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Rivendicazioni degli infermieri militari: una battaglia per l'equità professionale

Maria Luisa Astadi
Maria Luisa Asta
Pubblicato il: 03/04/2024

AttualitàCronache sanitarie

Negli ultimi giorni, si è acceso un dibattito intenso sulla disparità di trattamento tra il personale infermieristico del Sistema Sanitario Nazionale (SSN) e quello del Sistema Sanitario Militare (SSM). La dottoressa Barbara Mangiacavalli ha portato alla luce questa problematica durante l'ultimo congresso nazionale di ottobre, evidenziando una lacuna legislativa che genera significative differenze di inquadramento e trattamento.

In risposta, 264 infermieri militari, appartenenti all'Esercito, alla Marina, all'Aeronautica e ai Carabinieri, hanno avanzato un ricorso ai TAR competenti, sostenendo la necessità di un riconoscimento equo della loro professionalità. Questo gruppo di professionisti sottolinea come l'evoluzione legislativa degli ultimi decenni abbia profondamente trasformato la figura dell'infermiere in Italia, elevandola a professionista dotato di piena autonomia e responsabilità nell'assistenza infermieristica.

Nonostante tali avanzamenti, gli infermieri militari si trovano ad affrontare condizioni discriminatorie rispetto ai colleghi del settore civile, principalmente riguardo l'inquadramento categoriale e la remunerazione. Attualmente, mentre gli infermieri civili rientrano nell'area dei professionisti della salute di Categoria D, i loro omologhi militari, essendo sottufficiali, sono classificati in Categoria C. Tale differenza si riflette in un trattamento economico inferiore, non giustificabile alla luce delle responsabilità condivise all'interno del SSN.

La situazione degli infermieri militari italiani si discosta notevolmente anche dal contesto internazionale: nei Paesi NATO, dove la professione infermieristica è riconosciuta a livello universitario, questi professionisti sono generalmente inquadrati nella categoria degli Ufficiali. Inoltre, a differenza dei medici e degli odontoiatri, agli infermieri militari non è concessa la possibilità di esercitare liberamente la professione al di fuori del vincolo di esclusività del pubblico impiego, una restrizione che la Corte Costituzionale ha recentemente rimosso per gli psicologi militari, riconoscendo l'irragionevolezza di tale disparità.

La legge del 5 agosto 2022, n. 119, potrebbe rappresentare una soluzione legislativa per abolire queste disparità e restituire dignità agli infermieri militari, attraverso la revisione dello strumento militare nazionale e l'integrazione di tutte le professioni sanitarie nel Corpo Sanitario Militare. Tra le proposte, vi è quella di rivedere l'organizzazione del Servizio sanitario militare secondo criteri interforze e di specializzazione, garantendo un inquadramento economico equo e la possibilità di esercitare liberamente la professione.