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Piemonte, più personale ma meno infermieri: in sei anni persi almeno 500 professionisti

Giuseppe Provinzanodi
Giuseppe Provinzano
Pubblicato il: 12/07/2025

NurSind dal territorioPiemonte

Il NurSind: “Dopo il Covid si è smantellato tutto. Servizi in aumento, ma meno infermieri: così salta tutto il sistema”

Nonostante l’aumento complessivo del personale dipendente del Servizio Sanitario Regionale piemontese, gli infermieri continuano a diminuire. È quanto denuncia NurSind Piemonte, il sindacato delle professioni infermieristiche, che confronta i numeri attuali con quelli del passato e accende i riflettori su una crisi strutturale sempre più evidente.

Nel 2024, secondo i dati forniti da NurSind, il personale del SSR ha superato le 58.000 unità, in crescita rispetto alle circa 55.500 del 2019. Ma la crescita non riguarda gli infermieri. Al contrario, si è passati dai 22.119 del 2019 agli attuali 21.600, un numero che include anche i circa 400 assunti grazie al piano straordinario partito nel luglio 2023. Il saldo effettivo è quindi negativo: 500 infermieri in meno in cinque anni.

"Siamo l’unica Regione dove gli infermieri diminuiscono invece che aumentare"commenta Francesco Coppolella, segretario regionale di NurSind Piemonte.
"Nel 2020 eravamo gli eroi, oggi siamo tornati ad essere carne da macello. Si è smantellato tutto e nessuno si prende la responsabilità."

La percentuale che crolla: dal 40% al 36%

Il dato più allarmante riguarda il peso degli infermieri rispetto al totale del personale sanitario: si è passati dal 40% al 36%. Un calo che non può essere spiegato solo con la difficoltà nel reperire nuove figure professionali, ma che secondo NurSind è il frutto di una programmazione errata e della mancanza di investimenti strutturali.

"Chiediamo da un anno alla Regione un focus e risorse dedicate, ma nulla si muove", scrive il sindacato in una nota.
"Se non si garantisce l’assistenza, la presa in carico e la continuità assistenziale, nessun piano potrà funzionare davvero."

Un esercito che invecchia

La situazione si complica con l’aumento dell’età media degli operatori. Nel 2019 gli infermieri over 60 rappresentavano il 12% del totale; oggi sfiorano il 20%, con molti prossimi alla pensione. Un dato che rischia di far collassare il sistema, proprio mentre si attivano nuovi servizi sul territorio: Case della Comunità, Ospedali di Comunità, assistenza domiciliare potenziata, tutti progetti che richiederanno migliaia di nuovi infermieri.

Ma, denuncia NurSind, le assunzioni previste per questi servizi sono state finanziate, ma non ancora realizzate.

La fuga da Torino verso Sud, Veneto e Friuli

Non si tratta solo di carenze. Il Piemonte perde infermieri già formati. Sempre più professionisti scelgono di trasferirsi al Sud, attratti dal costo della vita più basso, o verso regioni del Nord-Est come Veneto e Friuli Venezia Giulia, che stanno investendo risorse importanti per trattenere e attrarre personale:

  • Veneto: 9 milioni per sostenere economicamente gli studi universitari in infermieristica

  • Friuli Venezia Giulia: 18 milioni per triplicare le indennità degli operatori

A ciò si aggiungono politiche attive di welfare, age management, mobilità intra-aziendale, che rendono il lavoro infermieristico più sostenibile. Un modello che, secondo NurSind, in Piemonte è ancora lontano dall’essere attuato.

Infermieri impiegati per compiti d’ufficio

La situazione è aggravata dalla gestione interna delle aziende sanitarie: con la carenza di personale, gli infermieri vengono spesso distolti dall’assistenza diretta per essere assegnati a mansioni tecnico-amministrative, con ulteriore impoverimento della qualità del servizio e aumento del carico per chi resta in corsia.

Coppolella: “A Torino ancora 1.000 ore di straordinario al giorno”

“Nelle aziende c’è ancora chi lavora con un rapporto di un infermiere ogni 20 pazienti e chi è costretto a fare fino a 12 ore di straordinario per coprire i turni. Solo a Torino contiamo ancora oltre 1.000 ore di straordinario al giorno”, denuncia Coppolella.
“Se non si pone rimedio, il rischio è che nessun servizio nuovo possa essere attivato: mancano le basi.”

L’appello finale

Il NurSind Piemonte lancia un appello alle istituzioni regionali: “Serve una strategia, servono investimenti, serve un cambio di rotta”. L’assistenza non può reggersi sullo spirito di sacrificio di pochi, e senza infermieri non c’è futuro per nessuna riforma del sistema sanitario pubblico.