Art. 49. Varese e altri tentano di isolare Pisa. Ma è un bluff: smentiti, ritrattano...
L’iniziativa partita dal Collegio provinciale IPASVI di Pisa, per voce del Presidente Carlotti, riguardante una mozione di disapplicazione dell’art. 49 del Codice Deontologico (Clicca), ha mosso un vero e proprio vespaio all’interno degli organi di rappresentanza della professione infermieristica.
La situazione è diventata immediatamente tesa fra Pisa e Federazione Nazionale, con una repentina reprimenda da parte della Presidente Mangiacavalli a cui è seguita, nei giorni scorsi, una nota di chiarimento sul percorso di riforma già in atto e sui suoi passi fondamentali, volta a riportare il dibattito “in ambiti più consoni alla professione”, come scrive la stessa Mangiacavalli.
L’ultimo (in termini temporali) evento nel panorama degli accadimenti è costituito da una farsesca iniziativa del Collegio IPASVI di Varese che, a firma del suo Presidente Filippini, il 3 maggio ha inviato a Carlotti, Mangiacavalli e a tutti i Presidenti provinciali una lettera di formale dissociazione dall’iniziativa pisana (Clicca).
Il lato farsesco della questione non è affatto la dissociazione, bensì la lettera stessa, e per almeno tre ragioni.
La prima consiste nell’intestazione della missiva, che sembrerebbe partire da una sorta di coordinamento dei Collegi Lombardi, di cui prima d’ora non si conosceva l’esistenza. E pare proprio che questa esistenza fosse ignota anche ai Presidenti dei Collegi lombardi, dato che il presidente Giovanni Muttillo (IPASVI Milano-Lodi-Monza Brianza) afferma che “il coordinamento dei Collegi IPASVI Lombardi non esiste” (Clicca).
La seconda ragione si ritrova all’interno del testo della lettera stessa, in cui vengono riportati dei virgolettati, attribuiti a Carlotti, che non corrispondono a quanto lo stesso ha scritto ai Presidenti provinciali e alla Federazione. Tant’è che lo stesso Carlotti ha replicato ai mittenti (Clicca) evidenziando le false citazioni ed esprimendo, di conseguenza, le sue perplessità in ordine a quella che a ragione ritiene essere un’espressione di leggerezza nel sottoscrivere il documento da parte dei dieci Presidenti lombardi fra i quali nessuno avrebbe “posto attenzione su questa singolare anomalia”. Si tratterebbe dunque di un documento preconfezionato altrove e firmato pedissequamente? Gli interessati daranno risposta al quesito, mentre il sospetto che così stiano le cose rafforza la convinzione di Carlotti circa la bontà della sua iniziativa.
Ma il coup de théâtre arriva oggi, dopo la replica di Carlotti, ancora una volta da Varese. Sollecitato da qualcuno dei presunti firmatari il Presidente Filippini fa dietrofront e invia una comunicazione a tutti i precedenti destinatari in cui specifica che “Ci scusiamo per l’invio della comunicazione precedente. Il testo era una bozza non condivisa da tutti. Seguirà testo ufficiale.”
Speriamo che anche i mezzi di informazione che hanno dato risalto alla missiva lombarda siano stati informati del fatto e che si prodighino per dare evidenza del dietrofront, come è doveroso da parte di chi professionalmente si occupa di informazione.
Bene. Anzi, male, molto male.
A parte la pessima figura, su cui ogni commento è superfluo, la questione non può essere banalizzata e derubricata a semplice errore.
Innanzitutto perché Filippini nella sua “errata corrige” non fa cenno al fatto di aver riportato ed attribuito a Carlotti frasi che lo stesso non ha scritto, per cui ad oggi, nonostante la replica del Presidente IPASVI di Pisa, continua di fatto ad attribuirgliele esponendosi al rischio di rivalse legali nei suoi confronti (e nei confronti degli altri sottoscrittori) da parte di Carlotti oltre che richiesta di azioni disciplinari interne all'IPASVI, in ordine alle quali già qualche ipotesi trapela da Pisa.
In secondo luogo perché, virgolettati o meno, la lettera vuole avere un significato “politico” all’interno del consesso dei Presidenti dei Collegi provinciali; vuole far intendere che tutti i Collegi lombardi (che hanno un grosso peso nella Federazione) si discostano e rifiutano l’iniziativa pisana. Cosa che, sia chiaro, sarebbe perfettamente legittima, ma che però non è veritiera, o perlomeno non lo è nei termini in cui viene proposta. Una chiara forzatura e una dichiarazione di frattura politica all’interno dell’IPASVI con cui si vuole mettere all’angolo Pisa sotto la spinta di un fronte tanto massiccio quanto artificiale.
E poi una nota di tipo formale: se questa era una bozza non condivisa (per stessa ammissione di Filippini), come mai è sottoscritta dalle firme di tutti e dieci i presidenti? A meno di un dietrofront sul dietrofront possiamo immaginare che le firme non siano state poste di pugno, ma frutto di un copia-incolla grafico, che ci lascia molto perplessi in quanto a metodo operativo e che ci fa fondatamente dubitare della genuina rappresentazione della volontà dei sottoscrittori, o presunti tali.
Da una comunicazione inviata da un Ente pubblico, o meglio, da una sedicente aggregazione di Enti pubblici, ci aspetteremmo una migliore garanzia di autenticità.
Attendiamo in ogni caso il “testo ufficiale” che stavolta sarà, visto l’imbarazzante precedente, sicuramente autentico.