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Pochi infermieri e crescita professionale lenta ed insufficiente. Il rapporto Commissione europea e dall’Oecd Italia

Maria Luisa Astadi
Maria Luisa Asta
Pubblicato il: 30/11/2019 vai ai commenti

AttualitàStudi e analisi

L’Italia impiega però meno infermieri rispetto a quasi tutti i paesi dell’Europa occidentale, e la loro crescita professionale è del tutto insufficiente; è quanto contenuto nell’ultimo rapporto elaborato dalla Commissione europea e dall’Oecd.

Vediamone quindi i dettagli salienti.

 

Personale Sanitario

Mentre il numero totale dei medici per abitante in Italia è superiore alla media dell’UE (4,0 rispetto al 3,6 per 1 000 abitanti nel 2017), il numero dei medici che esercitano negli ospedali pubblici e in qualità di medici di famiglia è in calo, e oltre la metà dei medici attivi ha un’età superiore ai 55 anni: tale situazione desta serie preoccupazioni riguardo alla futura carenza di personale.

L’Italia impiega meno infermieri rispetto a quasi tutti i paesi dell’Europa occidentale (ad eccezione della Spagna) e il loro numero è notevolmente inferiore alla media dell’UE (5,8 infermieri per 1 000 abitanti contro gli 8,5 dell’UE.

Il potenziale di espansione dei ruoli infermieristici è ancora in larga misura inutilizzato

In Italia il quadro normativo per l’assistenza infermieristica non è ancora stato riveduto per consentire la creazione di nuovi ruoli e il trasferimento di compiti e delle responsabilità, come è invece avvenuto in altri paesi dell’UE.

Tuttavia, secondo un’indagine condotta nel periodo 2015-2016 tra gli operatori sanitari, i dirigenti sanitari e pazienti, circa il 30 % degli intervistati ha dichiarato che nei cinque anni precedenti vi sono stati cambiamenti di ruolo del personale infermieristico impiegato nella gestione dei casi di tumore al seno.

Oltre il 50 % degli intervistati ha citato un ampliamento del ruolo degli infermieri nella gestione dei casi di infarto miocardico acuto (Maier et al., 2018). In concreto, tali risultati indicano che in Italia sembra emergere un trasferimento dei compiti, per la cui ulteriore attuazione potrebbe essere necessarie modifiche normative volte a rimuovere gli ostacoli rimanenti.

 

Stato della salute

Nel 2017, la speranza di vita alla nascita in Italia ha raggiunto gli 83,1 anni, ponendo il paese al secondo posto nell’Unione europea dopo la Spagna. Nonostante che a partire dal 2000 il divario di genere nella speranza di vita sia diminuito, gli uomini italiani vivono in media ancora quattro anni in meno delle donne. Sussistono inoltre notevoli disparità connesse alla situazione socioeconomica e a livello interregionale: gli uomini italiani meno istruiti vivono in media 4,5 anni in meno rispetto a quelli più istruiti, e le persone che risiedono nelle regioni più abbienti del Nord vivono oltre tre anni in più rispetto a chi vive in quelle meno prospere del Sud.

 

 

Fattori di rischio

A partire dal 2000, il numero di fumatori in Italia è diminuito leggermente, ma nel 2017 fumavano quotidianamente ancora un adulto su cinque, una cifra leggermente superiore rispetto alla media dell’UE (19 %).

L’obesità tra gli adulti è aumentata dal 9 % nel 2003 all’11 % nel 2017, ma rimane tuttavia inferiore alla media dell’UE (15 %). I problemi di sovrappeso tra i bambini e gli adolescenti rappresentano un’altra questione problematica per la sanità pubblica, con circa un quinto dei quindicenni in sovrappeso od obeso nel periodo 2013-2014, una quota prossima alla media dell’UE. Su una nota più positiva, la percentuale di adulti che dichiara regolarmente un consumo di alcolici elevato è molto più bassa rispetto alla maggior parte dei paesi dell’UE.

 

Spesa sanitaria

Nel 2017 la spesa sanitaria pro capite in Italia, pari a 2 483 EUR, era del 15 % inferiore rispetto alla media dell’UE, pari a 2 884 EUR. La spesa sanitaria ha ripreso a crescere negli ultimi anni, ma a un ritmo più lento rispetto a quello della maggior parte dei paesi dell’UE. In proporzione ai restanti settori economici, nel 2017 la spesa sanitaria era pari all’8,8 % del PIL, un punto percentuale in meno rispetto alla media dell’UE del 9,8 %. La spesa sanitaria è finanziata per circa tre quarti con fondi pubblici, mentre la parte restante è principalmente a carico dei pazienti.

 

Efficacia

Il sistema sanitario italiano è relativamente efficace nell’evitare le morti premature e presenta uno dei livelli più bassi di cause prevenibili e trattabili di mortalità nell’UE.

 

Accessibilità

In Italia i bisogni sanitari non soddisfatti sono in genere bassi, sebbene le fasce di popolazione a basso reddito e i residenti in alcune regioni incontrino maggiori ostacoli per accedere ad alcuni servizi.

 

Resilienza

Come in molti altri Stati Membri, negli anni a venire l’invecchiamento della popolazione eserciterà pressioni sui sistemi sanitari e di assistenza a lungo termine; sarà quindi necessaria una maggiore efficienza, che deriverà da un’ulteriore evoluzione dei modelli di erogazione del servizio verso un’assistenza per le malattie croniche prestata al di fuori delle strutture ospedaliere.

 

da Quotidiano Sanità

 

Allegato: Rapporto Italia.pdf