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La prescrizione infermieristica in Europa. Dove è possibile e cosa prescrivono gli infermieri

Vincenzo Rauccidi
Vincenzo Raucci
Pubblicato il: 02/09/2021 vai ai commenti

NursingProfessione e lavoro

Da qualche tempo, nei Paesi europei, sull’onda di esperienze più antiche, come quelle degli Stati Uniti e del Canada, si sta provvedendo ad autorizzare anche gli infermieri all’esercizio prescrittivo di alcuni farmaci.

Paesi come il Regno Unito e la Svezia hanno fatto da apripista già negli anni Novanta, seguiti poi, nei primi anni di questo secolo, da Norvegia, Irlanda e Danimarca e poi, via via, da altri Paesi come Finlandia, Olanda, Cipro, Spagna, Polonia, Estonia, Francia e, da ultimo, nel 2017, dal Cantone svizzero di Vaud.

Tra le motivazioni che hanno avviato tali, importanti riforme, possiamo elencarne almeno quattro:

  • Carenza di medici
  • Aumento delle cronicità
  • Implementazione del lavoro multiprofessionale
  • Maggior offerta formativa universitaria per gli infermieri

La normativa cambia da Paese a Paese e i requisiti formativi e prescrittivi sono diversi tra loro.

Solo in tre dei tredici Paesi gli infermieri hanno pieni poteri prescrittivi all’interno della loro specialità: l’Irlanda (infermieri che prescrivono), i Paesi Bassi (infermieri specializzati) e il Regno Unito (infermieri prescrittivi indipendenti).

In Norvegia, in Polonia e in Svezia, gli infermieri sono autorizzati a prescrivere inizialmente determinati farmaci da un set limitato di medicinali e devono aver seguito un corso di specializzazione. Solitamente tali corsi, Master universitari o corsi integrativi più brevi, sono previsti più o meno in tutti i Paesi interessati dalle riforme in oggetto.

In Norvegia, ad esempio, è richiesto un Master di 60 CFU per diventare infermiere di sanità pubblica; questi colleghi lavorano spesso in strutture per minori o consultori dove è data loro la possibilità di prescrivere, ad esempio, contraccettivi.

A Cipro sono previsti Master con specializzazioni in Salute Mentale, in Ostetricia o in Oncologia dove agli infermieri viene data la possibilità di prescrivere farmaci in base alla specialità.

In Estonia, dopo un percorso formativo della durata di 120 ore, si può lavorare come infermiere di famiglia e prescrivere farmaci per il diabete, l’ipertensione, la cistite acuta o anche i contraccettivi, ma solo dopo una prima visita e prescrizione del medico di famiglia.

In Finlandia, l’infermiere prescrittore, opportunamente formato, può prescrivere alcuni farmaci in completa autonomia (per influenza, epatite, varicella, faringite, anestetici locali, contraccettivi) e altri solo dopo prima visita e prescrizione medica (per asma, diabete, ipertensione, dislipidemia).

Una situazione così variegata, all’interno del continente europeo, non facilita la mobilità professionale degli infermieri, visto che da un paese all’altro si possono incontrare realtà molto diverse tra loro.

Quella che emerge è una chiara “svogliatezza politica” verso iniziative che tendano ad uniformare sia i percorsi formativi che le norme che regolamentano l’esercizio della professione nei vari Paesi.

Anche per questo credo sia opportuno dare una rilettura ai sette capitoli sulle fragilità degli infermieri (cercate “il tallone degli infermieri” nell’apposita riga di ricerca) e fare tutti una seria riflessione su ciò che possiamo o non possiamo fare, su ciò che dobbiamo o non dobbiamo fare.

Buona lettura.