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Utilizzati criteri ad personam per le mobilità? Il racconto di un Infermiere escluso

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La Redazione
Pubblicato il: 27/05/2020

AttualitàNurSind dal territorioToscana

Gentile Redazione,

vorrei raccontare la mia esperienza riguardo a un bando di mobilitaÌ€ dell’Azienda Usl Toscana Sud Est, che mi ha lasciato alcune perplessitaÌ€ sul reale riconoscimento delle cosiddette “competenze avanzate”.

Ho partecipato alla mobilitaÌ€ perché nel bando c’era la concreta possibilitaÌ€ di essere assegnato al servizio 118.

Le modalitaÌ€ di svolgimento prevedevano una valutazione dei titoli (esperienza lavorativa nel Servizio sanitario pubblico, corsi professionalizzanti, master, ecc.) e lo svolgimento di un colloquio “motivazionale”. Cosa significhi l’accezione “motivazionale” non l’ho capito, ma di certo non penso che il suo significato sia equivalente al sostenere un vero e proprio esame orale, in cui il candidato deve rispondere a una domanda (estratta a sorte) su un qualsiasi argomento dello scibile infermieristico. In una mobilitaÌ€ si dovrebbero valutare altre caratteristiche legate all’esperienza professionale e non giudicare dei professionisti sanitari su come rispondono a una domanda sull’assistenza infermieristica. Infatti non viene valutata la reale motivazione che spinge al cambiamento, bensiÌ€ si giudica e si valuta solo in base alle risposte date in quella che eÌ€ una mera interrogazione.

Tutto il resto eÌ€ secondario e pure irrilevante. Comunque, credendo di possedere i requisiti necessari per ottenere l’idoneitaÌ€ al 118, ho presentato domanda di partecipazione, ho fatto la prova orale (ovvero il famoso colloquio motivazionale) e ho atteso la pubblicazione della graduatoria. Quest’ultima eÌ€ stata un’autentica doccia fredda, perché su 420 candidati solo 11 sono risultati idonei al 118. E siÌ€ che chiedevano la disponibilitaÌ€ per il servizio di emergenza, come mai alla fine eÌ€ risultato un numero cosiÌ€ esiguo?

Sarà stato per la sopravvenuta emergenza Coronavirus? Il fatto che lavorando da sei anni al DEAS di Careggi, aver conseguito un Master di primo livello in Infermieristica di emergenza urgenza, possedere il corso Triage, ALS, PHTC avanzato, BLSD (tutti certificati IRC) e non essere ritenuto idoneo per il servizio 118, se permettete, mi ha lasciato esterrefatto.

Allora ho pensato: ma non avranno sbagliato? PercioÌ€ ho chiesto, mediante l’accesso agli atti, di conoscere i requisiti necessari per ottenere l’idoneitaÌ€ al servizio di emergenza territoriale. La risposta eÌ€ stata “....lei non ha i requisiti per essere idoneo al 118.....” perché la Commissione aveva stabilito che solo chi avesse lavorato al 118 per almeno sei mesi negli ultimi tre anni poteva ottenere l’idoneitaÌ€. E perché, in sede di colloquio, i commissari chiedevano a tutti la disponibilitaÌ€ per suddetto servizio?

Potevano dirlo subito che per ambire a lavorare in quell’ambito dovevi giaÌ€ lavorarci. Oppure potevano scriverlo chiaramente nel bando, avrei evitato di fare domanda e mi sarei risparmiato 300 km tra andata e ritorno per andare a Grosseto per sostenere il colloquio.

Andreotti diceva “a pensar male si fa peccato, ma ogni tanto si indovina”, questi criteri esclusivi sono palesemente ad personam. Lavoro nel settore dell’emergenza urgenza e contemporaneamente vengo giudicato non idoneo per tale ambito, seppure in un setting diverso, cosa eÌ€ se non un paradosso? Personalmente sono profondamente deluso, perché l’impegno che un professionista mette per migliorarsi, per crescere professionalmente di fatto sono solo un fuoco fatuo di fronte alla dura realtaÌ€ dei fatti.