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I 6 rischi collegati alla terapia endovenosa nel paziente ospedalizzato. Cosa raccomandano le linee guida?

Maria Luisa Astadi
Maria Luisa Asta
Pubblicato il: 10/08/2020 vai ai commenti

NursingProfessione e lavoro

Il posizionamento di un catetere venoso periferico (CVP) è una delle procedure più comuni nella pratica clinica.

All’80% dei pazienti che varcano la soglia di un ospedale, viene posizionato un Catetere venoso periferico che serva come accesso di emergenza o per la somministrazione di terapie.

Pur essendo una procedura necessaria nella pratica clinica, ad essa sono associati dei rischi. La Food and Drug Administration (FDA) degli Stati Uniti riconosce 250 tipi di complicanze legate alla terapia infusionale.

I rischi più importanti che evidenzia sono: infezione, occlusione, trombosi, flebite, stravaso, spostamento accidentale, punture multiple al paziente e puntura accidentale da parte del professionista.

 

Tipi di trattamento

I farmaci più somministrati ai pazienti ospedalizzati hanno un ampio indice terapeutico e sono ben tollerati.

Tra le infusioni somministrate in ospedale troviamo:

  • L'idratazione.
  • Farmaci (antibiotici, antidolorifici ...).
  • Derivati dal sangue.
  • Prodotti a contrasto per imaging diagnostico.
  • Nutrizione parenterale.

Cannula corta

Al paziente ricoverato, comunemente viene posizionata una cannula endovenosa corta.

La lunghezza e lo spessore del dispositivo saranno selezionati in base all'uso per il quale è previsto o all'età del paziente: pediatrico, adulto o geriatrico.

Per poter prelevare campioni di sangue e somministrare più soluzioni, alla cannula viene collegato un rubinetto a tre vie, una prolunga o una rampa.

Pur essendo una delle pratiche più comuni, non è priva di rischi e sempre più studi e guide sconsigliano l'uso di rampe o rubinetti a tre vie.

 

Rischi legati all’uso di rampe e rubinetti a tre vie

Esistono diversi rischi che hanno portato diversi studi e società scientifiche a raccomandare la sostituzione di questi dispositivi con sistemi più sicuri.

Tra le complicazioni legate ai rubinetti o alle rampe troviamo:

Rischio di infezione: le rampe o i rubinetti a tre vie sono sistemi aperti che richiedono manipolazioni multiple ed il loro uso aumenta le possibilità di disconnessioni accidentali. Questo, insieme a un design che rende impossibile disinfettare il luer e l'ampio spazio morto che questi dispositivi presentano, rende i rubinetti una porta per i batteri.

Perdita ematica: Il rubinetto a tre vie è un dispositivo aperto che richiede molteplici manipolazioni da parte dell'infermiere, il che è correlato a un aumentato rischio di disconnessione accidentale e perdita ematica.

Rischio di ostruzione: Il ritorno di sangue sul rubinetto ne causa l'ostruzione rendendo impossibile l'infusione o l'estrazione.

I rubinetti e le rampe hanno un grande volume morto, rendendo difficile all’infermiere conoscere la quantità di farmaco somministrato al paziente.

Interazione tra farmaci. L'ampio spazio comune che presentano questi dispositivi aumenta il rischio di reazioni avverse a causa dell'incompatibilità tra i farmaci somministrati contemporaneamente.

Reflusso del farmaco nel deflussore. Poiché non abbiamo valvole di non ritorno, possiamo osservare come parte del farmaco ritornare indietro nel deflussore collegato al farmaco da infondere.

Uno dei motivi per cui le rampe continuano ad essere le più utilizzate per infondere soluzioni multiple è il basso prezzo di acquisto rispetto ad altri dispositivi. Tuttavia, numerosi studi hanno dimostrato che la prevenzione delle infezioni nosocomiali offre non solo un beneficio clinico, ma anche economico. Pertanto, quando si valuta il costo di qualsiasi dispositivo, è necessario prendere in considerazione più fattori oltre al prezzo di vendita. Questi possono rappresentare una spesa extra a lungo termine: maggiore tempo di ospedalizzazione, complicanze derivate dall'uso di questi dispositivi che portano a una maggiore necessità di cure, ecc.

Cosa dicono linee guida?

Le linee guida della Commissione per l'igiene ospedaliera e la prevenzione delle infezioni (KRINKO) raccomanda che il dispositivo di somministrazione endovenosa deve avere determinate caratteristiche per garantire una maggiore sicurezza per il paziente:

Utilizzo di prolunghe a tre vie per evitare la flebite meccanica e non danneggiare il paziente con la manipolazione diretta di cateteri corti:

  • Presenza di valvola di connessione senza ago, sicura e lavabile all'estremità Luer-Lock.
  • La possibilità di differenziare le linee per mezzo di morsetti colorati.
  • Ridurre il rischio di miscelare i farmaci da infondere. Lo spazio comune è ridotto che esiste e questo minimizza il rischio di interazione tra alcune soluzioni e altre.
  • Migliore gestione dell'infusione. Un volume morto minore ed il mancato reflusso, consentono al professionista di conoscere il volume preciso del farmaco infuso.
  • Minor rischio di flebite. L'estensione di sicurezza di cui sono dotati consente di non esercitare forza di trazione sulla cannula.
  • Minore incidenza di infezioni e perdite di ematiche. Il suo tappo di sicurezza facilita la disinfezione e garantisce una corretta disconnessione.
  • Ridurre i costi a lungo termine. La diminuzione del tempo impiegato nella manipolazione del dispositivo e la riduzione del rischio di complicanze associate che possono allungare la permanenza in ospedale, questo si traduce in una diminuzione dei costi nel lungo periodo.

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