell’igiene delle mani tra operatori sanitari. Un tema tutt’altro che secondario, se si considera che, nonostante le raccomandazioni dell’OMS sui “5 momenti per l’igiene delle mani”, diversi studi mostrano come solo nel 10% dei casi si raggiungano realmente gli standard attesi.
L’esperimento: tecnica semplice, obiettivo ambizioso
Il team ha condotto uno studio pilota per un trial controllato e randomizzato a cluster coinvolgendo 13 unità operative dell’Istituto Auxologico, tra cui reparti di riabilitazione, neurologia, medicina generale e fisioterapia. I partecipanti – 103 in tutto tra infermieri (40%), OSS (37%) e fisioterapisti (72%) – sono stati divisi in due gruppi: uno riceveva un feedback immediato grazie a un dispositivo UV, l’altro solo al termine dello studio.
Ogni partecipante, a distanza di circa 18 giorni tra una misurazione e l’altra (T0, T1 e T2), si sottoponeva alla seguente procedura:
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Lavaggio mani con sapone.
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Applicazione di soluzione idroalcolica contenente un gel fluorescente.
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Ispezione delle mani in un box con luce UV.
Grazie alla fluorescenza visibile sotto UV, le mani venivano suddivise in 48 aree, poi raggruppate in 11 macrozone(palmo, dorso, spazi interdigitali, falangi, aree laterali…). Ogni zona era classificata come igienizzata o meno in base alla copertura completa del gel.
Cosa è emerso: il feedback funziona, ma nel tempo
Al primo rilevamento (T0), il gruppo di controllo ha mostrato in media una maggiore percentuale di aree igienizzate rispetto al gruppo “feedback” (84,8% contro 82,5%). Secondo i ricercatori, questo potrebbe essere dovuto all’effetto di compensazione: chi non riceve feedback immediato tende a essere più attento. Tuttavia, col passare del tempo i risultati si invertono.
Alla terza misurazione (T2), il gruppo che aveva ricevuto feedback visivo immediato mostrava una significativa maggiore igienizzazione delle mani, con un p-value di 0,0395, segno che il miglioramento non è casuale. In sostanza, l’uso della luce UV ha avuto un impatto positivo sulla qualità dell’igiene, consolidandosi nel tempo.
Più consapevolezza, più efficacia
Questo effetto è particolarmente interessante perché sottolinea l’efficacia dell’apprendimento visivo e attivo. Non si tratta solo di “sapere cosa fare”, ma di vedere con i propri occhi dove si sbaglia e correggersi subito. In questo modo si sviluppa una consapevolezza pratica che resiste più a lungo nel tempo, rispetto alle classiche formazioni teoriche o ai memo appesi nei reparti.
Il valore aggiunto del metodo UV è proprio nella immediatezza e concretezza del feedback, che trasforma un’azione automatica e spesso trascurata in un momento di reale attenzione e apprendimento.
I limiti: metodologia perfezionabile
Gli stessi autori evidenziano alcuni limiti dello studio:
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L’osservazione diretta, seppur rigorosa, può introdurre un bias valutativo.
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La gestione autonoma della quantità di gel potrebbe aver influito sulla copertura delle mani.
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Le rilevazioni in fasce orarie non uniformi potrebbero aver risentito della stanchezza o attenzione variabile degli operatori.
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L’effetto Hawthorne, ovvero la tendenza a migliorare le proprie performance perché osservati, non è del tutto eliminabile.
Per superare queste criticità, i ricercatori suggeriscono che futuri studi dovrebbero utilizzare scanner automatizzati UV, dosi standardizzate di gel fluorescente e rilevazioni in orari predefiniti (inizio o fine turno).
Tecnologia semplice, effetto duraturo
L’igiene delle mani rimane la misura più semplice ed efficace per prevenire infezioni nosocomiali. Ma farla bene richiede attenzione, consapevolezza e formazione continua. Lo studio dimostra che un piccolo strumento come una lampada UV, abbinato a una soluzione fluorescente, può produrre grandi risultati, soprattutto nel lungo periodo.
Questa metodologia, economica e replicabile, potrebbe essere integrata nella formazione periodica degli operatori sanitari, come rinforzo pratico alle linee guida OMS. Il messaggio è chiaro: vedere i propri errori, in tempo reale, aiuta a correggerli e non ripeterli.
Gagliardi I, Poletti C, Brenna E, Soranna D, Zambon A, Porcu A. Studio pilota di un trial controllato e randomizzato a cluster per valutare l’efficacia della luce ultravioletta per migliorare l’igiene delle mani del personale ospedaliero. Assist Inferm Ric 2025;44(2):45-51. doi 10.1702/4514.45117