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Nursind Toscana: Richiesta abolizione dell'art. 49 del Codice Deontologico 2009

La Redazionedi
La Redazione
Pubblicato il: 27/04/2016

Articolo 49 e DemansionamentoToscana

Carissimi Presidenti,

l’organizzazione sindacale NurSind, come da art.2 del proprio Statuto, si prefigge la tutela del decoro e degli interessi morali, economici e giuridici di tutti gli esercenti le Professioni Infermieristiche, in virtù di quanto sopra riportato, si ritiene opportuno rivolgere alle SSVV, la richiesta di disapplicare l’art. 49 del Codice Deontologico a tutt’oggi vigente. Premettendo che, anche se ben consapevoli del valore normativo del Codice Deontologico, corre obbligo alla scrivente O.S. di manifestare la propria analisi critica a riguardo.

L'art. 49 è diventato palesemente, nel corso dei suoi anni di applicazione, lo scudo della Dirigenza. Di tutta la dirigenza: sia essa infermieristica, sia essa aziendale. Ma tale scudo, in verità, sta inginocchiando la professione infermieristica, denaturandola della sua viva espressione secondo profilo professionale. Ugualmente al Codice Deontologico, il Profilo Professionale ha un valore normativo, eppure la sua non applicazione non fa rumore. Ci permettiamo di sottolineare ciò che come professionisti dell’assistenza, tutti noi ben conosciamo e cioè, che la sicurezza e la qualità dell'assistenza infermieristica sono strettamente correlate a due fattori: il tempo di assistenza dedicato ai malati; la visione olistica del malato. Quando uno dei due fattori, o entrambi, vengono intaccati, si determina una frammentazione dell'assistenza a discapito della centralità e della sicurezza del paziente, cioè a discapito di Colui che è il fulcro dell’assistenza.. Purtroppo ad oggi, dopo attenta analisi delle continue segnalazioni che ci vengono rivolte dai colleghi, siamo qui a segnalare, a nostra volta, che questo accade quotidianamente nello svolgimento della nostra professione ed è una situazione che si è venuta a creare anche “grazie” all’applicazione dell'art. 49 ed alla strumentalizzazione che ne viene fatta. Gli infermieri della Toscana, tutti i giorni, quotidianamente, sempre, sono costretti per "esigenze di servizio", per "carenza di personale", per "crisi economica", a svolgere prestazioni improprie a sfavore del mandato professionale. Cosa vuol dire questo e cosa comporta? Oggi, nelle università italiane si insegna l'utilizzo delle diagnosi infermieristiche, si discute circa l’appropriato uso e compilazione della cartella clinica integrata, si preparano ed interrogano gli studenti sul processo di assistenza infermieristica. Si sviluppano piani assistenziali con obiettivi di salute. Al traguardo della laurea, gli infermieri nel nostro contesto di riferimento, si ritrovano a “trasportare” i pazienti in radiologia per effettuare esami radiologici programmati. Nello svolgimento quotidiano del proprio lavoro e professione, gli infermieri non lavorano per obiettivi ma per compiti, il modello organizzativo è di tipo funzionale. Gli infermieri all’occorrenza puliscono i comodini e i materassi ed anche i pavimenti. Naturalmente, dovendo l’infermiere rispondere a singole attività, si determina un indebolimento della progettualità dell’assistenza infermieristica, un allontanamento dagli obiettivi di salute del malato. Questo perché non c'è personale di supporto. Questo perché non ci sono politiche coordinate di management proattivo. Questo perché anche il codice deontologico vuole l'infermiere tutto-fare, benché si sia nel 2016!!! “Le carenze e i disservizi che possono eccezionalmente verificarsi ”contemplati” nel codice deontologico, sono oggi disservizi e carenze sistematiche, che non trovano soluzione, se non quella di demansionare e de-professionalizzare l’infermiere. Negli ultimi anni si è creato, gradualmente, un paradosso: l'infermiere laureato non riesce a svolgere pienamente quanto previsto dal Profilo Professionale perché, il contesto lavorativo, impone al professionista infermiere, di svolgere anche mansioni inferiori, scarsamente edificanti professionalmente parlando, in parole povere “compiti e mansioni” non caratterizzanti. Purtroppo, perfino i giudici si rifanno all'art. 49 del codice deontologico. Le recenti sentenze, una della corte d’appello di Roma e l’altra del tribunale di Frosinone, sono state un duro colpo, un vero momento di frustrazione, incomprensione socio-culturale, incomprensione giuridica e normativa. D'altronde cosa ci si può aspettare se il dimensionamento è concepito e concesso dal codice deontologico stesso? Cosa ci aspettiamo, se la de-professionalizzazione è contemplata e ritenuta, nostra attività professionale principale? Non a caso il governo propone un rinnovo contrattuale di 5 euro per il pubblico impiego e quindi per gli infermieri. Un rinnovo che, per una professione intellettuale non dovrebbe essere nemmeno proferito. Eppure è questo. Quanto può essere difficile per il Nostro Collegio capire il danno che ha determinato e che si continuerà a determinare alla Professione il mantenere in vigore l’art.49? Vi è forse un solo ragionevole motivo per cui dobbiamo mantenere in essere l'art. 49? Questo coordinamento crede che sia giunto il momento di abolire l'art. 49 e prendere atto che non si può continuare a difendere ciò che non è più difendibile, perché deleterio ad un’intera professione! Crediamo fermamente che il mandato professionale presente nella Legge 42 del 1999, nella Legge 251 del 2000, nella Legge 43 del 2006, non può essere dimenticato da coloro che per primi lo rappresentano. Non basta diffondere le leggi sanitarie nelle università, abbiamo bisogno anche di un pensiero forte che implementi il vero cambiamento sociale e culturale e che cominci dall’interno della nostra professione.. Se oggi, nel nostro contesto socio-economico l’art. 49 è divenuto un disvalore, esso va disapplicato. Per tutte queste ragioni, oggi gli Infermieri della Toscana chiedono a gran voce la disapplicazione dell’art. 49 del Codice Deontologico.

Si porgono distinti Saluti

rich_abolizione_art49.pdf