Addio infarto? Ecco l'anticorpo che riduce il colesterolo del 73% e salva le arterie
02/09/2025
Una recente ricerca scientifica ha rivelato un’innovativa strategia per combattere le malattie cardiovascolari, grazie all’uso di un anticorpo monoclonale. I risultati, presentati al congresso di cardiologia ESC di Madrid, sono il frutto di uno studio spontaneo e non finanziato da sponsor, condotto dall’Azienda Ospedaliera Ordine Mauriziano di Torino. La scoperta ha un’importanza enorme: il farmaco, chiamato Evolocumab, non solo riduce drasticamente il colesterolo LDL e la placca carotidea, ma è in grado di diminuire di sette volte il rischio di infarto, ictus e altri gravi eventi vascolari.
Lo studio, soprannominato “Caruso” (acronimo di "CARotid plaqUe StabilizatiOn and regression with Evolocumab"), è stato ideato dalla cardiologa interventista Tiziana Claudia Aranzulla. La ricerca ha coinvolto 170 pazienti affetti da stenosi carotidea (restringimento dell’arteria) di almeno il 50% e con livelli di colesterolo LDL uguali o superiori a 100 mg/dL. I partecipanti sono stati suddivisi in due gruppi: uno ha ricevuto la terapia orale standard, mentre l’altro ha assunto anche il farmaco Evolocumab. Questo anticorpo monoclonale agisce inibendo la proteina PCSK9, che normalmente impedisce al fegato di eliminare efficacemente il colesterolo LDL.
I dati raccolti dopo un anno di trattamento hanno mostrato una superiorità netta del gruppo trattato con Evolocumab:
- Riduzione del colesterolo: La diminuzione media del colesterolo LDL è stata del 73,5%, a fronte del 48,3% nel gruppo di controllo.
- Regressione della placca: La placca nelle arterie carotidee è regredita nel 68,4% dei casi, contro il 63,5% dell’altro gruppo. Questo risultato è cruciale, poiché la regressione della placca è un indicatore diretto della stabilizzazione della malattia.
- Riduzione degli eventi cardiovascolari: Il dato più impressionante riguarda il numero di eventi cardiovascolari avversi (come infarti o ictus), che si è verificato solo nel 2,4% dei pazienti trattati con il farmaco, in netto contrasto con il 14,4% del gruppo di controllo.
Questi risultati sono così significativi che i ricercatori suggeriscono che l’anticorpo monoclonale potrebbe diventare il trattamento standard per i pazienti con stenosi carotidea. Un esempio concreto è il caso del primo paziente trattato, un 78enne torinese, che grazie a questa terapia ha visto la sua stenosi ridursi dal 70% al 55%, evitando così un intervento chirurgico.
Il dottor Giuseppe Musumeci, direttore della Cardiologia del Mauriziano, ha sottolineato come questo successo consolidi il lavoro del suo dipartimento, già tra i primi a utilizzare questa terapia per i pazienti con infarto acuto. La ricerca aprirà la strada a nuovi approcci anche per i pazienti affetti da arteriopatia periferica, una patologia che in Piemonte colpisce circa 400.000 persone e che, se non diagnosticata e curata in tempo, può portare a conseguenze devastanti come l’amputazione. Lo studio Caruso dimostra che l’approccio proattivo nella cura di queste patologie non solo migliora la qualità della vita dei pazienti, ma previene anche lo sviluppo di malattie cardiache più gravi.