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Infermieri. Chi decide sull’idoneità al posizionamento del Picc? Il medico o l’infermiere? Il parere di Luca Benci

Maria Luisa Astadi
Maria Luisa Asta
Pubblicato il: 27/07/2018 vai ai commenti

La rubrica di Luca benci

Riceviamo e pubblichiamo il quesito di un’infermiera che opera in un Picc Team.

Il quesito, a nostro parere, interessante e di grande attualità, pone l'accento sulla “refertazione degli impianti vascolari” e sulla decisione ultima in merito all'idoneità o meno del paziente al posizionamento del Picc.

Di seguito riportiamo il parere concessoci,  gentilmente e con grande disponibilità, dal giurista Luca Benci.

 

Buongiorno, sono un'infermiera che opera in un Picc Team.

Avrei bisogno di un suo parere per ciò che riguarda la refertazione degli impianti vascolari che eseguiamo in autonomia in ecoguida dopo la formazione e l'abilitazione. La diatriba in corso riguarda ciò che viene richiesto dal medico di reparto che spesso non incontra il nostro parere favorevole all'impianto, noi infermieri vorremmo scrivere nel referto che valutato il paziente non lo riteniamo idoneo all'impianto richiesto, il medico referente del team riterrebbe giusto scrivere si concorda con il medico di reparto la non idoneità. Gli impiantatori non hanno quasi mai la possibilità di confronto con i richiedenti, specie nel pomeriggio, e riteniamo anche che il medico richieda una consulenza che noi diamo. Lei pensa che sia corretta la nostra valutazione o crede che ci possa esporre a rischi giuridici? La ringrazio anticipatamente per l'attenzione.

 

Perere Giuridico

La questione della liceità del posizionamento da parte degli infermieri degli impianti vascolari, con particolare riferimento agli cateteri venosi centrali a inserimento periferico, è stata affrontata e risolta negli anni precedenti.

Pacificamente oggi in molti contesti aziendali esistono i Picc team infermieristici che si occupano a pieno titolo della gestione complessiva di quanto riguarda l’accesso vascolare. Il problema della liceità attraverso la formazione post/base è quindi superato.

Stiamo parlando, come è evidente, del posizionamento. A monte resta il problema della decisione di sottoporre il paziente ad accesso vascolare. In questo preciso momento storico risulta arduo pensare di estromettere il medico da questa decisione.

La sottolineatura è fondamentale in quanto la normativa di abilitazione all’esercizio professionale è strutturata come una sorta di work in progress e risente necessariamente del cambiamento culturale e organizzativo del contesto professionale.

Penso che sia necessario sostenere che il posizionamento del Picc necessiti di una prescrizione medica o, quanto meno, di una indicazione medica. Non importa che la prescrizione medica sia dettagliata – come ad esempio la prescrizione di farmaci – in quanto connotandosi come una tradizionale prescrizione “di trattamento” basta che indichi la manovra da effettuare. Da questo punto di vista non differisce da altre prescrizioni di trattamento come, ad esempio, il posizionamento di un catetere vescicale o di un sondino nasogastrico.

Si pone, però, nel quesito, il problema della “refertazione degli impianti vascolari”. Probabilmente con tale espressione si intende la preventiva valutazione dell’idoneità che è, in realtà, altra cosa. Vi è da domandarsi se questa possa essere svolta in autonomia oppure se sia necessaria la congiunta valutazione medica.

Da un punto di vista strettamente giuridico non vi sono ostacoli al riconoscimento. Valutata l’inidoneità all’impianto questo non deve essere posto in essere (a meno che il giudizio non sia errato).

A questo punto diventa un problema di organizzazione interna attraverso la strutturazione di  protocolli che delineino, all’interno del quadro giuridico delineato, le rispettive competenze.

In caso di dissenso rispetto alla valutazione il quadro si complica. Non vi sono dubbi però sul fatto che se il posizionamento possa essere, a parere dell’infermiere, di nocumento per le condizioni del paziente, in relazione alla riconosciuta posizione di garanzia e protezione in capo all’infermiere, esso non debba essere posizionato. Come in ogni caso di dissenso professionale è evidente che debba essere motivato circostanziatamente e di tale motivazione l’infermiere risponde.

Si consiglia vivamente la strutturazione di protocolli per l’individuazione della idoneità al posizionamento.

Luca Benci