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Fino a ieri quelli della pausa caffè, oggi nostro malgrado Eroi. La lettera di Alice, infermiera, al Presidente Conte

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La Redazione
Pubblicato il: 28/04/2020 vai ai commenti

Coronavirus

di Alice Passarini, infermiera

 

Egregio Presidente buonasera,

mi presento sono Alice, un’infermiera di 33 anni che lavora presso la Rianimazione dell’Ospedale Spallanzani di Roma.

Sono stata precaria per tanti anni, lavorando in cooperativa, sfruttata, sottopagata, dequalificata..ho sempre però svolto il mio lavoro nel migliore dei modi possibili, con passione e amore che nessun contratto potrà mai togliermi. Finalmente il 17 Aprile di quest’anno è arrivato il tanto atteso indeterminato nell’Azienda sopra citata.
Sono qui oggi per volerLe far conoscere quello che vive un operatore sanitario nei suoi turni di lavoro perché sa Egregio Presidente senza presunzione alcuna, nessuno lo può immaginare se non lo vive. L’appellativo che ora va di moda (Eroe) non mi rappresenta. Semplicemente per il fatto che svolgo la mia attività lavorativa come tutti. Senza particolari poteri o magie.
Lavoro su turni quindi mattina, pomeriggio e notte.
In queste ore di lavoro vengo a contatto non solo con le patologie che il malato presenta alcune delle quali altamente contagiose e pericolose, vengo a contatto sopratutto con la sofferenza, con il dolore, con la paura della morte, in questo particolare momento siamo gli unici occhi che queste persone vedono gli unici occhi che forse vedranno per l’ultima volta, fino a che quel monitor dall’onda piatta non ci dirà che non c’è più niente da fare, che tutto quello che abbiamo fatto non è bastato! Esco dalle stanze sconfitta, arrabbiata, con la fame d’aria per avere respirato per ore dentro una mascherina e con gli occhiali protettivi totalmente appannati da non vedere intorno.

Piango, si piango, perché quando non c’è più niente da fare le uniche mani che possono toccare questi corpi massacrati e sfiancati dalla malattia sono le mani degli operatori sanitari, non di familiari, amici o conoscenti. Sono le mani di noi sconosciuti che prima magari massaggiavano, aspiravano secrezioni, eseguivano le cure igieniche e un istante dopo stringono e accarezzano quei corpi soli e abbandonati che non hanno nemmeno potuto salutare mogli, mariti, figli, nipoti. E quindi sa Egregio Presidente che i 100€(50, 70, 80, 90 perché a quanto pare le somme sono varie) che “abbiamo” trovato in questa busta paga sotto la voce PREMIO COVID non sono un premio. Non abbiamo bisogno di regali..
Io personalmente ho scelto di fare questo lavoro con la consapevolezza di tutto ciò che può comportare, gioie ma sopratutto dolori.
Quei 100(?)€ non bastano a far sopportare al mio cuore tutta questa sofferenza, non bastano per stare ore in quelle tute protettive senza poter bere, mangiare e fare pipì, non bastano a consolare i pianti di mia figlia quando mi vede andare via da casa per poi tornare distrutta e non aver la forza di poter giocare con lei.Non bastano per sopportare di negarle i miei baci, i miei abbracci e le mie coccole

Mia figlia ha quasi tre anni. Non sa quanto è difficile obbligarla a stare a casa, a non vedere gli amichetti a non portarla al parco e a non poter giocare con lei perché la mamma ha bisogno di riposare e non solo fisicamente. Sopratutto PSICOLOGICAMENTE!
Non bastano e sa perché? Perché la nostra professione non ha bisogno di “contentini”,perché sa questo è stato come quando ad un cagnolino dai il biscottino perché ti ha riportato la pallina che gli avevi tirato!

Sa Presidente che noi non siamo cagnolini da riporto. Noi abbiamo sputato sangue questi mesi, sacrificando le nostre vite e quelle dei nostri familiari. Abbiamo assistito con turni massacranti e sfiancanti, con queste persone abbiamo sofferto e combattuto con loro. E non lo abbiamo fatto per il biscottino, lo abbiamo fatto perché è il nostro DOVERE e il nostro dovere non c’è stato solo in questi 85 giorni ma SEMPRE. 365 giorni all’anno! Domeniche, Ferragosto, Natale, Pasqua e tutte le feste comandate. SEMPRE.

E ci siamo sempre stati solo che mentre eravamo silenziosamente impegnati a salvare vite da altre patologie(meningiti, tubercolosi, polmoniti da hiv, h1n1, influenze, e molte altre malattie) non eravamo EROI. Eravamo quelli della pausa caffè, quelli aggrediti verbalmente e fisicamente al pronto soccorso da parenti stanchi di aspettare, quelli con la “triennalina”, quelli che chissà cosa succede di notte nei reparti! Questo eravamo per l’opinione pubblica che invece adesso ci definisce eroi! E allora sono qui per chiederLe Presidente:
-senza volerla offendere tenga pure i 100€ che sono l’ennesima presa in giro visto che non sono poi 100 ma bisogna calcolarci sopra le ore i minuti i millesimi di secondo svolti in servizio, e ci REGALI IL RISPETTO CHE MERITIAMO mettendo mano ai nostri contratti! Non solo quando facciamo notizia ma SEMPRE! Non solo quando siamo indispensabili..anche se lo siamo sempre Egregio Presidente..e lo dico senza presunzione!

Con affetto,
Alice.

Ps: volevo complimentarmi con Lei per il lavoro svolto. Si è trovato a fronteggiare una situazione mai vista dal secondo dopoguerra e l’ha fatto secondo me nel migliore dei modi possibili. Anche se non le nego che ho PAURA per il 4 Maggio.