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Il Long Covid andrebbe riconosciuto come malattia professionale. Ecco perché

Maria Luisa Astadi
Maria Luisa Asta
Pubblicato il: 16/09/2021 vai ai commenti

CoronavirusCoronavirusPunto di Vista

Fino al 50% dei guariti dal Covid che hanno sviluppato la sindrome da Long Covid, vedono gravemente compromessa la loro vita quotidiana e lavorativa

Del Long Covid, oggi se ne parla ancora poco, nonostante sia una questione che non riguarda solo la scienza e la medicina, ma tutte le sfere della società, con effetti immediati su quella lavorativa: i guariti dal Covid, oggi fanno fatica a tornare a lavoro e se lo fanno si trascinano dietro una serie di problemi fisici, psicologici e neurologici, che impediscono una prestazione efficiente. Per questo sarebbe utile riflettere sulla possibilità, per gli operatori sanitari, di annoverare il Long Covid tra le malattie professionali.

 

Cos’è il Long Covid

Un numero significativo di pazienti con COVID-19 presenta sintomi prolungati, noti come Long COVID. Pochi studi sistematici hanno studiato questa popolazione, in particolare in ambito ambulatoriale. Quindi, si sa relativamente poco sulla composizione e sulla gravità dei sintomi, sul decorso clinico previsto, sull'impatto sul funzionamento quotidiano e sul ritorno alla salute di base.

Sebbene non vi sia ancora una definizione concordata del Long Covid, i ricercatori definiscono la malattia come un insieme di sintomi che si sviluppano durante o in seguito a un caso confermato o sospetto di COVID-19 e che continuare per più di 28 giorni.

Uno studio pubblicato sulla rivista EClinicalMedicine e condotto da Athena Akrami, dell'University College di Londra, condotto su 3.762 persone con long Covid confermato o sospetto in 56 paesi, ha portato all'identificazione di 207 sintomi, 66 dei quali possono perdurare sette mesi dalla guarigione dall'infezione. 

Quali sono i sintomi di "Long Covid"?

  • Fatica eccessiva/esaurimento
  • Mancanza di respiro
  • Mal di testa
  • Insonnia
  • Affaticamento / dolori muscolari
  • Dolore al petto
  • Tosse persistente
  • Perdita di gusto e odore
  • Febbri intermittenti
  • Eruzioni cutanee
  • Malessere post-sforzo.

Ci sono altri sintomi meno comuni che sono stati segnalati da lunghi malati di Covid, che devono ancora essere confermati dagli studi: problemi di udito, problemi cognitivi come "nebbia del cervello" problemi di salute mentale e la perdita di capelli.

Adesso gli scienziati avanzano l’ipotesi che essi possano appartenere alle seguenti condizioni:

  1. Sindrome post terapia intensiva (PICS);
    Sindrome post-affaticamento virale (PVFS);
    3. Danno permanente d’organo (POD); 
    4. Sindrome Covid a lungo termine (LTCS).

Sindrome da post-terapia intensiva,  ovvero, i guariti da Covid, sperimentano situazioni tipiche di pazienti che sono sopravvissuti a un periodo in terapia intensiva: sono troppo deboli per stare seduti da soli o sollevarsi dal letto. Alcuni possono perfino avere difficoltà a parlare o deglutire. Dal punto di vista psicologico, taluni hanno sviluppato forme depressive o disturbo da stress post-traumatico.

Sindrome post-affaticamento virale, a prevalere sono la stanchezza e l’annebbiamento, costituendo una condizione osservata anche dopo l’infezione da altri virus come enterovirus o rosolia

Danno permanente d’organo, alcuni soggetti presentano prove di danni permanenti agli organi causati dal virus, in particolare ai polmoni e al cuore. Non è ancora chiaro se il danno post-Covid-19 osservato in alcuni casi anche su fegato e pancreas possa essere permanente.

Sindrome Covid a lungo termine, una delle condizioni più diffuse e difficili da inquadrare a livello clinico: i pazienti lamentano “montagne russe di sintomi che riguardano tutto il corpo”. Si tratta di disturbi fluttuanti transitori, la cui intensità è variabile: essi potrebbero essere dovuti alla condizione di un sistema immunitario colpito e in ripresa, suggeriscono gli esperti.

Da cosa dipende la sindrome post Covid

Gli studiosi ipotizzano che la sindrome da stanchezza post-virale possa intervenire secondo due meccanismi:

  • reazione immunitaria ai residui del coronavirus nell'organismo,
  • diffusione di microcoaguli che riducono l'afflusso di sangue ossigenato nel corpo. Da questo problema vascolare potrebbero dipendere anche i mal di testa e l'affanno riportati da molti guariti.

Il senso di fatica potrebbe anche essere una conseguenza dell'attacco del virus alle cellule che rivestono le pareti dell'intestino, che si infettano e si infiammano: il virus persiste infatti a lungo nelle feci anche dopo essere scomparso dai tamponi nasali, e finché l'equilibrio batterico intestinale non è ripristinato possono prevalere stanchezza, mancanza di appetito, perdita di peso.

Problemi al cuore

Il coronavirus SARS-CoV-2 può attaccare il muscolo cardiaco, e nei sopravvissuti a questo aspetto della malattia sembra poter causare danni cardiaci a lungo termine, oltre a inasprire i disturbi al cuore preesistenti.

Impatti neurocognitivi

Sempre più ricerche evidenziano sintomi neurologici nei pazienti ricoverati per Covid, come mal di testa, vertigini, perdita di coscienza, disturbi della vista, perdita dell'olfatto e del gusto, dolore cronico. Ed ancora disturbi dell'attenzione, della concentrazione e della memoria, nonché possibili disfunzioni dei nervi periferici che raggiungono le dita, le braccia, le gambe.

 

Lesioni polmonari

I danni polmonari del virus SARS-CoV-2 possono lasciare sui tessuti cicatrici perenni, con conseguente difficoltà a tornare alla vita di tutti i giorni. Il coronavirus attacca entrambe i polmoni. Le sequele polmonari possono verificarsi anche in pazienti senza patologie precedenti ed i pazienti possono arrivare fino al 10% di riduzione della capacità aerobica.

 

Le assenze da lavoro per Long Covid

Le assenze  direttamente legate al manifestarsi di una sindrome Long-Covid, sono equiparate alla malattia comune, sia per il trattamento economico, sia per il trattamento normativo. A carico del lavoratore interessato ci saranno gli obblighi di certificazione, con la dovuta attenzione agli oneri di avviso e preavviso immediato in caso di assenze.

Alla luce di quanto esposto, il Long Covid, ha tutte le caratterisitiche per essere annoverato tra le malattie professionali; per questo andrebbe stilata una diagnosi ed una classificazione ufficiale che ancora manca, così come manca uno studio univoco ed ufficiale sull’impatto della malattia. A seconda dello studio e della popolazione esaminata, la percentuale di coloro che sviluppano sintomi a lungo termine dopo l'infezione da SARS-CoV-2 varia tra il 4% e oltre il 50%. Uno studio di Zurigo ha mostrato che circa un quarto dei pazienti non ha recuperato completamente sei mesi dopo l'infezione, di cui circa il 10% ancora gravemente compromesso nella propria vita quotidiana.

È chiaro che maggiore è il numero di persone colpite, più evidenti sono gli effetti a tutti i livelli della società: le persone affette sono assenti dalle famiglie, dalle associazioni e dal posto di lavoro.