Lodi. Si dimette da infermiera per lavorare come segretaria: la storia
Una recente ricerca ha evidenziato come il 34,4% degli infermieri prevede di lasciare l’ospedale ad un anno dell’assunzione. Migliaia di medici ed infermieri, hanno deciso di appendere la divisa al chiodo e migrare verso un lavoro più soddisfacente, con tempi di vita più umani e con un carico di stress minore.
Una vera e propria fuga, dai turni massacranti, dalle retribuzioni inadeguate, iniziata prima dell’avvento del Covid, ed esacerbata da quest’ultimo.
Uno studio che ha coinvolto sette Paesi Europei, ha dimostrato che in Italia, Francia e Germania, ci sono i più alti livelli di intenzione di lasciare la professione infermieristica.
Sabrina Iacchetti, 55 anni e 36 di servizio, rientra tra la casistica, il 27 gennaio di quest’ anno ha deciso di lasciare il suo lavoro di infermiera per occuparsi della gestione amministrativa dell’azienda di fotovoltaico di proprietà dei fratelli.
Lo ha raccontato sulle pagine di Milano Corriere: “Perché mi sono dimessa? Perché non ce la facevo più. I mesi più duri del Covid sono stati terribili. Da febbraio 2020, tra turni impossibili e ritmi infernali, ho gestito il primo reparto di sub intensiva in Europa, curando pazienti che per complessità sono inferiori solo alla rianimazione. Non è stato facile”.
Continua Iacchetti, alla quale è stata diagnosticata la Pandemic fatigue, una stanchezza insidiosa che porta giorno dopo giorno alla perdita della fiducia, della speranza e alla rabbia : “A cinque anni dalla pensione ho dovuto cambiare vita per poter andare avanti. Ho deciso di prendermi una pausa, in questo momento sono nauseata dalla sanità e di come è cambiata — dice —. L’infermiere è sottopagato e stressato. Non è facile andare avanti e capisco anche i tanti colleghi che hanno deciso di lasciare. Per me non è stato facile dopo 36 anni di lavoro cambiare vita”.