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Infermieri aggressioni. Ecco come reagire alla violenza. Il Progetto “Araba Fenice”

Maria Luisa Astadi
Maria Luisa Asta
Pubblicato il: 16/04/2018 vai ai commenti

Studi e analisi

Gli ospedali si sono trasformati in ring e, medici ed infermieri sono bersagli mobili di pazienti e dei loro familiari che diventano aggressori.

Ed allora che fare? Forse scendere sul ring ed imparare a difenderci, o meglio a disinnescare l’aggressore.

Sette le aggressioni nell’ultima settimana a Palermo, una escalation di violenza senza precedenti.

Nella sanità dei tagli, svuotata di mezzi e personale, con i reparti di emergenza al collasso, senza una rete territoriale efficiente, la rabbia e la frustrazione dei cittadini esplode contro quelli che sono i primi interlocutori: gli operatori sanitari.

Uno Studio condotto dal NurSind aveva già evidenziato la crescita del fenomeno, con una percentuale spaventosa che evidenzia nel solo 2017, una crescita esponenziale delle aggressioni del 96% rispetto al 2016.

(In forte aumento le aggressioni ai sanitari: il rapporto conclusivo del Centro Studi NurSind)

Un ulteriore ricerca condotta  dal team di “Araba Fenice”, presentata al primo Congresso Fnopi, ha ottenuto risultati sovrapponibili.

Lo studio osservazionale descrittivo è stato condotto sugli operatori sanitari della Regione Liguria, su un campione di 167 infermieri appartenenti a  diverse aree, tra cui l’area di emergenza-urgenza, ai quali è stato somministrato un questionario in merito al fenomeno delle aggressioni.

Il 79% del campione ha dichiarato di aver assistito almeno ad un episodio di violenza nel corso della propria carriera professionale.

Nel 46% l’aggressione è verbale e nell’11% è fisica.

I luoghi dove maggiormente si verificano episodi violenti sono le sale di attesa del Pronto soccorso e negli ambulatori.

Il 75% dichiara di non avere in azienda una scheda di segnalazione dell’evento.

Descritto il fenomeno, quali sono le soluzioni atte a porvi rimedio?

Il sistema è complesso e richiede un approccio multidisciplinare, a partire da una politica che non operi tagli spropositati e scellerati alla sanità.

Progetto fenice, propone come strumento utile la formazione del personale sanitario: un corso di difesa personale.

Un corso di formazione atto a riconoscere e prevenire i comportamenti aggressivi.

Il Progetto Araba Fenice, si avvale del team della KMP, costituito da istruttori, collaboratori in campo sportivo, educativo, psicologico e giuridico, in modo da fornire tutti gli strumenti adeguati al tipo di violenza subita.

Ideatore e Responsabile del progetto, che mira a prevenire atti di violenza attraverso la conoscenza di tecniche e comportamenti atti ad allontanare da sé azioni aggressive e ridurre o arginare potenziali situazioni a rischio, è Davide Carosa, infermiere dell’Asl 2 Savonese, affiancato dalla Dottoressa Michela Barisone infermiera dell’Asl 2 Savonese e responsabile dello studio e della raccolta dati, dall’Avvocato Eva Rocca, dalla Psicologa -psicoterapeuta Monica Ricci e dall’Istruttrice Barbara D’Alessandro, mental coach.

Naturalmente il corso di formazione non è un addestramento alla lotta, ma uno strumento atto a disinnescare comportamenti aggressivi e un valido aiuto per chi ha subito violenza e si ritrova come spesso accade in un evento post traumatico a dover gestire ansia e paura.