Condanna a 30 anni per l'ex infermiera di Lugo: ha ucciso con premeditazione
Per aver ucciso un anziano paziente con una somministrazione letale di cloruro di potassio è stata condannata a 30 anni di carcere Daniela Poggiali, l’ex infermiera dell’Ausl Romagna, la sentenza di oggi non riguarda più l’anziana signora, Rosa Calderoli, 78 anni, ma riguarda il decesso di Massimo Montanari, un anziano di 95 anni, avvenuto il 12 marzo 2014 poco prima di essere dimesso da un ospedale nel ravennate.
La storia
Daniela Poggiali era stata condannata all’ergastolo nel marzo del 2016, per aver ucciso la 78enne Rosa Calderoli, con una dose letale di potassio.
Rimasta in carcere per 1003 giorni era stata rimessa in libertà con piena assoluzione dalla Corte d’Assise di Bologna.
Alla sentenza di assoluzione era seguito il ricorso alla Procura Generale bolognese e l’annullamento dell’assoluzione da parte della Cassazione.
La pg Mariella De Masellis, aveva ritenuto attendibile il metodo utilizzato per rilevare i livelli di potassio post mortem.
Secondo De Masellis, l'infermiera agiva in modo «sconcertante», «manipolava i degenti, somministrando farmaci a piacimento»: una donna che era stata definita «scaltra» e «senza pietas».
All’annullamento della Cassazione era seguito l’Appello bis che si era concluso il 23 maggio del 2019 con una nuova assoluzione perché “il fatto non sussiste”., e l’attesa per il terzo appello, mentre la storia è andata avanti ed ha preso nuove pieghe.
Non più quindi accusata di aver ucciso Rosa Calderoli, ma Massimo Montanari, 92enne.
L’ex infermiera conosceva la vittima (era stato datore di lavoro di un suo compagno) che aveva minacciato più o meno velatamente in diverse circostanze. Una di queste il 3 giugno 2009, mentre si trovava negli uffici per consegnare un certificato relativo a una pratica infortunistica dell’ex. Ad un’attonita segretaria aveva urlato: «State attenti te e Montanari di non capitarmi tra le mani». Un elemento che ha pesato sul riconoscimento dell’aggravante della premeditazione.